X Fragile - Il Filo di Arianna
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MICHELE 2 -PARTE SECONDA-

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Messaggio  Admin Mar Giu 15, 2010 1:54 pm

Il 29 gennaio la dott.ssa Imola e il prof. Cuomo rispondono a Pamela:

Gentilissima Pamela,
in questa e-mail che mi hai inviato si ravvisano dei rischi (ne parleremo anche domani) relativamente alla distinzione tra il gioco e lo studio. Per quanto riguarda le nostre modalità e lo stile di intervento che consigliamo (in particolare per bambini con x fragile, ma come caratteristica dello stile della didattica al di là dell'handicap) non facciamo una distinzione ne ci riferiamo a gioco e studio. Oltre a non determinare questa distinzione non li poniamo in contrapposizione in quanto questa tale contrapposizione non è altro che un pregiudizio e apre possibilità di conflitto in una dimensione di premio e punizioni. I nostri orientamenti sulla didattica quindi non parlano di studio e di gioco, ma parlano di "APPRENDIMENTO IN STATO DI BENESSERE".L'apprendimento in stato di benessere risponde a quel bisogno naturale che tutti noi abbiamo di sapere, di conoscere, di curiosare, di osservare, di comunicare, di ascoltare, ... Un bisogno, lo sottolineiamo, naturale di cui le persone ed i bambini in particolare non ne possono fare a meno. Tale bisogno naturale è stato, per motivi storici e pregiudiziali (che potrai ritrovare leggendo il testo "insegnante del futuro, futuro insegnante"), per così dire inquinato da una proposizione didattistica e punitiva dell'apprendere e dell'insegnare ed il sapere, il conoscere, il curiosare, l'osservare, il comunicare, l'ascoltare, ... sono diventati una sorta di dispetto che gli adulti, gli insegnanti fanno ai bambini, agli scolari, agli studenti. Il bisogno naturale è diventato una punizione e per tale motivo i bambini si ribellano, si oppongono, spesso "non ne vogliono sapere". I nostri orientamenti didattici ed educativi propongono l'apprendere e l'insegnare in stato di benessere e rimettendo in centro il, lo sottolineo ancora, bisogno di sapere dei bambini e delle persone, produce quella dimensione che noi denominiamo dell'emozione di conoscere. Nella tua e-mail tra il lavoro degli insegnanti, quello della madre e il tuo si è venuto a creare una confusione tra gioco e studio e lo studiare viene presentato come un gioco, lo studio come una sorta di sacrificio o una modalità che mimetizza nel giocare nasconde lo studiare. Il rischio è quello di creare una diffidenza da parte di Michele, che per essere sicuro di non sbagliare può portare a rifiutare il collaborare totalmente seguendo questo pensiero: "mi vogliono imbrogliare, mi propongono il giocare e invece mi fanno studiare....o devo studiare altrimenti non mi fanno giocare, ma quando sto giocando non sono sicuro se effettivamente sto giocando perchè faccio le stesse cose che faccio mentre studio....pertanto se rifiuto il tutto non mi possono imbrogliare". Naturalmente quanto abbiamo riportato del supposto pensiero di Michele è esplicitato in forma razionale in realtà Michele è probabile non faccia quel pensiero razionale da noi ipotizzato, ma sul piano emozionale viva e senta nelle proposte degli adulti una condizione di rischio di "fregatura". Se tale sospetto che porta alla sfiducia nell'altro sentito a livello emozionale da Michele si dovesse stabilizzare nella sua mente questo produrrebbe ostacoli nel nostro intervenire e nel suo apprendere.
Quello che noi consigliamo:
1. non separare il gioco dallo studiare
2. non parlare di giocare e studiare
3. determinare le condizioni di apprendimento e di insegnamento in stato di benessere.
Nell'incontro forse dovremo analizzare quali sono i toni, le richieste, le posture, le modalità i climi,... che in maniera istintiva i genitori, gli insegnanti, gli operatori, mettono in atto quando contraddistinguono lo studiare dal giocare, il lavorare dal riposare. Questi ultimi due termini, lavorare e riposare, sono ricorrenti in particolare e scuole e li abbiamo affrontati quando si parlava del "dopo due ore il bambino si stanca e lo dobbiamo portare fuori dalla classe". Queste due ore sono un po’ una soglia di tempo trasversale comune a tutti gli insegnanti di sostegno e agli operatori. Due ore che separano il lavorare dal riposare e noi abbiamo sottolineato scrivendolo che dopo le due ore (che si definiscono di lavoro) non è vero che il bambino si pone a dormire o in posizione di riposo, ma quello che cambia è la convinzione dell'insegnante e dell'operatore il quale sembra che dopo le due ore liberi il bambino dal giogo del sacrificio del conoscere. In realtà in tutti i casi analizzati dopo le fatidiche e maledette due ore i bambini sono pimpanti, con molta energia ed estremamente attivi. L'essere in pieno possesso di energie dopo le due ore maledette da parte dei bambini è frequenta che corrisponda ad un abitudine mentale di insegnanti ed operatori, che sono loro che dopo due ore si stancano e il
lasciar libero il bambino di fare ciò che gli pare (spesso fuori dalla classe) li porta al loro riposo in quanto questo viene da loro considerato come tale. Concludendo in realtà il bambino è sempre attivo, siamo noi che dobbiamo organizzare l'itinerario educativo-didattico senza il marchio della punizione, e se sappiamo progettare le nostra presenza con il bambino come una esplorazione del mondo, dell'esistere, del guardarsi intorno, del riflettere,... in stato di benessere, noi con lui produrremo e proveremo l'emozione di conoscere. Pertanto invito te ed invito a sollecitare la madre e gli insegnanti su quanto ti scriviamo. Inoltre essendo questa una problematica trasversale la rivolgiamo a tutti gli operatori, alle famiglie e agli insegnanti in modo da allargare la riflessione e i conseguenti riorientamenti dei modi di educare e di insegnate
Ciao
Alice Imola
Nicola Cuomo

La mamma di Michele manda il diario al prof. Cuomo e Alice Imola:

Gentilissimo Prof. Cuomo e Alice Imola,
vi riporto un riassunto di questi ultimi due mesi.
Resto in attesa di vostra risposta.

DIARIO DI MICHELE

In questi ultimi mesi ho visto in Michele una presa di coscienza nell’utilizzo del calendario settimanale,si è arricchito di fotografie delle principali attività della giornata,l’ora del pranzo..dei cartoni,del nuoto,del bagno,l’ora di quando c’è Pamela a casa,.della cena, e quella di andare a dormire,manca quella del catechismo che ancora non ho fatto
Abbiamo visto che dal suo totale disinteresse,piano piano,nota le varie foto e ne prende spunto per sapere quello che succede,soprattutto per quanto riguarda il bagno nella vasca e i cartoni
Per quanto riguarda la scuola sono stata io stessa a chiedere alle insegnanti di dare dei piccoli compiti per casa,visto che per le vacanze non ce ne sono stati riportando sul suo diario testuali parole..”trovo questo molto discontinuo nelle attività che Michele invece deve poter apprendere”
Ho creduto quindi che nelle attività della giornata,Michele avesse delle responsabilità anche nel fare i compiti,come tutti gli altri,il fatto poi che a lui non piaccia; è un dato di fatto che si scontra con il fatto che mamma diventa la maestrina!( tiratemi le orecchie…)
La seconda cosa che tengo a precisare,sono le storie che vengono disegnate colorate e commentate a scuola; ne riporto l’ultima inerente al carnevale partendo dal fatto che sul diario avevo riportato di aver comperato per Michele,un mantello una maschera,una spada dei coriandoli e delle stelle filanti; con questi elementi che già conosceva poteva essere sviluppata una storia.

Di seguito la storia

Un bambino si deve preparare per una festa di carnevale. Il bambino mette il mantello, il bambino si mette anche la maschera,prende in mano una spada,nell’altra mano le stelle filanti, il bambino ha preso anche i coriandoli,
il bambino è pronto per andare alla festa di carnevale!!
Dove sta la storia ho pensato?
Dov’ è la trama..?ma sto bambino un nome ce l’ha??
Sembra una storia noiosissima..povera, fredda…


Qualche giorno dopo..vedo scritto sul quaderno di matematica:

Fare una storia su questi tre elementi
1 sole,2 nuvole,3 gabbiani
Allora pensando ad un tono di favola; ho scritto la seguente storia:

In una bella giornata di sole,volavano tre gabbiani nel cielo azzurro .A un certo punto uno di loro disse “facciamo una gara a chi vola più veloce fino a quelle 2 nuvole laggiù?
Il sole sorridendo guardava la scena! “ se volete io do il via!”
I 3 gabbiani si misero sulla linea di partenza dell’arcobaleno!
“Pronti…attenti…via!!!” disse il sole, e i 3 gabbiani sfrecciarono come razzi verso le nuvole
”primo” disse il gabbiano Bianco!
“Secondo” disse il babbiano Blu!
“terzo” disse il gabbiano giallo!
E finita la gara,se ne volarono via liberi nel cielo azzurro!!!


È stata apprezzata,adesso ci lavoreranno sopra. Ho pensato che a fine anno scolastico sarebbe carino avere un raccoglitore di storie che leggeremo insieme anche durante l’estate!
È migliorato molto nel colorare ed è migliorata la presa la matita!
Michele adesso è in grado anche di fare delle piccole scelte,se restare a casa o uscire. È successo più volte, si arrabbia se le sue scelte non sono condivise..come sfruttare, per esempio, la scelta del mangiare e del vestirsi??
Benissimo le uscite con Pamela a fare la spesa nel fare la pizza come già vi ha inviato nelle sue relazioni.
Cordialmente.

Il prof. Cuomo e Alice Imola rispondono alla mamma di Michele:

Gentilissima signora Miglio,
in relazione a quanto lei ci scrive Michele non solo sta mantenendo la direzione verso il potenziare le sue competenze, ma effettivamente sta allargando la sua capacità di intervenire adeguatamente in diversi settori. Un processo che è in continua maturazione ed evoluzione: di questo dobbiamo esserne contenti. Per quanto riguarda la sua richiesta di compiti a casa, ha fatto molto bene a farlo ed è opportuno che Michele, come gli altri, abbia i suoi impegni di scuola a casa. Per quanto riguarda l'atteggiamento da "maestrina", il racconto che lei ha sviluppato è molto bello e sicuramente non è da "maestrina", ma è una storia che va ad implicare il bambino incontrando nel suo percorso narrativo oltre che il linguaggio, acquisizione numeriche, di colore, situazionali.... Al contrario l'elenco realizzato dalle insegnanti mi sembra molto povero e privo di un minimo di riflessione didattico-pedagogica (l'elenco della lavanderia). Pertanto se il fare la "maestrina" è inventare sempre più storie con sole, gabbiani ed arcobaleni Michele incontrerà una simpatica e allegra maestrina e apprenderà in tale atmosfera positiva. Per quanto riguarda la scelta nell'ambito del mangiare e del vestire provi a fare il gioco del menù "cosa mangiamo oggi?" disegnando, colorando, organizzando un simpatico menù molto più bello di quello di un ristorante. La stessa cosa potrà pensarla organizzando un book di "alta moda" dove Michele è fotografato con i diversi vestiti e possibilità che lui potrà scegliere: una scelta che andrà fatta preparando il tutto la sera prima. Colgo l'occasione per inviare cordiali saluti
Nicola Cuomo
Alice Imola

La mamma di Michele scrive al prof. Cuomo e Alice Imola:

Gentilissimo Professor Cuomo e Alice Imola,
oggi ho iniziato a fare il menù da presentare a Michele, ho ritagliato dai giornali più immagini,come hamburger,petto di pollo,bastoncini,tonno,mortadella ,salame,parmigiano,mozzarella,sottilette, raggruppandoli in categorie,non più di tre per foglio, ho scritto sotto la parola in grande dimensione,lasciando lo spazio all'interno da far colorare a Michele. oggi ne ha colorate alcune. ho messo di seguito i fogli,che ho un po’ decorato solo ai lati,con disegni semplici,che ricordano un po’,i vecchi menù di una volta,e li ho messi nelle buste plastificate trasparenti, ne risulta un raccoglitore,che amplieremo nel tempo,con dei primi piatti dei secondi e contorni, la frutta ecct… La copertina è intitolata..”Cosa mangiamo oggi. “; già da stasera ho detto a Michele cosa mangeremo,...
Vi terrò aggiornati !!!
Cordialmente

La mamma di Michele scrive al prof. Cuomo e Alice Imola:

Le mie riflessioni su questo ultimo periodo di Michele,nascono dal fatto che si è chiuso profondamente in se stesso,rifiutando qualsiasi proposta gli venga fatta ,le regole che ormai sembravano consolidarsi,le attività quotidiane.
Ricordo che l’anno scorso verso questo periodo,c’era stato un passo indietro ,sia a scuola che a casa,di fatto sembra che nei periodi che io chiamo bui,tutto ciò che viene appreso,di colpo si annulli,e ti domandi come affrontare al meglio la situazione.
La cosa che mi sorprende alla fine di tutto questo..è che poi invece,Michele dimostra di non aver dimenticato niente,e che è in grado di fare poi un altro piccolo passo avanti.
La mia riflessione è questa: “come affrontare al meglio questi periodi altalenanti,forse è stanco?, forse dopo l’inverno,che sembra non finire mai Michele incomincia a non sopportare più i soliti ritmi?
Voglio con voi..riflettere su questo,perchè penso sia importante valutare anche questi aspetti dell’X fragile e condividere anche le cose difficili dopo un periodo che ho considerato davvero buono,e dove Michele dimostra di avere tanta potenzialità.
Cordialmente.

Il prof. Cuomo e Alice Imola rispondono alla mamma di Michele:

Gentilissima signora Miglio,
come abbiamo sempre sottolineato il nostro intervento non è assolutamente quantitativo, ma qualitativo. E' possibile che intorno a Michele stiano aumentando le richieste e le aspettative sia da parte della famiglia che da parte dell'operatore. I bambini come Michele sentono intuitivamente ed empaticamente questo elevamento delle aspettative e può darsi che ciò gli riproponga la paura di deludere, di non essere all'altezza, di non rispondere alle aspettative. Pertanto assolutamente ridurre le richieste relative agli apprendimento sul piano della quantità e lavorare sul quanto acquisito e già in possesso del bambino. Una sorta di gioco del "ti ricordi?". In questa pista di lavoro del "ti ricordi?" produrre quegli itinerari evocativi di cui abbiamo sempre parlato sin dall'inizio della ricerca. Il "ti ricordi?" dovrebbe agganciarsi a quegli itinerari piacevoli combacianti e coincidenti ai successi del bambino. Un ricordarsi delle cose belle che sul piano didattico sono per noi anche gli insegnamenti scolastici, ma sul piano del vissuto del bambino devono essere quegli apprendimenti che devono far star bene sia lui che determinare le condizioni contestuali di serenità e felicità. Quanto sopra sottolinea le condizioni degli apprendimenti più scolastici e di contenuto i quali quindi vanno sospesi nella quantità e potenziati, tramite il gioco del "ti ricordi?" nella qualità evocativa e quindi nel "tornar sopra". A tale proposito è bene che sia la famiglia che l'operatore vada a ristudiare tutta la documentazione sia generale della ricerca che in specifico di Michele. Sottolineo il RISTUDIARE perchè quelli che lei chiama "momenti bui", spesso coincidono con i "momenti bui" di famiglia e operatori i quali dimenticano i protocolli di base in particolare quando i bambini stanno andando bene. La dimenticanza dei protocolli di base porta ad intervenire secondo orientamenti pre esistenti alla ricerca. Si vanno cioè a rimettere nel flusso dei modi di far apprendere quegli elementi contestuali, relazionali, tecnici, didattistici,.... che noi avevamo escluso tipo: la ripetitività, la monotonia, l'insegnare senza fornire chiarezza degli obiettivi e dei significati, il tenere il filo della narrazione con la partecipazione di supporti sia nell'ambito delle immagini che dei fatti che degli oggetti che dell'organizzazione dello spazio e del tempo. I momenti bui da parte delle famiglie e degli operatori fanno mettere da parte alcune piste di lavoro tipo le regole, l'orologio, il calendario, in quanto si pensano superate. Al contrario le piste di lavoro non vengono mai superate ma devono essere riproposte con una qualità e spessore più ampio e maturo. Per esempio le piste sulla cucina possono avere un livello da bambino e raggiungere un livello di alta cucina da chef. Quindi si sottolinea il permanere nelle piste di lavoro potenziandone la qualità. LE PISTE DI LAVORO NON VANNO CESTINATE MA POTENZIATE NELLA QUALITA'. Per quanto riguarda le regole e la vita quotidiana anche qui spesso si dimenticano e quindi si "allenta" il rigore il quale non solo va mantenuto, ma anche questo potenziato. Bisogna tener conto che la "stanchezza" è più della famiglia e degli operatori che dei bambini o delle persone con x fragile. Bisogna tener conto che l'adulto, la famiglia e gli operatori dimenticano e spesso cestinano le piste di lavoro ritenendole erroneamente "SCADUTE": queste non scadono per ora!!!! Spero che queste nostre righe vi aiutino nella riflessione e ci attendiamo descrizioni più circostanziate degli eventi che ritenete deboli di Michele. Vi ricordiamo che i nostri progetti utilizzano quale occasione la didattica, ma questo per lo sviluppo e il potenziamento cognitivo. Pamela riporta all'incontro di sabato 27 febbraio una convinzione, attribuita alla famiglia, di nostre non risposte agli aspetti negativi in quanto noi lavoriamo solo sul positivo. Ci teniamo a sottolineare che questa è un'errata, erratissima, convinzione (dimostrante che il momento buio è spesso nella famiglia e negli operatori) in quanto noi non neghiamo i negativi e le carenze dei bambini e delle persone con handicap (e quindi dobbiamo conoscerli), ma il nostro metodo utilizza i positivi e le competenze per ridurli e superarli. In attesa, cordiali saluti
Nicola Cuomo
Alice Imola

L’8 marzo Pamela scrive:

PROGETTO SPESA

PIANIFICAZIONE: contesti e caratteristiche di una persona x fragile
Nel primo pomeriggio io e Michele andremo a comprare la merenda (pizza e succo di frutta o gatorade), momento per lui davvero irrinunciabile, dato il suo buon appetito. Sceglieremo di andarci nel primo pomeriggio per trovare un ambiente tranquillo, non molto affollato (la confusione potrebbe disorientare Michele). Sceglieremo di andare nel supermercato del suo quartiere, un ambiente piccolo e familiare per lui e dove i negozianti si sono rivelati sempre molto sensibili e disponibili nei confronti di Michele.

BLOCCHI DI MICHELE :

Michele si rifiuta di uscire
Michele non conosce l’utilità e il valore dei soldi
A Michele non interessa portare il portafoglio via con se e per questo lo dimentica
Michele cambia destinazione rispetto a quella concordata
Michele arriva al supermercato e prende qualcos’altro rispetto a quello concordato
MICHELE SI RIFIUTA DI USCIRE: E’ necessario che Michele abbia davvero il desiderio di mangiare la pizza, e per questo a casa non ci dovrà essere non solo la pizza, ma anche altri alimenti che per lui sono dei buoni sostitutivi (wurstel, sottilette…) Se Michele si rifiuta di uscire, allora quel giorno non farà merenda.
MICHELE NON CONOSCE IL VALORE E L’UTILITA’ DEI SOLDI: Per ricordarci quello che ci occorre, faremo una lista spesa in cui ci saranno le immagini, cifra e soldi corrispondenti alla cifra. Inizialmente andremo a comprare solo due cose, pizza e succo e la mamma potrà, prima del mio arrivo, dare a Michele i soldi giusti e dirgli di metterli nel suo portafoglio. Così inizialmente Michele potrà capire che avrà bisogno dei soldi per avere la pizza e il succo e che avrà bisogno ad esempio di 2 euro.
MICHELE DIMENTICA IL PORTAOGLIO: Dovremo ricordarci di portare insieme il suo portafoglio, altrimenti non potremo comprare nulla e saremo costretti a tornare a casa per riprenderlo.
MICHELE CAMBIA DESTINAZIONE RISPETTO A QUELLA CONCORDATA: Quando saremo fuori di casa dovrò cercare di “contenere” il disorientamento di Michele, tenendolo per mano e riportandolo verso la nostra destinazione. Ma questo suo disorientamento sarà tanto minore quanto più sarà motivato a raggiungere una certa destinazione. Michele dovrà tenermi la mano quando usciremo, per evitare che si metta in situazioni di pericolo, altrimenti ritorneremo a casa. (fa parte delle regole!).
MICHELE ARRIVA AL SUPERMERCATO E PRENDE QUALCOS’ALTRO RISPETTO A QUELLO CONCORDATO: Giunti al supermercato, io e Michele entreremo insieme e insieme ci dirigeremo verso il banco, dove saluteremo il negoziante e prenderemo la pizza. Ci sarà di aiuto la nostra lista che ci aiuterà a ricordare quello che ci serve.
Infine insieme andremo alla cassa e Michele tirerà fuori le monete dal suo portafoglio per pagare. Prenderemo la pizza e il succo, saluteremo G.(il negoziante) e insieme usciremo dal supermercato e finalmente consumeremo la nostra merenda.

Il prof. Cuomo e la dott.ssa Imola rispondono a Pamela:

Carissima Pamela,
va benissimo il percorso e bisogna che questo che tu hai progettato sia rigorosamente rispettato. Pertanto scriverò anche alla famiglia sottolineando il fatto che devono aiutarti: il frigo non può essere pieno.
Scriverò alla famiglia e invierò anche a loro il tuo piano di lavoro
Ciao
Alice Imola
Nicola Cuomo

Il 12 marzo Pamela scrive alla dott.ssa Imola e il dottor Diavolio:

Gentili Alice e Andrea,
qualche giorno fa ho avuto un incontro con la logopedista di Michele, dalla quale lui ora farà solo delle visite di controllo, una volta al mese circa. Mi ha detto che ha quasi avuto l'impressione che Michele sia "sazio" della sua stanza, frequentandola da diverso tempo. Michele chiede spesso di stare al computer dove svolgono degli esercizi specifici, anche se non partecipa sempre attivamente. Hanno svolto insieme giochi simbolici (ad es. si mettevano giù stesi sul lettino facendo finta di dormire, poi al suono della sveglia si svegliavano, preparavano la colazione. poi Michele faceva lo stesso con gli animali: li metteva giù stesi, poi li faceva risvegliare.). Giocavano spesso al gioco della fattoria: la logopedista raccontava storie sugli animali, poi Michele doveva riconoscerli e nominarli. Michele ha svolto queste attività piacevolmente. Negli ultimi incontri, hanno spesso fatto un gioco, che secondo lei avrebbe aiutato Michele a fare delle scelte, sfruttando il grande piacere che lui prova nell'ascoltare la musica. La logopedista presentava a Michele delle immagini con su scritti i nomi dei cartoni animati che lui spesso chiede di farsi cantare. Michele avrebbe dovuto sceglierne una e poi insieme cantavano, facendo esercitare Michele nella pronuncia di alcune parole. La difficoltà che Michele presenta riguarda soprattutto l'accesso lessicale; pur riconoscendo benissimo molte cose, ha una grossa difficoltà a nominarle (molte volte infatti usa la parola "quello" al posto della parola specifica). Per questo ha ribadito la necessità di un esercitazione continua nel nominare le cose, anche attraverso una comprensione semantica. Il tutto naturalmente non in una modalità "martellante", chiedendo sempre "che cos'è"?, per ogni cosa, ma all'interno dei contesti giusti e approfittando delle occasioni. La logopedista chiedeva, a tal proposito, se potesse essere utile utilizzare delle immagini accompagnate da etichette scritte dei diversi oggetti che sono presenti nella casa (ad esempio etichette di letto, armadio, poi dei calzini, magliette che sono nei diversi cassetti), proprio per favorire l'accesso lessicale deficitario.



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