X Fragile - Il Filo di Arianna
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MESSAGGI TRASVERSALI -PARTE TERZA-

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Messaggio  Admin Mer Giu 16, 2010 1:07 pm

Il 18 marzo il Prof. Cuomo scrive a tutti gli operatori implicati nella ricerca:

Carissimi operatori-amici,
dal confronto avuto con le famiglie penso che voi dobbiate usare una strategia relativa ad un cerimoniale che metta in risalto il vostro ruolo, i vostri progetti, la vostra professionalità. Tale strategia si rende utile in quanto vi è il rischio che le piste di lavoro che realizzate essendo attività comuni, ma strutturalmente potenti a causa del progetto "il filo di ARIANNA", non vengano prese nella considerazione dovuta da parte delle famiglie. Tale rischio è fortemente presente e se voi non ricordate e sottolineate la differenza tra il preparare una borsa fuori dal progetto e l'organizzare una borsa all'interno del progetto il filo di Arianna, attività come il progetto armadio, la preparazione della borsa, le ricette in cucina, gli album, rischiano di essere banalizzate dai genitori con il risultato che mi possono telefonare dicendo: "...viene, vanno in cucina, fanno la pizza, ma mi sembra che non realizzino il progetto", "...escono, vanno a fare la spesa, ritornano, fanno le foto, ma mi sembra che non realizzino il progetto".Come potete le leggere nella riflessione che ho inviato a Licia nell'e-mail del 10/03/2010(CFR ALESSANDRO2) bisogna che voi frequentemente sottolineiate la struttura e la profondità che vi è dietro ai progetti cucina, uscite, foto... altrimenti vi sono molti rischi perchè queste attività si sono sempre fatte e le attuano tutti. LA DIFFERENZA, LO SOTTOLINEO STA NELLE CHIAVI CONCETTUALI CHE SOTTOSTANNO ALLA REALIZZAZIONE, AL TENER CONTO DELE RELAZIONI, DEI CONTESTI, DELLE MODALITA', DEI ROLE PLAYING, .... TUTTI ELEMENTI CHE FANNO UNA ENORME DIFFERENZA E PROPONGONO SVILUPPO COGNITIVO.
Riporto un esempio che faccio di frequente: "abbiamo due pittori con colori di analoga qualità, pennelli d analoga qualità, tele di analoga qualità,.... entrambi i pittori dipingono dei girasoli. Uno di questi si chiama Van Gogh, l'altro Mario Rossi. Se i materiali sono uguali ed il soggetto girasoli sono uguali, dove è la differenza?" Di fatti voi vi trovate a d agire in situazioni quotidiane che tutti mettono in atto, ma vi chiamate Van Gogh e non Mario Rossi. Per capire la differenza che vi è tra i girasoli di Van Gogh e quelli di Mario Rossi sono necessarie chiavi concettuali, competenze, profondità di analisi, altrimenti il valore che si da ai girasoli si riassume in questa frase: "fanno le stesse cose che ho sempre fatto".Per evitare tale banalizzazione e per potenziare il nostro intervento e nello stesso tempo valorizzare la professionalità dell'operatore-amico bisognerà quindi che voi mettiate in atto il seguente cerimoniale: MEZZORA PRIMA DI INIZIARE L'INTERVENTO CON IL BAMBINO E/O LA PERSONA CON X FRAGILE, DOVETE SPIEGARE LA PROFONDITA' SIA DEL PROGETTO FATTO LA VOLTA PRECDENTE CHE QUELLO CHE ANDRETE A FARE NELL'INCONTRO. QUESTO, LO SOTTOLINEO IN QUANTO è UN'AZIONE PRESCRITTIVA VA FATTA TUTTE LE VOLTE A PARTIRE DALLA SETTIMANA CHE VA DAL 22 MARZO IN POI
Un saluto
Nicola Cuomo
Alice Imola

Il 22 marzo il Prof. Cuomo invia una mail a tutte le famiglie implicate nella ricerca

DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE "G.M.BERTIN"

Gentilissime Famiglie in "primo piano" nella ricerca,
in relazione alla conversazione tramite internet di venerdì 19 marzo, mi preme sottolineare che i chiarimenti ed i confronti con gli Operatori-amici devono (man mano che la ricerca va avanti e prosegue nei suoi scopi principali di formazione sia della Famiglia che degli stessi Operatori)divenire una pratica usuale. Un chiarimento permanente che ha una prevalente finalità reciprocamente formativa.
In tale dimensione i giudizi perdono la funzione di mero controllo per assumere quella di confronto sincero e rigoroso di punti di vista.
La ricerca deve caratterizzarsi sempre di più nel tempo con il confronto di diversi punti di vista, esperienze pratiche e riferimenti teoretici di base.
Ricordo che tali riferimenti teoretici e metodologici di base sono estremamente utili ed indispensabili in quanto servono per evitare di cadere nel forte rischio dell'opinionismo (che sta dilagando attraverso la TV, Radio, Giornali, Incontri allo scopo di elezioni,...nelle riunioni con gli insegnanti, dirigenti scolastici,... opinionismo rivolto a nascondere incompetenze).
La differenza tra un’arbitraria visione del mondo ed un percorso di ricerca.
La differenza tra punti di vista fondati teoricamente, sull'esperienza scientifica e quelli che sono mere opinioni, invenzioni e letture del mondo arbitrarie e personali è rintracciabile in particolare nelle seguenti due macro dimensioni:

1- Punti di vista fondati teoricamente e sull'esperienza scientifica.

Questi sono organizzati (attraverso ipotesi, e riferimenti teoretici) per i confronti e le verifiche secondo protocolli rigorosi. Gli interventi si basano su esperienze sufficientemente meditate le quali orientano le pratiche, gli interventi rendendo possibile la loro estensione in altre situazioni e circostanze oltre che avere una proiezione nel tempo che permette di orientare quello che noi definiamo: "un progetto vita".
Solo con a monte riferimenti teoretici e metodologici inoltre sono possibili valutazioni e verifiche nel confronto multi e interdisciplinare aventi una sufficiente garanzia di validità. Ciò in quanto, non essendo gli interventi risoluzioni empiristiche monouso, ma organizzati in un progetto flessibile, controllato, valutato, verificato ed adattato permanentemente all’originalità della Persona hanno la funzione ed offrono la garanzia di un accompagnamento nel tempo della famiglia e dei loro figli.
Un progetto scientifico che mette in atto un disegno finalizzato a garantire quindi - attraverso le verifiche, le valutazioni e produzione di documenti - l'indispensabile continuità utile per mettere in grado la persona con bisogni speciali di procedere verso una vita autonoma ed indipendente con l'emozione di conoscere ed il desiderio di esistere.

2- Punti di vista fondati su opinioni arbitrarie e personali.

Tali riflessioni basandosi su una esperienza personale, contingente ed empirica, pur avendo a volte una validità ed una concreta riuscita (da noi tenuta in debito conto), non sono estensibili ad altre situazioni né spiegabili nella loro riuscita (sono quasi sempre una mera coincidenza, casualità, combinazione,...) e pertanto sono "monouso". Un "monouso" che pensa solo e soltanto a risolvere il problema quì ed ora ma, anche quando per puro caso e per quella determinata occasione fortuita ci riesce, si profila come una circostanza difficilmente o assolutamente non evolvibile, né tanto meno trasferibile che non proietta la riflessione nel futuro e quindi abbiamo il fortissimo e probabile rischio di trovarci di fronte ad una risoluzione evidente ora ed in questo luogo ma che potrebbe disorientare altri ambiti contemporanei e propone profonde (difficilmente riorientabili in positivo) problematiche in prospettiva.
Questa seconda modalità quindi risulta estremamente rischiosa e, se non si può evitare, è da tenere sotto stretto e scrupoloso controllo in quanto propone uno sguardo limitato alla propria esperienza pensandola universale,con la conseguenza di non entrare nelle profonde differenze tra persone, tra contesti e situazioni, in una proiezione futura: rischia di divenire la causa di forti pregiudizi.
Forti pregiudizi in quanto basandosi su empiristiche credenze, evidenze, sulla buona fede e sulla pigra e dannosa comodità di fare e rifare sempre le stesse cose è difficilissimo smontarli anche perchè sono necessarie basi culturali, chiavi concettuali, propensione alla sperimentazione, flessibilità, disponibilità allo studio, ed al cambiamento, disponibilità ad essere valutati e verificati dall'esterno, unitamente alla disponibilità di ricominciare per percorrere altre strade ed ipotesi.
Uno tra gli esempi universalmente riconosciuto quale pregiudizio profondo (che si basava sulla immobilità delle credenze e dell'evidenza empirica comune) è stata storicamente quella di credere che era il sole in movimento e la terra ferma ed al centro dell'universo.
La nostra ricerca-formazione-azione sta percorrendo un primo momento in cui colloca modalità e criteri rigorosi al fine di problematicizzare, allo scopo di smontarle, le personali credenze (lì dove emergono)per far assimilare modalità e criteri flessibili e rigorosi quali utili e indispensabili sia alle Famiglie che agli Operatori.
Si tratta di un primo momento in quanto la ricerca è iniziata in settembre e siamo in marzo, sono passati solo circa sei mesi dall'inizio, tempo troppo esiguo per il consistente cambiamento che la ricerca richiede, per certi una sorta di rivoluzione della mente.Una vera e propria evidenziazione per una relativizzazione di ambiti pregiudiziali sia da parte di alcune Famiglie che di alcuni Operatori: non è facile cambiare prospettiva.
Alcune rigidità e convinzioni di fondo che abbiamo rilevato:
- il pensare che una determinata attività è per bambini piccoli e non per grandi o per adulti,
- il credere che se una determinata attività non è riuscita in un determinato momento o periodo poi, di seguito, non sarà mai più valida per il nostro ragazzo,
- il pensare che le attività quotidiane non abbiano niente a che vedere con gli apprendimenti scolastici,
- pensare che il leggere e lo scrivere siano la stessa cosa ed offrano le stesse problematiche,
- credere che apprendere è possibile solo se vi sono motivazioni (ponendosi in attesa che queste emergano naturalmente) senza pensare che le motivazioni vanno da noi costruite, indotte,
- notare i difetti ed i deficit e intervenire addestrativamente per superarli trascurando le sia pur minime abilità,
- pensare che le minime abilità non hanno alcun peso sullo sviluppo cognitivo,
- pensare che per certi apprendimenti ed abilità sono possibili solo i percorsi da noi pensati,
- anticipare e sostituirsi al bambino o alla persona con deficit,
- non tener conto che vi può essere un pensiero molto elaborato con una produzione linguistica ridotta ed attribuire i potenziali del pensare deducendolo dal numero delle parole e non dalla loro potenza comunicativa,
- credere che i bambini molto piccoli non comprendano e quindi non rivolgersi a loro come se comprendessero,

NON DOBBIAMO DIMENTICARE!!!

Non dobbiamo dimenticare che sia le Famiglie che gli Operatori hanno una loro storia e loro riferimenti culturali che di massima sono legate ai loro orientamenti ricevuti nel percorso sia educativo che formativo.
Le famiglie.
Alcuni o molti riferimenti concettuali e credenze sull'educazione, l'apprendere, l'insegnare,l'attenzione, la memoria,... che caratterizzano certe famiglie sono state per i papà e le mamme rimesse in discussione solo e soltanto dal fatto che vi è stata la nascita di figli con necessità speciali i quali hanno provocato la rimessa in discussione di modalità di vita e credenze di pensiero pre esistenti.
Se non vi fossero state nascite che richiedevano originali modalità di intervento molto probabilmente non si sarebbero affrontate argomentazioni sulla originalità dei bambini, sull'intelligenza, sulle problematiche relative all'apprendimento ed all'insegnamento,.... sulla competenza degli operatori delle strutture scolastiche e sanitarie,...
Tali problematiche che noi stiamo verificando utili al di là dell'avere un bambino con deficit, non sarebbero, quasi sicuramente, state affrontate con la stessa profondità che si intende nell'ambito della ricerca-formazione-azione .

Gli Operatori.

Anche per certi Operatori se non fossero stati implicati nella dimensione multi ed interdisciplinare e in quella della ricerca-formazione-azione è probabile sarebbero andati avanti secondo i riferimenti acquisiti culturalmente nel loro percorso formativo e avrebbero proseguito secondo paradigmi comunemente frequenti.
Come avete potuto notare, nei rapporti con gli insegnanti e Operatori delle AUSL, ci siamo trovati ad affrontare un fronte negativistico pressocchè omogeneo e compatto in tutti i casi della nostra ricerca. UN fronte di rigidità e profetizzante in negativo, secondo una frequentissima linea "diagniostico-difettologica" capace solo e soltanto di trovare deficit e problemi senza aver prontezza nel formulare ipotesi per la loro risoluzione. Senza le competenze pratiche per progettare percorsi per il superamento degli handicap che il deficit x-fragile in specifico propone.

La ricerca-formazione-azione ha prodotto situazioni inconsuete:
- Famiglie che si stanno formando in maniera profonda e critica, capaci di progettare,
- Operatori che si stanno formando anche loro con capacità critica ed hanno alle spalle Università ed Istituti di Ricerca che li orientano e condividono le responsabilità dei progetti e delle azioni conseguenti,
- Famiglie che pagano direttamente la formazione degli Operatori e che per tale motivo si sentono direttamente coinvolte nel valutare i costi ed i benefici con richieste di spiegazioni particolareggiate circa gli interventi,
- Operatori che direttamente sono disponibili a ricevere richieste di spiegazioni circa i loro interventi e che devono seguire un protocollo a volte profondamente differente dalla loro formazione(una differenza che la si scopre cammin facendo e man mano che si entra nella profondità strutturale della ricerca).

La dimensione relazionale che si sta creando propone una trasparenza e la opportunità di intervenire sia da parte delle Famiglie che degli Operatori con possibilità esplicitamente critica. Un esplicitamente critico a cui non si è avvezzi e per tale non abitudine si corre il rischio di sentirsi o invasori o invasi.
Non si è abituati a esplicitare o a richiedere chiaramente le motivazioni degli interventi con argomentazioni rigorose e basate scientificamente di riferimento, in modalità diretta (anche se cortese) alla persona senza avere il timore di offendere.
Molti genitori non pongono critiche dirette, chiare e senza timori direttamente agli insegnanti, agli educatori, al personale sanitario delle AUSL perchè hanno sfiducia, temono di sbagliare, hanno paura di ritorsioni: "...poi se dico in faccia ciò che penso sicuramente trattano male mio figlio, non sono sempre presente...".

Nonostante tutto.

Alcune famiglie della nostra ricerca-formazione-azione, nonostante l'essere paganti della formazione degli Operatori e l'avere i Responsabili scientifici esplicitamente dalla loro parte, inizialmente, quando io sottolineavo di "controllare" le azioni degli Operatori-amici, sentivano un senso di disagio non riuscendo con modalità disinvolta a "dire in faccia" le loro opinioni, i loro punti di vista, le perplessità. Un timore, una paura che man mano sta lasciando spazio alla fiducia reciproca e alla sinergia negli interventi.
Alcuni Operatori-amici, a loro volta, inizialmente proprio perchè, molto probabilmente i genitori paganti la formazione erano la loro fonte sponsorizzatrice, cercavano di accattivarsi la "benevolenza-simpatia" dei genitori smussando alcuni macroscopici errori di questi in alcune situazioni.
Uno smussare che sicuramente era inizialmente molto probabilmente coincidente con il loro non essere sicuri di come e quando intervenire proprio perchè la dimensione ricerca-formazione-azione non era nelle loro consuetudini formative nè le procedure multi ed interdisciplinari rientravano nella loro esperienza anche nella particolarità circa la x-fragile(non dimentichiamo che gli elementi centrali conosciuti erano per lo più e soltanto lo stato permanente di ansia e la difficoltà nell'apprendere; ciò senza tener conto assolutamente dei contesti, delle situazioni, delle atmosfere, delle modalità relazionali, dell'intelligenza emozionale, di strategie personalizzate,...).
Altro riferimento che metteva in condizione critica alcuni degli Operatori-amici è da ritrovare nel controllo permanente dell'Università e mio (solitamente vi sono supervisioni all'"acqua di rosa" sia nell'Università che nei percorsi di Coordinamento sia a scuola che nelle cooperative proponenti un buonismo il quale disorienta e sembra che gli interventi errati poi, in fondo in fondo, non producono alcun danno: "tanto ha la x-fragile").

Attenti alla banalizzazione!

Ancora per le Famiglie e per gli Operatori-amici risulta necessario riflettere sul rischio di non considerare la forza del progetto in quanto le attività che si propongono sembrano siano banali, già messe in atto. Un rischio ancora presente in quanto non si ha l'abitudine di considerare la profondità strutturale delle attività quotidiane all'interno di un progetto come il nostro che proprio nella semplicità consueta delle azioni quotidiane propone le opportunità per sollecitare l'area di sviluppo potenziale. Sollecitazioni che partono dalle sia pur minime competenze per far scoprire al bambino alla persona la struttura e la possibilità di essere trasferita in altri settori che sono considerati più potenti tipo il leggere e lo scrivere. Difatti il lavorare prima di tutto sul potenziamento cognitivo e non sul didattismo - attraverso un addestramento con esercizi passivi e senza senso -, l'intervenire con progetti nel quotidiano: nell'organizzazione dello spazio, del tempo in percorsi agiti vissuti e non subiti, il lasciare la responsabilità terapeutica della logopedia, della psicomotricità, delle azioni terapeutiche ai terapisti in modo da avere un ambito caratterizzato quale pedagogico-educativo poteva, inizialmente non fornire a certe famiglie (prima di entrare in profondità nei paradigmi della ricerca-formazione-azione) una non forte convinzione dell'efficacia della ricerca proprio perchè si trattava d’attività immesse nella consuetudine, nel quotidiano. Un quotidiano che vuol utilizzare la forza delle situazioni reali, dei contesti, delle atmosfere relazionali forti affettivamente, un quotidiano che si oppone all'esercizio ripetitivo, spezzettato, smembrato, organizzato in compartimenti stagni,... esercizi monotoni organizzati in programmi fotocopiati da ripetere, ripetere, ripetere determinando un vero e proprio "assedio".

Dalla prossima settimana, proprio per evitare i rischi di banalizzazione, si porrà in atto una nuova dimensione relazionale tra Famiglia ed Operatori. Una dimensione relazionale più spinta verso la chiarezza nei rapporti e nei ruoli e verso il comprendere la profondità dei percorsi e delle pratiche che si stanno mettendo in atto. Ciò penso che sia oggi possibile data la fiducia che sta maturando, sia per i risultati che si stanno raggiungendo, sia per il rafforzamento affettivo che sta legando emozionalmente Famiglie ed Operatori-amici (VI PONGO DI SEGUITO LA LETTERA INVIATA AGLI OPERATORI PER RAFFORZARE LA FIDUCIA RECIPROCA).

Colgo l'occasione per inviare i miei saluti

Nicola Cuomo
Alice Imola

Il 29 marzo la dott.ssa Imola e il Prof. Cuomo scrivono a tutti gli operatori:

Gentilissimi,
in relazione all'incontro di sabato 27 marzo, si è potuto riflettere al mattino con il prof. Cuomo relativamente a quelli che sono gli aspetti progettuali e strategici della ricerca-formazione-azione. Il pomeriggio le stesse problematiche sono state oggetto di approfondimento sul piano relazionale ed emozionale. Le due modalità di analisi e confronto circa le problematiche della ricerca ribadiscono:
1. mantenere la chiarezza di ruolo rispetto alle famiglie, agli insegnanti e agli altri operatori
2. fortificare la consapevolezza personale che si è in una dimensione di ricerca e che vi può essere il rischio di una banalizzazione degli interventi se non si ricorda permanentemente, spiegandolo, ai genitori della profondità e lo spessore che la ricerca propone anche in situazioni quotidiane e che nella consuetudine vengono valutate come secondarie
3. sempre riguardando il numero 2 bisogna essere in grado di sostenere le argomentazioni fanno assurgere attraverso lo stato di ricerca eventi quotidiani in azioni atte a potenziare lo sviluppo cognitivo ed affettivo
4. attenersi allo spiegare prima dell'incontro con il bambino o la persona ai genitori la profondità e lo spessore dell'intervento (spiegare non significa chiedere l'approvazione, ma far capire la necessità delle modalità in relazione al protocollo inter e multi disciplinare)
5. tener conto che l'incontro di Roma è fondamentale per il proseguo della ricerca ed in questo incontro dovrete mettere in primo piano quali sono state le vostre azioni che hanno prodotto il superamento degli handicap che la x fragile propone: non "il bambino è cambiato", ma le modalità di intervento e le azioni x, y, z (le vostre azioni) che io operatore-amico ho messo per produrre il cambiamento.
6. documentare con video il prima e il dopo: come era il bambino/ragazzo all'inizio e come è oggi. Per quanto riguarda consigli ed altro siamo come sempre a disposizione
Alice Imola

Il 30 marzo viene inviata a tutte le famiglie e operatori della ricerca la mail inviata dall’operatrice Silvia:

Gentilissime famiglie,
nell'inoltrarvi l'e-mail di Silvia (operatrice-amico fam. Grandi), voglio sottolineare come su tutto il fronte della ricerca-formazione-azione ci troviamo di fronte ad insegnanti e Dirigenti che esercitano una "violenza occulta" mimetizzandosi dietro un"bonismo" colpevolizzante la famiglia (fanno intendere che le famiglie non hanno accettato il deficit del figlio) discreditando le azioni della ricerca (una mentalità oscurantista che rifiuta la scienza come riferimento per orientare, valutare e verificare gli interenti educativo-didattici). Il 100% quindi degli insegnanti e delle scuola sta agendo secondo una violenza mimetizzata dietro arbitrarie e personali autoritarismi. Ritengo indispensabile che nell'incontro di aprile a Roma l'Associazione e le famiglie mettano in programma un determinare azioni finalizzate alla difesa dei diritti dei vostri figli. Oltre che le consulenze legali dell'avvocato Nocera utilissime in quanto ci sottolineano le ragioni che i bambini e le persone con deficit unitamente alle loro famiglie hanno, si necessita, a parer mio, di iniziare delle azioni legali coordinate in tutta Italia altrimenti il rischio è che continueremo in eterno ad incontrarci dicendoci di avere ragione. Le leggi ci danno ragione, noi abbiamo ragione, ma i bambini e i ragazzi sono sottoposti tal volta a vere e proprie angherie. Personalmente mi sento preso in giro dagli insegnanti in quanto ad un lavoro scientifico inter e multidisciplinare meticoloso ed attento sia al superamento degli handicap che la x fragile propone sia ad elevare la qualità di tutti i bambini e studenti della scuola, mi sento rispondere con modalità differenti: "loro (neurologo, psicologo e pedagogista speciale) non sono qui in classe".Come avete letto nelle ultime cronache, la scuola gradulamente sta diventando un luogo poco educativo e ricco di rischi. I bambini e le persone con x fragile sono estremamente deboli e se tali rischi sono in grado di nuocere profondamente a bambini e persone senza handicap, figuratevi..... Pertanto la mia esortazione è quella di pensare seriamente e concretamente a mettere in atto una pianificazione degli interventi legali finalizzati a richiedere risarcimenti per "danno alla persona"
Colgo l'occasione per inviare a tutti auguri di Buona Pasqua
Nicola Cuomo

Lettera di Silvia:


Ciao,
allego le cose che non sono riuscita a dirvi durante l'ultima supervisione su skype. Silvia
Durante la supervisione di venerdì 12 marzo volevo parlarvi , oltre alla pianificazione e l’igiene personale , di venerdì 5 marzo : la maestra di religione ha dato , ad ogni bambino , una fotocopia della poesia di Pasqua da imparare a memoria , per enunciarla con tutti i bambini della scuola venerdì 19 marzo durante la visita e la benedizione del Vescovo. La maestra ha fatto leggere a voce alta la poesia ad ogni bambino , mentre Alberto seguiva , insieme al mio dito , la lettura delle parole e alla quindicesima volta ripeteva le ultime due sillabe di alcune parole (dolcezza Alberto diceva za …).Quando i compagni ripetevano a voce alta la poesia alla maestra , Alberto seguiva e ripeteva , per intero e al momento giusto , alcune parole della poesia come : Pasqua , dolcezza , fratellanza , uomini , cuore , buona Pasqua ; anche quando la maestra , tramite il mio suggerimento , ha chiesto di enunciare insieme la poesia. Venerdì 19 durante le prove Alberto ascoltava i compagni e me ripetere la poesia , ma quando è venuto il Vescovo Alberto ha enunciato tutta la poesia a voce alta insieme ai bambini della scuola , è stato un gran successo!
Ogni lunedì mattina la maestra di matematica chiede ad Alberto ed ai suoi compagni di descrivere qual’è stata la giornata più bella tra sabato e domenica. Ad Alberto pone sempre domande a trabocchetto per metterlo in difficoltà anche se lui ha il raccoglitore aperto con le foto e le didascalie descritte da lui. Ma è un paio di settimane che usiamo un quaderno ad anelli , dedicato alla descrizione del giorno più bello ,quando lo apre lo alza e la maestra si avvicina gli prende il quaderno , osserva le foto fa domande inerenti all’argomento ma sempre con i trabocchetti . Questo lunedì Alberto non ha dato il quaderno all’insegnante , perché lo teneva stretto tra le mani , così che la maestra ha chiesto solo dove sei stato domenica e lui ha risposto bene.
Durante la ricreazione Alberto,comprende che è l’ora della ricreazione guardando l’ora 10:30 nell’orologio della classe , va nel bagno ha lavarsi le mani poi va nel corridoio ha prendere la bacinella per mettere dentro la frutta : 3 mele , 3 pere , 3 arance , 3 banane e 3 kiwi (per il giorno di lunedì) , va in classe posa la bacinella sulla cattedra , prende un frutto , si reca al posto per prendere dalla tasca esterna dello zaino la tovaglietta , si siede , altre volte è in piedi e si sbuccia il frutto ; quando ha finito di mangiare butta via le bucce va in bagno , o viceversa , poi rimane nel corridoio a guardare chi entra e chi esce dalla scuola e infine lo invito ad entrare per giocare insieme con le carte di Pimpa così si avvicinano anche i suoi compagni a giocare .Mentre il venerdì Alberto sa che alle ore 10:00 andiamo a fare la macedonia per distribuirla ai suoi amici quando suona la campanella della ricreazione. Quando prepariamo la macedonia Alberto sa che si prende dallo stanzino della mensa la bacinella con sei specie per ogni tipo di frutto , perché siamo due classi unite. In queste settimane Alberto desidera fare la macedonia e giocare con le carte di Pimpa soltanto con me , perché durante la ricreazione i suoi amici molto spesso litigano alzando la voce dandosi le botte , le insegnanti sono a prendere il caffè nel corridoio e intervengono quando il caos è enorme,oppure se un bambino le chiama e perché alcuni compagni rivolgono domande inopportune ad Alberto per prenderlo un po’ in giro.
In queste ultime settimane Alberto quando è a scuola e deve rispondere alle domande della maestra di matematica e di italiano alcune volte balbetta , sembra un po’ bloccato , perché sono accaduti questi episodi : Venerdì 12 marzo durante la lezione di scienze ,con l’insegnante di matematica , si parlava della lezione precedente fatta da strega Marina sulla degustazione della frutta centrifugata,si doveva sul quaderno disegnare la frutta centrifugata e degustata ,la maestra chiama Alberto a prendere i giornali pubblicitari dei supermercati per cercare la frutta ,tagliarla e incollarla sul quaderno ; alla maestra cade un foglio a terra , ma non si accorge , perché viene chiamata da un bambino , Alberto si mette in ginocchio per raccoglierlo , quando la maestra vede Alberto in ginocchioni alza la voce e dice:”Alberto alzati cosa fai in ginocchioni?”Alberto si alza mugolando ed io intervengo dicendo che stava raccogliendo un foglio in terra. Torniamo al nostro posto a svolgere l’attività , svolgiamo poco perché Alberto è arrabbiato allora andiamo fuori dall’insegnante di italiano a svolgere un collage di alberi da frutta per la storia che hanno letto in classe durante la lezione di italiano , riusciamo a fare qualcosa , suona la campanella e Alberto sorride perché andiamo a mangiare a mensa.
Lunedì 15 marzo entro nel corridoio della scuola , Alberto mi vede , lo saluto , lui vuole venire incontro a me , ma è ostacolato dall’insegnante di italiano che gli urla :”Alberto vai in classe , Alberto vai in classe…”allora io accelero il passo e quando mi avvicino dico :”Buongiorno” rivolta alla maestra e poi aggiungo:”Ciao Alberto grazie volevi venire incontro a me” e la maestra :”Ah c’è Silvia buongiorno”mentre si allontana e noi ci abbracciamo ed entriamo in classe. Giornata tranquilla (i particolari sono spiegati più avanti) fino a quando suona la campanella delle ore 13:00 , l’uscita da scuola , Alberto prende dallo zaino le buste trasparenti per mettere i fogli nel quaderno ad anelli , mentre apre una busta trasparente gli cade il foglio aldilà del banco così Alberto passa sotto il banco sdraiandosi in terra tenendo con la mano sinistra la busta e con la destra prende il foglio e lo mette nella busta stando sempre sdraiato , la maestra lo vede e gli urla:”Alberto che fai sdraiato in terra alzati!” io rispondo:”E’ caduto il foglio Alberto è andato a prenderlo e la messo subito nella busta , non vedo il problema”la maestra :”Si ma ci si alza e il foglio si mette sul banco “Alberto si alza “mugolando” con faccia seria mette le buste con il foglio nel quaderno e poi nello zaino si mette il piumino e via in fila per uscire.
Venerdì 19 marzo , dopo la visita del Vescovo, entriamo in classe a fare merenda , la macedonia non è stata fatta ,perché veniva il Vescovo , la maestra di italiano entra in classe con la bacinella di frutta urlando a tutti i bambini di andare al proprio posto , perché c’è da mangiare la frutta. Alberto si avvicina alla bacinella per prendere un frutto ma la maestra urlando lo manda a posto. Alberto rimane vicino alla bacinella per prendere un frutto quando la maestra si distraeva così chiamo Alberto dicendo che la maestra distribuisce la frutta quando c’è silenzio e ordine in tanto prendiamo la tovaglietta e l’acqua dalla tasca esterna dello zaino. La maestra distribuisce la frutta Alberto la mangia e poi va nel bagno torniamo in classe perché ci sono venute trovare fata foglia e fata zolla ad insegnarci a piantare le piante aromatiche nell’orto; mentre spiegavano ed io narravo Alberto si muoveva sulla sedia “mugolando” e la maestra di matematica si avvicina dicendo di stare zitto e fermo perché disturbava .Le fate vanno nell’orto a preparare gli attrezzi mentre tutti si mettono gli stivali di gomma tranne Alberto e altri tre bambini. Alberto ed io cerchiamo i suoi stivali ma non ci sono, (mi sembrava strano che non ci fossero gli stivali , perché la madre mi avverte quando ci sono queste attività) , Alberto si arrabbia va a prendere sotto la cattedra una busta con degli stivali e mi chiede di aiutarlo a infilarli , ma io dico che non sono suoi ,perché non c’è scritto il nome , si arrabbia ancora di più allora prendo lo stivale guardo il numero ma è piccolo per il piede di Alberto , lui si arrabbia allora prendo lo stivale e lo metto sopra alla sua suola e gli dico :”Vedi che è piccolo , non ti sta , possiamo andare anche con le scarpe , io vengo così non ho gli stivali ,comunque telefoniamo alla mamma per sapere se ha portato la busta con gli stivali e la paletta ” ; la mamma non era stata avvertita dalle maestre ,spiego ad Alberto l’accaduto dicendo che la paletta la chiediamo alle fate , possiamo scegliere tra le palette e le zappe con il rastrello , Alberto si tranquillizza e raggiungiamo il gruppo .Quando arriviamo la maestra di matematica ci viene in contro dicendo :”Dove eravate finora ?”IO ho risposto che eravamo a telefonare alla mamma per gli stivali ma lei non è stata avvisata “La maestra mi ha risposto che ha scritto il messaggio alla lavagna quando c’era la maestra di sostegno. Alberto mi chiede se andiamo a casa insieme ,mentre gli rispondo la maestra lo prende per mano e lo tira dentro l’orto Alberto mi chiama e cerca di liberarsi dall’insegnante ,ma non ci riesce io li seguo e dico ad Alberto che sono vicina a lui; la maestra lo molla in mezzo all’orto dicendo: questa è la strada da percorrere per non calpestare le piante sotterrate . Alberto mi guarda con una faccia perplessa disorientata io mi avvicino con un paletto da piantare in terra per fare il perimetro dell’orto. Infatti mettiamo il paletto e intorno lo spago insieme ad altri compagni . Le fate distribuiscono le palette e le zappe con il rastrello ad ogni bambino , Alberto sceglie la zappa e si allontana un attimo dal gruppo ma viene subito chiamato dalla maestra ,mi avvicino dicendo che possiamo zappare la terra allora Alberto incomincia a zappare ,mi chiede di aiutarlo allora metto la mia mano nella sua mano e iniziamo a scavare si avvicina un suo compagno di nome Alessandro che lo aiuta a scavare la buca ,Alberto si stanca e per riposarsi si allontana dal gruppo ma arriva la maestra che lo sgrida Alessandro lo chiama dicendo se lo aiuta a scavare che da solo non riesce allora Alberto continua a scavare. Dopo un po’ si alza mi porge la paletta per riposarsi , ritorna la maestra dicendogli che è un gran pigrone , allora torna da me prendendomi la paletta e “mugolando” brontolando a più non posso. Si torna in classe , perché dobbiamo andare a mangiare .
Un’altra cosa da sottolineare di venerdì 12 marzo è quando la maestra di matematica mi porge delle fotocopie ,da parte dell’insegnante di sostegno , da preparare per lunedì con disegni e sotto domande tipo :”Quante mele?”…(è la lezione che avete parlato con la signora Grilli al primo incontro tramite skype con i genitori).Ho telefonato all’insegnante di sostegno per parlare di queste fotocopie mi ha detto che servono ad Alberto per iniziare a fare i problemi ; io ho risposto che fino adesso abbiamo usato la narramatica e Alberto ha risposto bene quindi continuiamo ad usarla; la sua risposta è stata puoi fare la storia ma le domande devono rimanere così , mi servono per vedere se comprende le domande per poter svolgere i problemi . Mi ha chiesto come si comporta Alberto a scuola se chiede spesso di andare in bagno , se si alza , se esce dalla classe e se quando è fuori non vuole più entrare in classe e se si butta a terra per capriccio . Ho risposto che Alberto si alza per andare in bagno : alle ore 10:00 andiamo in bagno , insieme , non per controllarlo , ma per aiutarlo quando ha bisogno e fa la pipì, lo invito a rientrare perché c’è da finire la lezione oppure rientra senza dire niente ; a ricreazione: Alberto prende la bacinella della frutta , la porta in classe , si prende il frutto , va al suo posto prende la tovaglietta e la bottiglia d’acqua per metterle sul banco , sbuccia il frutto lo mangia poi butta via le bucce e va in bagno o viceversa ; poi sta nel corridoio a guardare chi entra e chi esce , lo invito ad entrare in classe a giocare con le carte della Pimpa e quando la maestra dice che è finita la ricreazione lo invito a darmi una mano a mettere a posto e a iniziare a svolgere la lezione ; l’ultima uscita è alle ore 12:00 /12:30 per fare la popò poi rientriamo in classe a finire il compito o a fare cartella. Se usciamo a fare le fotocopie o per fare le fotografie o per andare nell’orto poi rientriamo senza fare i capricci . La maestra di sostegno risponde che Alberto non deve uscire prima della ricreazione , perché è una scusa per evitare di fare i compiti per stare nel corridoio , nel bagno a cantare o a parlare seduto sul water o dietro la porta poi fa i capricci a rientrare in classe , se rientra decide di non ascoltarmi perché si mette a parlare da solo e non facciamo niente oppure lavora solo le prime due ore e si rifiuta , quindi prima della ricreazione non deve uscire tanto riesce a trattenerla , poi quando è ricreazione deve stare in classe e prendere la tovaglietta e l’acqua aspettare la maestra che prenda la frutta e dire a lei che frutto desidera , quando ha finito buttare via le bucce e poi andare in bagno e dopo ricreazione non deve andare in bagno . Queste sono le regole che ho stabilito fino all’inizio della scuola ,lui deve avere delle regole. Io ho aggiunto che le tre uscite che fa con me sono vere perché quando deve andare in bagno si vede perché si agita si mette le mani davanti oppure fa aria odorosa ha necessità di andare in bagno .
Ritornando alle famose fotocopie ho spiegato come sono state risistemate tramite la narramatica .MI ha risposto di avere fiducia in lei perché l’anno prossimo non si sa chi viene di maestra di sostegno e una come lei che si presta, che usa tanta fantasia non si trova facilmente .IO ho risposto che la fiducia c’è; Alberto sta svolgendo una ricerca –formazione-azione con l’università di Bologna sono responsabile di quello che fa Alberto. LEI mi risponde :”A casa sei responsabile! “ Io rispondo :”A casa e a scuola “Lei mi risponde alzando la voce :”Il programma l’ho fatto io e lo sto facendo io e poi secondo me quelli di Bologna non conoscono bene Alberto perché non lo vedono perché danno risposte molto generali che per capirle ho studiato tanto e non sono servite a niente . L’ultima cosa non fare più i problemi con la moltiplicazione perché Alberto sta svolgendo il programma di prima per quanto riguarda la matematica; non l’abbiamo ancora fatta non so quanto può capire. La mia risposta è stata :” Finiamola qui vedo che non ci comprendiamo”.

La risposta del professor Cuomo:


Carissima Silvia, e per c.c. signora Grandi,
con il prof. Cuomo abbiamo letto la tua relazione. E' fondamentale che tu e i genitori di Alberto chiediate un incontro chiarificatore con il Dirigente e gli insegnanti in quanto la situazione che gli insegnanti stanno creando con trappole e rigidità, con l'assenza di un'attenzione contestuale ai comportamenti di Alberto, può produrre gravi rischi emozionali al bambino. Gravi rischi emozionali in quanto non è tanto la didattica che ci preoccupa (in questa tu e la famiglia state supplendo in maniera adeguata), ma i modi relazionali con cui le insegnanti si rapportano al bambino sono estremamente stressanti ed ansiogeni e produttori di ansia. La dimensione di stress e la provocazione di ansia che il comportamento delle insegnanti mette in atto non è assolutamente adeguato ad un bambino con x fragile. Bisogna sottolineare che Alberto ha la x fragile ed gli interventi nella scuola devono essere calibrati tenendo sempre presente la patologia del bambino. Vi è un grave rischio nel comportamento degli insegnanti nei confronti di Alberto in quanto possono produrre aumento dello stress e dell'ansia che possono influire sia sul carattere del bambino, che sul piano psico-fisico determinando condizioni per la nascita di espressioni sia caratteriali che fisiologiche anomale: balbettio, chiusura, ribellioni violente, alopecia, insonnia, non controllo sfinterico,... Bisogna ricordare al Dirigente scolastico e agli insegnanti che loro hanno deciso di collaborare alla ricerca (ricordarsi della lettera inviata dall'Università) e che i loro giudizi circa lo sviluppo scientifico delle ricerche, la loro diffidenza verso la scienza, le loro credenze pregiudiziali, i loro atteggiamenti produttori di stress non devono andare a discapito di un bambino con x fragile. E' urgente un incontro chiarificatore, come rimane urgente che nel prossimo incontro a Roma si parli seriamente di come affrontare le problematiche di "opposizione violenta" all'integrazione di tutti gli insegnanti e tutte le scuole dei bambini e delle persone considerati nella nostra ricerca. Bisognerà iniziare a progettare delle azioni legali rivolte a far rispettare i diritti di bambini e persone con x fragile. Per tali motivi in aprile ci confronteremo con l'avv. Nocera e per questo inoltriamo questa e-mail trasversalmente a tutte le famiglie.
Cordiali saluti
Alice Imola
Nicola Cuomo

Il 3 giugno la dott.ssa Imola scrive una mail a tutti gli operatori:

Carissimi operatori amici,
invio a tutti la risposta a Licia in quanto utile per la stesura della presentazione per Pesaro. Sottolineo che non solo bisogna organizzare l'intervento evidenziando il prima (settembre 2009) e l'ora (giugno 2010), ma bisognerà tener conto, come abbiamo sottolineato per Licia, dei contesti, delle situazioni e delle strategie che mettono in grado la persona di agire, ricordare, fare, ... in maniera adeguata. Bisognerà terminare la relazione con cosa si ritiene necessario per il futuro.

Lettera di Licia:

*PRIMA E DOPO DI ALESSANDRO *
Alessandro fino a pochi mesi fa non sapeva tagliare con le forbici. Poiché il provarci senza riuscirci era fonte di frustrazione, il bambino non voleva nemmeno avvicinarsi a questo strumento. Utilizzando una delle tre teorie di base del metodo Emozione di Conoscere e cioè quella di Vygotskij e Lurija sulla Zona di Sviluppo Potenziale e P.A.S.S.,ho messo in atto le seguenti strategie allo scopo di far avvicinare gradatamente Alessandro all’attività del tagliare per poi permettergli di sperimentarla con successo. Secondo Vygotskij l’apprendimento di un’attività può essere anticipato non attraverso l’esercizio di quella stessa attività su cui la persona non è ancora competente, ma attraverso una prestazione su cui la persona è già abile e che sia propedeutica all’attività che si vorrebbe far apprendere. Dunque sono partita dai suoi “sa fare”, questo vuol dire che mentre io tagliavo le immagini che ci sarebbero servite per fare il ricettario delle crepe, lui mi era accanto, guardava incuriosito i miei movimenti che spiegavo ad alta voce attraverso la narrazione e incollava (perché lo sapeva fare bene) le immagini che io ritagliavo. In questo modo abbiamo condiviso un momento molto importante e gli ho suscitato il desiderio di provarci, di imparare. Dopo qualche giorno, ci siamo ritrovati nella stessa situazione, ma questa volta per tagliare dai giornali le immagini per realizzare un listino prezzi, Alessandro mi ha chiesto di dargli le forbici, ho capito che la sua motivazione era reale e forte; in quel momento nel bambino ho colto quella che Husserl chiama Intenzionalità della coscienza che si realizza quando una persona si rapporta al mondo esterno in maniera attiva e consapevole. Il piccolo mi ha manifestato un desiderio, un’iniziativa e io gli ho passato lo strumento per realizzarlo. Con le forbici in mano e con le mie mani sulle sue, Alessandro ha tagliato il suo primo pezzo di carta e ci ha preso gusto tanto che ha cominciato a ritagliare tutto ciò che vedeva sul tavolo. L’esperienza ha poi affinato i suoi movimenti di motricità fine e adesso è perfettamente in grado di tenere in mano le forbici mettendo le dita nei fori e ritagliando completamente da solo. Applicando queste strategie del metodo Emozione di conoscere, ho seguito anche le 4 dimensioni di Pianificazione, Attenzione, Simultaneità e Successione.
*Pianificazione*: Alessandro ha deciso, ha preso l’iniziativa di svolgere un’attività senza che nessuno glielo chiedesse o imponesse;
*Attenzione:* Alessandro ha focalizzato e sostenuto l’attenzione prima sui miei movimenti e dopo sui suoi senza lasciarsi distrarre dal resto;
*Simultaneità:* Alessandro era contemporaneamente impegnato nel tenere bene le forbici con una mano, aiutarsi con l’altra prestando attenzione a non tagliarsi le dita; *Successione:* Alessandro prima ritagliava, poi metteva la colla dietro le immagini e infine le incollava sul foglio. Al di là di questo concatenamento, sapeva che quel listino sarebbe servito per preparare l’elenco e i soldi necessari a fare la spesa. Gli ho spiegato il *senso *di quello che stavamo facendo per metterlo in relazione con il contesto e per permettergli di “incorporare il mondo” come insegna la pedagogia fenomenologica husserliana.
Il metodo Emozione di Conoscere, contempla delle piste di lavoro finalizzate allo sviluppo dei potenziali cognitivi e affettivi agendo su categorizzazione, seriazione e classificazione oltre che su danaro, tempo, spazio, motricità
A proposito di categorizzazione,seriazione e classificazione, ho preparato con Alessandro un raccoglitore per ogni ricetta cucinata. Ciascun raccoglitore ha un colore differente e tutti sono riposti in ua mensola in cucina. Quando ci sono ospiti a casa o si vuole preparare una sorpresa al papà che torna dal lavoro, il bambino decide *(iniziativa vd. Sopra)di preparare un dolce,per cui:
va a cercare il ricettario di quel dolce; sulla prima pagina trova gli ingredienti, li annotiamo su un pezzo di carta per portarci al supermercato la lista delle cose da comprare; prepariamo i soldi; usciamo a fare la spesa; quando torniamo a casa, cominciamo a cucinare seguendo le foto e i passaggi del nostro ricettario. Tutto questo è ben lontano dal semplice cucinare per impiegare un po’ di tempo o per tenere impegnato il bambino; qui c’è una categorizzazione mentale molto forte rappresentata dal fatto che ciascun raccoglitore ha il suo posto e bisogna rimetterlo da dove lo si è preso; c’è una pianificazione, attenzione, simultaneità e successione/concatenamento dei vari passaggi che va ben oltre il fare talvolta disorganizzato o comunque non strutturato come nell’esempio che ho appena fatto. Preparare un dolce in questo modo non è soltanto un modo per fare una cosa utile in casa, ma significa, come ci insegna la Gestalt, a inserire il bambino in un processo dotato di senso evitando che soldi,ingredienti e ricette si materializzino magicamente davanti a lui.

La risposta del Professor Cuomo:

Carissima Licia,
in relazione alla presentazione per Pesaro circa il lavoro con Alessandro, ti sottolineo che devi estendere ancora di più l'attenzione ai contesti e alle competenze che il bambino mette in atto. Alessandro come prepara contesti e situaizoni? I soldi come li organizza? Come si organizza per uscire: il vestirsi, il ricordarsi cosa portare con se? Come gestisce la situazione e le relazioni fuori e nel supermercato? Quali sono i livelli di orientamento per la strada, nel grande magazzino..., Come gestisce il tempo: siamo in anticipo, in ritardo..., Quali competenze di linguaggio, di contare..., Come gestisce il comportamento relazionale con gli altri (estranei, amici, famigliari...)? La simultaneità significa mettere in relazione tutto questo e altro, un mettere in evidenza le altre competenze che sono linguistiche, organizzative, relative al linguaggio, all'orientarsi, al contare, al tempo, ... il pianificare necessita di tutte queste abilità contemporaneamente, in simultaneità anche se l'obiettivo che si vuol raggiungere è per ogni attività in primo piano (il collage, il danaro, la ricetta...), la simultaneità propone un insieme di competenze che sono contemporanee e parallele all'obiettivo che si vuol raggiungere e all'azione che si sta facendo. Inoltre bisognerà evidenziare la tua capacità di progettare, secondo i livelli di pianificazione, attenzione, simultaneità e successione. Ovvero "come progetta Licia?" Quali sono stati i cambiamenti contestuali sul piano relazionale, la famiglia, la sorella, gli amici, la scuola, gli insegnanti,... , quali azioni di supporto produce per far sì che Alessandro venga indotto e/o pilotato ad organizzarsi? Devi anche mettere in evidenza quali sono le problematiche su cui bisognerà lavorare nel futuro che ancora costituiscono problema o anche che si dovranno tener presente per potenziare ancora di più il bambino ed il contesto. Praticamente devi fare anche un elenco delle necessità-bisogni di intervento future.
Ciao
Alice Imola
Nicola Cuomo


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