X Fragile - Il Filo di Arianna
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IL PRIMA E IL DOPO SECONDO LE FAMIGLIE

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IL PRIMA E IL DOPO SECONDO LE FAMIGLIE Empty IL PRIMA E IL DOPO SECONDO LE FAMIGLIE

Messaggio  Admin Gio Ott 21, 2010 5:45 pm

Ad un anno dall'inizio della ricerca Alice ed Andrea scrivono a tutti gli operatori amici e a tutte le famiglie:

"Gentilissime Famiglie ed Operatori coinvolti nella ricerca sul filo di Arianna,

per quanto riguarda la preparazione di Genova, ogni famiglia e ogni Operatore-amico dovrebbe preparare due brevissime e distinte relazioni per avere due punti di vista.

Ogni relazione (una della famiglia e una dell'amico) dovrebbe, attraverso un breve schema per punti chiave scritto, mettere in evidenza i cambiamenti del bambino/ragazzo dopo un anno di ricerca: dal settembre 2009 al settembre 2010.

- annotare dal proprio punto di vista (uno della famiglia e uno di operatore-amico) i cambiamenti nell’ambito delle relazioni con gli altri, nel linguaggio, nel modo di muoversi, orientarsi, camminare, atteggiamento generale, nei saper fare...

- includere i punti di vista di quelle persone che sia in famiglia che fuori hanno in qualche modo notato progressi nei bambini e ragazzi.
aggiungere quindi i punti di vista di altri che entrano in contatto con il bambino: il punto di vista del pediatra, della zia, della vicina,... dell'insegnante,...del negoziante,… brevi frasi sintetiche che sottolineano e mettono in evidenza cambiamenti comportamentali, relazionali, di atteggiamento… nel prima e dopo un anno di ricerca.

- costruire brevi filmati e/o mostrare foto che mettano in risalto la differenza tra il prima (settembre 2009) e il dopo (settembre 2010).

- un breve profilo di ciò che si desidererebbe per il prossimo anno di ricerca-formazione-azione.

- I cambiamenti auspicati per il prossimo anno di ricerca-formazione-azione

ci vediamo a Genova

Andrea e Alice

LA FAMIGLIA DI ALBERTO SCRIVE:


Durante questo anno di ricerca Alberto ha fatto tanti passi avanti, a volte sono stati piccoli passi, altre dei grandi balzi.

L’ANSIA:

uno dei traguardi più importanti che Alberto ha raggiunto è un maggiore controllo della propria ansia. Questo gli ha permesso di fare grandi conquiste che gli hanno dato l’opportunità di essere più autonomo, addirittura indipendente in alcuni casi, e hanno aumentato di gran lunga la sua autostima facendogli percepire che “ce la può fare”.

A SCUOLA: due anni fa voleva sempre uscire dalla classe (non sopportava i luoghi troppo affollati, non sopportava la confusione..), si tirava indietro quando gli venivano proposte certe attività come stare al banco a completare le schede, scrivere tante volte determinate lettere o numeri (non riusciva a capire il senso di tali attività; la sua mente, incapace di evadere, non sopportava quella monotonia ossessiva)…. Se veniva interrogato o se percepiva la volontà degli altri di coinvolgerlo in prima persona, si chiudeva in se stesso, non riusciva ad esprimersi: l’ansia lo bloccava.
Lo scorso anno, invece è stato tutto un crescendo di conquiste.
Ha iniziato a stare in classe con i compagni portando avanti il loro stesso programma, fatta eccezione per l’italiano; ad offrirsi volontario per ripetere, davanti alla classe, le tabelline; ad ascoltare le favole che la maestra leggeva alla classe e a partecipare anche lui alla discussione che ne seguiva esprimendo il suo parere….
Riporto il giudizio del primo quadrimestre redatto dalle sue insegnanti: “L’alunno accetta con entusiasmo le attività proposte e svolge i compiti con regolarità. Porta a termine le attività soprattutto se sollecitato dall’adulto. E’ ben inserito nel gruppo classe ma non è ancora collaborativo durante i laboratori di arte e immagine, preferendo quelli di musica e teatro…”
E quello di fine anno scolastico: “L’alunno nel corso dell’anno si è impegnato. I suoi tempi di attenzione sono migliorati, ma ha ancora bisogno dell’adulto per portare a termine le attività. È più collaborativo nelle attività svolte con la classe….”


FUORI CASA: lo scorso anno Alberto ha preso il vaccino antinfluenzale entrando dal medico da solo, sereno e cosciente di ciò che lo aspettava, si è scoperto il braccio e ha permesso alla pediatra di fare l’iniezione, si è ricoperto il braccio e ha ringraziato. La pediatra non credeva ai suoi occhi!
Le volte precedenti lo avevamo portato con l’inganno, avevo dovuto reggerlo e lui aveva pianto.
Nessuno gli aveva spiegato cosa gli sarebbe successo, non aveva visto me prendere il vaccino prima di lui, non aveva potuto rendersi conto che non succedeva assolutamente niente di brutto.

Alberto vuole fare da solo: vuole andare al bagno da solo quando ci troviamo al cinema, al ristorante…; vuole entrare da solo nel negozio per noleggiare o riconsegnare un DVD: inserisce la tessera, digita il codice e sceglie il film che vuole vedere (io lo aiuto ad individuare il nome poiché non sa leggere), toglie la tessera la inserisce nel distributore e ritira il DVD (la stessa cosa quando lo deve riconsegnare); al supermercato prende il numero (io lo aiuto a decifrarlo se è troppo grande), aspetta il suo turno, chiede ciò che desidera e lo ritira (quando andiamo al forno porta il suo marsupio e paga anche); quando abbiamo finito di fare la spesa, usa la cassa automatica, seleziona le varie opzioni, introduce le banconote, ritira il resto…

Prima, invece, non era così: dovevamo essere noi a spingerlo a fare, a costringerlo. Lo correggevamo bruscamente quando sbagliava e lui entrava in ansia, si arrabbiava e si puniva mordendosi. Non rispettavamo i suoi tempi, non facevamo prima noi per fargli vedere come si fa, non facevamo con lui per fargli capire, non gli trasmettevamo sicurezza (non ti preoccupare io credo in te, ce la puoi fare), ma ansia (Vediamo un po’ cosa sai fare; beh proviamoci, ma chi sa se ci riuscirai! Ok lo hai fatto, ma sarà stato un caso o avrai capito davvero?...)


A CASA: Alberto inizia ad esprimere le proprie emozioni sia positive che negative. Quando litiga con il fratello o qualcuno lo sgrida o si fa male ed io non sono presente, anche a distanza di un po’ di tempo, appena mi vede dice: “Io ho pianto” o “Io sono triste” o “Babbo si è arrabbiato”…e a volte riesco anche a farmi spiegare il perché. Allo stesso modo, quando riesce a fare qualcosa, quando fa pace con il fratello…dice: “Io sono un campione” o “Io sono felice”…
Prima, invece iniziava a piangere, ma non riusciva a dire niente. L’ansia era troppo forte.
Adesso riesce a dominare meglio anche la rabbia. Quando qualcuno lo sgrida usando un approccio un po’ troppo brusco dice: “Basta, smettila, fa la finita!”, mentre, in passato, avrebbe iniziato a mordersi o a tirarsi gli schiaffi. Capita anche che chieda spiegazioni dicendo: “Perché sei arrabbiato/a con me?”.
In alcuni casi riesce a cogliere il tono ironico delle cose e sta allo scherzo dicendo: “No, scherzi!”.
Prima, se qualcuno cercava di scherzare un po’ con lui, prendendolo benevolmente in giro, lui non capiva il tono ironico della cosa e si arrabbiava o iniziava a piangere.


L’AUTONOMIA:

limitare l’ansia, iniziare a riconoscere e dominare le emozioni…ha permesso di preparare il terreno per far sviluppare la capacità di pensare/ragionare, cioè di rielaborare le informazioni, le abilità…che si sono acquisite in un contesto ed utilizzarle in un altro. Anticipare gli eventi, narrarli, farli insieme, riviverli attraverso le immagini….in un’atmosfera multisensoriale (immagine, musica, movimento, emozione…) ha fornito ad Alberto gli “appigli” necessari a fissare nella propria mente i vari contenuti (informazioni, abilità..) che gli hanno permesso di iniziare a ragionare e acquisire nuove competenze. Tale capacità di ragionare sta alla base dell’indipendenza.

Nel corso dello scorso anno Alberto ha acquisito e/o consolidato varie autonomie/indipendenze:

- si abbottona la camicia
- se un capo da indossare è al rovescio se ne accorge o lo addirizza
- si pulisce il sedere quando fa la cacca
- si lava
- si prepara per andare a letto
- si veste
- si cambia se si accorge di essere sporco
- inizia ad esprimere le sue preferenze su ciò che gli piace (cibo, capi di abbigliamento..)

Spesso se trova degli ostacoli sulla sua strada cerca la giusta strategia per superarli:

- quando gioca con la Play Station e non riesce a fare un certo percorso, torna indietro per prendere meglio la mira, calcola i tempi giusti per superare un ostacolo…riuscendo così a concludere anche i livelli più complicati (prima non era nemmeno capace di far muovere il personaggio, non si rendeva conto delle regole del gioco…)
- una volta stava mettendo le patatine nella padella e, per paura di bruciarsi, le ha sistemate vicino al bordo; poi li non c’era più spazio e lui ha preso una sedia, è salito sopra e ha occupato anche lo spazio restante
- se, dopo aver fatto la spesa, va a mettere a posto il carrello e non riesce a riprendere la moneta prova un po’ e poi, magari, cambia fila e riprova
- se si rende conto che uno dei computer del videonoleggio è bloccato, sfila la tessera e prova in un altro…

IL LINGUAGGIO:

l’essere più sicuro di se e delle proprie capacità, l’aver cercato di fornirgli i giusti “appigli”, l’aver cercato di “legare” le cose attraverso un filo immaginario che ha dato loro un senso, ha favorito anche il linguaggio o meglio la volontà di esprimersi.

- adesso, come ho detto anche prima, esprime il proprio disagio e la propria felicità di fronte agli eventi: “Sono triste”, “Ho pianto” , “Sono felice”
- coglie ed esprime alcuni stati d’animo delle persone che gli sono vicine: “Perché sei arrabbiato con me?”, “Adesso sei felice?”…
- quando va in qualche posto con il padre capita che, al ritorno, mi racconti dov’è stato (sono ancora brevi frasi, ma sono spontanee!); prima non riusciva a dire niente.
- se vuole qualcosa chiede il permesso e ringrazia felice quando gli viene concesso di fare una cosa a cui tiene: “Grazie che mi ha comprato, fatto, ….questo”
- mi piace quando inizia il discorso dicendo: “Sai...o Senti…” ed esprime un suo stato d’animo, una richiesta, un pensiero… prima non era mai accaduto, dovevamo essere noi ad interpretare i suoi segnali
- racconta le storie che abbiamo letto, ma ne crea anche di nuove; attraverso il gioco simbolico concretizza i personaggi di alcune storie utilizzando oggetti, pupazzi…e li fa interagire tra loro
- canta le canzoncine riuscendo ad imparare il testo a memoria e a seguire il ritmo…riesce a cantarle davanti a noi, mentre prima si vergognava e si bloccava: dovevamo ascoltarlo di nascosto.
- propone di fare alcune cose (invitare i nonni a cena, fare la ginnastica tutti insieme…), di andare in certi posti, di cucinare determinate pietanze…
- se si accorge che sto uscendo mi chiede: “Dove vai?” e quando torno “Dove sei stata?”…


PUNTI DI VISTA DELLE PERSONE CHE RUOTANO INTORNO AD ALBERTO:

in generale le persone che ruotano intorno ad Alberto, soprattutto coloro che non lo vedono tanto spesso, hanno sempre notato dei cambiamenti positivi. Mi dicono che il bambino è maturato, che ha fatto passi avanti…mi sembrano soddisfatte di ciò che vedono.
In particolare mi è rimasta impressa la frase di un genitore con un figlio x fragile un po’ più grande di Alberto che ho incontrato in occasione della vacanza a Trodena (una settimana in cui le famiglie con figli x fragile si incontrano e vivono una vacanza insieme confrontandosi…). Sicuramente era già qualche giorno che osservava Alberto tra gli altri bambini con la sua stessa patologia. Durante il pranzo, visto che eravamo seduti vicini, sempre guardando mio figlio, ha esclamato:
“Lui è diverso”.

La pediatra di Alberto, nel corso della tavola rotonda che abbiamo organizzato il 28/02/10 in occasione della giornata delle malattie rare, ha detto riferendosi ad alcuni dei suoi piccoli pazienti, tra cui Alberto (mi guardava negli occhi, per cui ho sentito mia questa affermazione):
“Tutti i miei bambini hanno fatto veramente cose grandi, in termini di terapia, di riabilitazione, di relazioni sociali; permettetemi: hanno fatto opere d’arte andando molto oltre quello che normalmente si legge come possibile…”

LA FAMIGLIA DI ENRICO SCRIVE:


Attività ludica

Enrico mostrava di aver raggiunto una buona autonomia nei giochini sonori; aveva capito il meccanismo del “spingo il bottone-il gioco suona” e lo faceva – dopo qualche istante di osservazione - anche con giochi che non aveva mai visto prima. Abbiamo però notato che spesso Enrico lo faceva “a ripetizione” senza attendere, ad esempio, che il motivetto musicale finisse. Così li abbiamo tolti di mezzo quasi tutti, lasciando solo quelli con un meccanismo più complesso, quelli cioè che richiedevano una combinazione di tasti in sequenza per ottenere un certo risultato. Ad esempio, Enrico ha un cagnolino di peluche con determinate parti del corpo evidenziati (orecchie, naso, piedi, mani e pancino); Enrico ha notato che se si premeva la mano verde, al secondo premere scattava l’applauso e applaudiva anche lui. Ho lasciato il gioco perché ho capito che Enrico voleva procurarsi l’applauso e sapeva farlo riconoscendo anche la canzoncina che anticipava l’evento.

Un altro gioco che piace molto ad Enrico è una casetta di plastica in cui ci sono dei pupazzetti che rappresentano papà, mamma e bimbo. Nella casetta ci sono i mobili, letto, culla, tavolo sedie, frigorifero, water e lavandino. Anche la casetta veniva utilizzata da Enrico come un gioco sonoro, dato che ,fuori la porta c’era il campanello che suonava, dentro la casetta c’è il telefono e aprendo il water (non chiudendolo, bah!) si sente il rumore dello sciacquone. Stiamo cercando di spostare il gioco sul diverso piano del gioco rappresentativo: papà torna a casa e suona il campanello poi entra, papà prende la macchina e va al lavoro, la mamma apre il frigorifero e prepara la pappa, il bimbo fa la pipì nel water e così via, cercando di raccontare una storia. Enrico si diverte ma deve fare questo gioco assieme ad un adulto per non cedere nella tentazione di fare tutto a ripetizione e senza senso.

Un altro gioco che gli piace molto è la palla; la sa lanciare anche se spesso non in direzione di qualcuno, mentre per lui è più facile indirizzarla facendola strisciare a terra. Inizia a colpirla con i piedi e a portarla con se mentre corre. Ultimamente sta utilizzandola in maniera creativa, ad esempio mentre cucino prende la paletta che ho messo sul tavolo e la utilizza tipo racchetta per spingere la palla che sta a terra.

Gli piacciono molto i libri illustrati, spesso è lui a prenderli e a propormi di leggerli o ad iniziare a leggerli da solo. In uno in particolare ci sono gli animali della fattoria. Ha aperto nella pagina con la mucca e ha richiamato la mia attenzione indicandomi la pagina. Io ho detto “la mucca-muuuu” e lui mi ha guardato contrariato ed ha indicato un piccolo gatto illustrato dietro alla mucca e ha detto “GAaa” e io ho risposto “ che bel gattino! Come fa?: miao miao miao.” E lui, per essere sicuro che io avessi capito ha girato le pagine del libro finchè ha trovato un’altra pagina con illustrato lo stesso gattino, l’ha indicato di nuovo e ha detto “Gaaa”.
Enrico riconosce tantissimi animali e giochi dai libri, li apre tutti dal verso giusto – non li guarda mai sottosopra – e associa le immagini alle cose.
Gli unici libri che ancora non lo attraggono – a parte quelli di astrofisica - sono quelli che propongono dei particolari materiali o consistenze da toccare. Enrico su quelli fa resistenza e io non insisto più di tanto, anche perché lui si alza e ne prende un altro.

Vista la sua capacità di sfogliare, questa estate gli ho costruito un album di foto, ci sono la mamma, il papà, i nonni, lo zio, i suoi amichetti, i suoi giocattoli preferiti, il cane (si chiama luna) ma anche i momenti della sua giornata, quando mangia, dorme o fa il bagnetto. Enrico lo sfoglia con molto piacere, indica tutto e indicando a volte “chiama” quello che indica. L’altro giorno lo ha aperto, sfogliato, è arrivato alla pagina del cane e ha detto “…Nnna”. Inoltre lo mostra con piacere a tutti quelli che vengono a casa e i suoi amichetti più grandi vogliono far parte dell’album e mi chiedono di fargli una foto per inserirla nell’album di Enrico.


Aspetti relazionali

Quando qualcuno viene a trovarci a casa Enrico lo porta di corsa nella sua cameretta indicando la strada e blablando contento. I bambini a volte li prende per mano per condurli e, una volta arrivato in cameretta, mostra loro i suoi giocattoli. Se i bambini sono più grandi di lui li tira verso il basso con la manina invitandoli a sedersi a terra per averli alla sua altezza. Ha un carattere gioviale e aperto.
Questa estate siamo andati in vacanza con un’altra famiglia con due bambini, un maschietto dell’età di Enrico e una femminuccia di 5 anni. Dividevamo lo stesso appartamento. Il lettino di Enrico che ha una porticina di ingresso era diventato la loro tana, giocavano a rincorrersi e ad entrare nel lettino il più velocemente possibile. Hanno fatto amicizia. La bambina di cinque anni trattava Enrico in maniera molto materna, lo abbracciava, lo baciava, gli insegnava come usare la paletta sulla sabbia ed Enrico si è molto affezionato e ha iniziato a ricambiare le stesse coccole. La cosa carina è che la bimba lo sgridava anche “ ma come, mi vuoi tanto bene e poi mi tiri i capelli?” ed Enrico capiva, si mostrava dispiaciuto e non lo faceva più.
Con il maschietto più piccolo era una guerra: volevano gli stessi giochi, si tiravano le cose in testa, Enrico ha iniziato a prenderlo per la maglietta e a tirarlo a terra per poi prendere il suo gioco. Però si cercavano anche, questo bambino chiamava Enrico con la manina per indicargli di andare da qualche parte e Enrico – che ancora non chiama con la manina - lo seguiva.
Nel mese di agosto invece Enrico ha trascorso qualche ora ogni giorno con la sua educatrice dell’asilo nido che spesso veniva accompagnata da sua figlia, una bambina di 4 anni. Enrico ha iniziato a darle i bacini, probabilmente riproponendo la modalità di contatto che aveva sperimentato durante la vacanza al mare con l’altra bambina, e questa purtroppo e diventata, temo, la loro unica modalità di relazione: passano ore a baciarsi ed abbracciarsi continuamente il che da un lato è bello e appagante per Enrico, dall’atro però secondo me un po’ riduttivo perché Enrico non impara molto.
Al parco è tutta una corsa. Passa dall’altalena che adora, allo scivolo che tenta di risalire al contrario. Vuole entrare nel laghetto con le papere e appena vede dei bambini più grandi giocare a palla vi si dirige deciso, salvo essere allontanato perché i bambini sono troppo grandi.
Per quanto riguarda l’asilo nido lascio la parola alla sua educatrice.


Autonomie

Enrico, si orienta molto bene negli spazi. Gira tranquillamente per casa, sa dove stanno le cose – le sue sono messe tutte a sua portata – e conosce la diversa destinazione degli spazi ( bagno per fare lava-lava, cucina per preparare la pappa, sala da pranzo per mangiare). Il trasloco, che abbiamo cercato di svolgere secondo le modalità che ci avete proposto è andato molto bene, così come non ci è sembrato problematico il suo adattarsi alla diversa casa che abitavamo nel periodo della vacanza. Lì abbiamo avuto l’attenzione di portare i suoi giochi preferiti e forse ci ha aiutato anche il fatto che ci fossero gli altri bambini, il mare.
Ci sono alcuni giochi che ho utilizzato per rafforzare la sua capacità di percepire gli spazi. Uno, come vi ho scritto in precedenza, è il nascondino “canticchiato”(ossia mi nascondevo continuando a canticchiare che mi ero nascosta) e l’altro, che ho introdotto da quando Enrico ha iniziato ad indicare è il fare la sua “macchinina”.Vi spiego: quando Enrico vuole qualcosa – e io so cosa – lo spingo a portarmici indicandomi la strada per arrivarci, come se io fossi il suo “mezzo di trasporto”; ad esempio, quando si sveglia e so che deve fare colazione, lo prendo in braccio e gli chiedo: “dove?” e lui indica la porta della sua camera; allora io corro verso la porta e, una volta arrivata mi fermo e gli chiedo di nuovo “e adesso dove?” e così via fino a fargli tracciare con il dito e con la mente tutto il tragitto da camera sua alla cucina. Arrivati in cucina lo faccio collaborare alla preparazione del biberon: mi indica il frigo, poi il biberon - e sto iniziando a fargli versare il latte – poi il microonde, lui spinge il bottoncino dell’avvio, poi gli do i biscotti, lui li mette dentro, io chiudo il biberon, lo agito e glielo porgo. Lui lo beve autonomamente, quando posso lo tengo in braccio.
Sto iniziando a proporre la stessa modalità “macchinina” anche per strada, dove però la macchinina è il passeggino: dov’è casa? (ovviamente quando siamo nella via limitrofa) lui indica la direzione allora io accelero con il passeggino.
Come vi avevo già detto mangia da solo con la forchetta, su mio invito è in grado di individuare il cassetto dove tengo i piatti e se glieli chiedo me li porge aiutandomi ad apparecchiare. Evidenzio sempre a chi sono destinati i piatti, le forchette e i bicchieri, mette la sua forchetta sul tavolo vicino al suo seggiolone. Sa che quando sono sporche le mani si lavano, gli propongo di lavarle solo dopo avergli fatto guardare le mani e avergli chiesto se sono sporche. Di fronte al bidet – che è stato destinato a suo lavandino – lui fatica a interiorizzare la sequenza bagna-insapona-strofina-sciacqua, gioca con l’acqua e basta. Si sofferma solo quando gli faccio notare che il sapone sulle mani fa le bolle, allora le guarda ma non vuole sciacquarle. Aiuta se chiudo l’acqua, allora si concentra di più sul sapone.
La mattina, se vede che mi pettino, vuole pettinarsi anche lui e si passa la spazzola tra i capelli. Se mi vede che mi lavo i denti vuole il suo spazzolino, lo mette in bocca e poi sotto l’acqua per quanto non si strofini i denti.
Riguardo al controllo degli sfinteri, vorrei raggiungerlo durante il prossimo anno, anche se Enrico ancora non parla. Gli faccio notare quando fa la pipì – spesso ci mette il dito mentre esce – gli faccio notare la cacca nel pannolino e la butto nel water e poi scarico e poi gli lavo il sederino e poi lo asciugo. Quando lo cambio lo poggio sul water e ho pregato le maestre del nido di fare altrettanto. A primavera inizio a togliere il pannolino e poi stiamo a vedere.
Intanto ho tolto la sponda del lettino; la prima notte si è svegliato in continuazione piangendo indicando la sponda che non c’era più. La seconda notte è caduto sul cuscinone che ho messo sotto quattro volte. La terza notte si è lamentato solo due volte: la prima si è riaddormentato sul cuscinone, la seconda è sceso dal letto, ci ha chiamato e ci ha portato in cucina perché voleva il latte. Durante il giorno invece si mette sul letto quando è stanco o quando vuole “leggere”.


Criticità e proposte per il nuovo anno.

Vi evidenzio un aspetto di criticità che trovo in Enrico. Quando gli dico che andiamo a spasso è felicissimo, prende la porta, scende le scale e vuole aprire il cancello per uscire. Spesso piange e si irrigidisce quando lo metto sul passeggino, vuole camminare a piedi. Accade però, quando lo faccio scendere, che lui voglia muoversi in autonomia, mal sopporta essere condotto per mano, vuole condurre lui e portarmi dove vuole. Il problema è che, se lo lascio scendere lui vuole fare le seguenti cose:
• Guida il passeggino lui e non vuole che lo spinga nessun altro, se metto le mani sul manubrio piange e me le leva. Deve farlo da solo. Ovviamente non sa dove va, rischia di prendere sotto gli ignari passanti e di andare a sbattere qua e là.
• Se gli proibisco di guidare il passeggino, allora inizia a fare la palla pazza, si dirige verso le porte ai lati della strada e tenta di aprirle, entra nei negozi. È un continuo acchiapparlo qua e là, per cui spesso lo lascio nel passeggino finché non arriviamo a destinazione.
Stessa cosa avviene se, ad esempio, dobbiamo andare dal medico o in un posto che non conosce, appena capisce dov’è la porta vuole uscire. Cosa posso fare?
Tra le proposte per il nuovo anno vi segnalo che, vista una attrazione naturale per la musica che riscontro in Enrico, ho pensato di iscriverlo ad un corso di propedeutica che utilizza il metodo SUZUKY che inizierà la prossima settimana. Sto valutando anche se proporgli un po’ di acquaticità il sabato con suo padre, gli piace molto stare in acqua e sarebbe un momento tutto loro.

LA FAMIGLIA DI PAOLO SCRIVE:


Paolo, quest’anno ha accettato molto bene il programma di ricerca-formazione-azione.
Dico questo perché il ragazzo si è sempre mostrato molto riservato e schivo nelle relazioni con gli altri; però in questo contesto ha reagito e condiviso molto bene il tutto, sentendosi protagonista di un progetto studiato esclusivamente per lui.
In Paolo notiamo una costante e graduale crescita che porta ad una maturità armonica, che gli permette di affrontare le diverse situazioni con sufficiente e giusto equilibrio.
Il buon risultato scolastico lo ha reso più forte e capace, aumentando la sua buona dose di autostima.
Come ben ricordate quest’anno Paolo ha seguito la programmazione paritaria all’istituto d’arte, con modalità facilitata e semplificata; il raggiungimento di questo obiettivo ci ha permesso lo svolgimento degli esami di qualifica, che si eseguono al terzo anno, sempre con programmazione paritaria.
L’insegnante di italiano che tra l’altro, era quella che aveva maggiori perplessità sul fatto che Paolo potesse svolgere un esame a tutti gli effetti, si è ricreduta, anzi è rimasta stupita e molto contenta per i contenuti della prova d’esame e soprattutto per la soddisfazione di aver visto il ragazzo mantenere una postura corretta, guardandola in viso mentre esponeva la lezione con calma e voce alta. .
Tutti gli insegnanti alla fine dell’esame si sono complimentati con lui.
Quest’estate è stato molto bravo nel saper gestire e selezionare le sue amicizie.
La sera quando non aveva preso accordi con nessuno, lui usciva ugualmente raggiungendo il punto di ritrovo dei giovani del paese, rimanendo in compagnia di amici del momento, agendo nella più completa autonomia e serenità.
Anche il suo rapporto con Salvo è cambiato, nel senso che, prima era quasi di totale dipendenza, ora riesce anche a non sentirsi così di frequente rispettando gli orari e i suoi impegni di lavoro, rimanendo comunque un suo valido punto di riferimento.
Diverso è il rapporto con gli amici della sua età, amici di sempre; infatti quest’estate in 5 hanno passato due giornate insieme, hanno preparato loro da mangiare e hanno anche dormito gestendo da soli il tutto; alla fine della piccola avventura lui è tornato a casa contento e soddisfatto.
Lo stesso gruppo a luglio ha trascorso una giornata al mare con pranzo a sacco, allietato il tutto da una bella passeggiata in mare aperto visitando le nostre splendide grotte su di un pedalò, tornando a sera stremati dalla stanchezza però molto felici.
Anche nelle partite di calcio in televisione è un buon motivo per riunirsi a casa di qualcuno e seguire insieme gli avvenimenti calcistici.
Il rapporto con la sorella Lisa, che è tre anni più piccola di lui, mette in luce ancora di più il ruolo di fratello maggiore pronto a controllare e contestare qualsiasi cosa fatta o detta che a lui non va bene, essendo lui molto riflessivo ed essenziale dando poco spazio a smancerie ed effusioni d’affetto se non ben collocati in contesti e tempi giusti.
A questo proposito è doveroso fare riferimento ad un episodio molto bello, sinonimo forse di una raggiunta maturità; durante la festa dei suoi 18 anni voluta e organizzata con tanta motivazione ed entusiasmo in campagna dal nonno, il DJ annunciò al microfono che il festeggiato avrebbe dovuto fare il primo ballo al centro della pista, con la mamma; io in quel momento ebbi un po’ di titubanza non riuscivo ad immaginare che tipo di reazione avrebbe avuto.
Invece al primo annuncio si è alzato prontamente e insieme abbiamo raggiunto il centro della pista e abbiamo ballato tutto il brano musicale abbracciati con tutti gli invitati intorno compiaciuti, senza un minimo accenno a voler interrompere prima della fine della canzone.
Potete immaginare la mia felicità e commozione…
Un altro elemento importante è stato quello di aver recuperato nella giusta maniera il rapporto con gli zii all’ufficio di grafica pubblicitaria.
Si era parlato anche di poter intraprendere qualche altra attività, tipo cameriere in un ristorante, dove avrebbe potuto sviluppare meglio alcune capacità relazionali, ma risultava oltre modo complicato, pertanto dopo un periodo di disorientamento da solo ha ricominciato a frequentare l’ufficio di grafica dello zio con un diverso approccio sia alle persone che all’attività presentatagli.
Infatti lo zio lo ha reso responsabile di piccole attività che hanno automaticamente fatto scaturire in lui un atteggiamento di coinvolgimento a 360° all’argomento lavoro, con un sorta di consequenziale necessità a presentarsi ogni giorno da mattina a sera intervallato dalla pausa pranzo, rilassamento pomeridiano, ascoltando musica o comunicando al pc con amici attraverso messanger o facebook.
Tra l’altro lui è stato molto coinvolto perché gli zii hanno traslocato come ufficio per cui tutto il mese di agosto ha dato una buona mano a preparare e chiudere pacchi da trasferire.
Questo ufficio è più distante rispetto all’altro, perché è collocato in periferia, per cui si sposta in bici; arrivato a casa mi racconta della giornata più o meno faticosa o impegnata che è stata.
Chiaramente ora con l’inizio del nuovo anno scolastico la cosa sarà molto ridotta, ma sicuramente anche qui saprà agire con misura ed equilibrio.
Il negoziante di fiducia che lo conosce da tanto tempo, riconosce che i miglioramenti in Paolo anche se piccoli e graduali ci sono stati; infatti fino a non molto tempo fa lui andava nel suo negozio per farsi preparare un panino e non portava mai i soldi, perché poi concludeva dicendo “ poi passa papà”.
Invece è stato lui stesso a farci notare che ora Paolo quando va nel suo negozio a farsi il panino porta sempre con sé i soldi, si sceglie il panino che vuole paga e saluta compiaciuto.

Quest’anno
- Vorremmo sviluppare meglio la conoscenza e l’uso del denaro. Riteniamo che sia fondamentale e prioritario.
- Dobbiamo affrontare il prossimo anno scolastico, IV^ Istituto d’Arte (Paritario), seguendolo per confermarsi nel risultato.
- Deve proseguire con l’attività sportiva due volte alla settimana in piscina.

Gli avvenimenti che giornalmente si susseguono, ci portano a dire che le cose avvengono naturalmente, attraverso un lavoro di educazione, coinvolgimento in tutte le attività familiari, prima o poi l’autonomia e l’indipendenza la raggiunge , imparando ad essere un vero uomo.

Attualmente è molto sereno e soddisfatto della sua qualità di vita.

LA FAMIGLIA DI FILIPPO SCRIVE:

Relazioni con gli altri

IERI: Filippo nei rapporti con gli altri,sopratutto con i bambini si mostrava disinteressato. Le poche volte che si avvicinava agli altri, 1, erano adulti, 2, mostrava tanta diffidenza, qualsiasi cosa si proponesse al di fuori del cibo non veniva considerata.
OGGi:Cerca il rapporto con tutti, saluta anche la gente che non conosce (incontrata per strada),gioca con i bambini nei vari contesti ,al mare ,ai giardinetti ecc… si sono ampliati i suoi interessi chiede di andare ai parchi acquatici,di guidare la macchina, di lavare i piatti, giocare a nascondino ecc.

Linguaggio

IERI: Utilizzava i pochi termini conosciuti in maniera insensata, ripetendoli continuamente,qualche volta non veniva capito nemmeno da me che sono la madre.
OGGI:Ha arricchito il suo vocabolario,formula frasi di senso compiuto, l'uso del linguaggio è contestualizzato e ben articolato, esprime con chiarezza i suoi concetti e viene capito da tutti.

Modo di muoversi

IERI: Il fattore ansia incideva anche nel suo modo di muoversi al punto tale da irrigidirlo,tutto ciò che gli veniva presentato per la prima volta lo spaventava, non osava toccare (farina,riso,pongo ecc).
OGGI: Si muove con padronanza in tutti i contesti, i luoghi affollati non bloccano più i suoi movimenti, al mare s'immerge nell'acqua fino all'altezza del collo, nei parchi acquatici, come tutti i bambini si diverte a scivolare all'interno delle piscine, ama correre, stare all'aperto, porta a spasso il suo cane, esce di casa da solo per andare a giocare in giardino, si diverte a mangiare e preparare dolci.
Orientamento
IERI: Sin da piccolo ha mostrato di avere senso di orientamento
OGGI:Lo ha raffinato, si muove con padronanza in tutti gli spazi conosciuti; nei nuovi si sofferma a guardare e va tranquillamente.

ATTEGGIAMENTO GENERALE

IERI: Filippo è sempre stato un bambino tranquillo, poche cose lo incuriosivano, assumeva atteggiamenti ripetitivi. Non rispettava le regole, non ascoltava, i suoi tempi attentivi erano minimi.
OGGI: Rispetta le regole, aiuta ad apparecchiare e sparecchiare la tavola,tiene in ordine la sua camera, le scarpe, la cartella. Gli atteggiamenti ripetitivi sono diminuiti notevolmente.
Nota: In questo anno Filippo ha fatto tanti progressi, grazie alla professionalità, all'esperienza al rigore e alla dedizione di ogni componente di questa equipe Ricerca-Formazione-Azione "Il filo di Arianna"
Mi auspico di continuare a essere formata , per aiutare i nostri bambini-ragazzi ad acquisire più autonomie possibili, di consolidare il rapporto con le famiglie del primo anno ricerca e di essere di aiuto alle nuove famiglie.

LA FAMIGLIA DI MICHELE SCRIVE:

In questo primo anno di ricerca-formazione-azione, Michele ha acquisito una maggiore consapevolezza all’interno delle diverse situazioni e contesti: al supermercato, dove prende parte attivamente ad ogni momento dell’acquisto di un prodotto: individuare il prodotto tra gli scaffali, dirigersi alla cassa, pagare, imbustare…), al parco, per la strada (mi prende più spesso la mano e percorriamo insieme la strada, invece di sfuggirmi, come era solito fare), in autobus (dove fa il biglietto e prende il suo posto), in libreria…
Per raggiungere questo risultato è stato indispensabile inserire Michele all’interno dei diversi processi operativi e progettuali ( per andare a fare la spesa, devo preparare una lista con i prodotti che mi occorrono, altrimenti potrei dimenticarmi di comprare qualcosa, poi devo prendere i soldi e sapere quanti me ne occorrono, preparando un listino prezzi…, oppure nella preparazione di qualcosa in cucina-foto pizza-, foto dove Michele viene coinvolto in ogni momento della preparazione, e vi partecipa attivamente). Anche questa estate, al centro estivo, prima di iniziare l’attività di nuoto Michele era inserito all’interno di un processo: apriva lo stanzino degli attrezzi (tubi, cerchi, palloni) e li distribuiva ai suoi compagni ed era ben felice di farlo. Poi insieme, finita l’attività li riportavamo nello stanzino.
Michele in alcune occasioni ha mostrato di saper gestire bene emotivamente l’imprevedibilità e di sapersi orientare bene nello spazio: un giorno il supermercato dove solitamente andavamo a comprare la pizza era chiuso per ferie, e questo noi non lo potevamo prevedere. Michele non ha reagito male come accadeva di solito quando una sua aspettativa veniva disattesa, ma mi ha condotto, in un negozio di alimentari, (che io non conoscevo), poco distante da casa, siamo entrati e lì ha chiesto la pizza. Ha preso autonomamente un’iniziativa, senza che io gli suggerissi nulla.
Michele ha anche acquisito una maggiore capacità di rispettare le regole : non chiede più insistentemente di guardare i dvd perché sa che lo si deve fare solo in determinati momenti della giornata, sa che se vuole raggiungere un posto per lui tanto ambito, mi deve tenere la mano per la strada, altrimenti si ritorna a casa, sa che se vuole entrare in piscina deve prima fare la doccia… Nonostante questo mio rigore e direttività abbiano inizialmente provocato rabbia in Michele, successivamente hanno contribuito a creare un rapporto di fiducia e di maggiore complicità. Michele, mostra infatti meno atteggiamenti pregiudizievoli nei miei confronti, cerca la mia conferma con lo sguardo, rispetto a ciò che sta facendo e si abbandona più spontaneamente alla relazione.
Il grande piacere che Michele prova nel mangiare, mi ha dato l’occasione di sfruttare l’ambiente cucina per esercitare la manualità, preparando ad esempio la pizza, la merenda (spalmare il formaggino sul pane, utilizzare correttamente le forbici…), per apprendere nozioni come grandezze, forme, colori, oltreché per condividere un momento piacevole insieme.
Michele ha mostrato dei miglioramenti anche nelle autonomie: nel vestirsi da solo, nel prepararsi la borsa per uscire, per andare al mare… Questa estate, al centro estivo, Michele era uno dei pochissimi bambini che riponeva ordinatamente i suoi vestiti nello zaino, senza lasciare nulla in giro. Attraverso il mio esempio e il nostro fare insieme, Michele ha acquisito una migliore capacità nel sapersi gestire in tali autonomie.
Michele ha mostrato dei miglioramenti anche nel linguaggio: migliore è la pronuncia di alcune parole. Si sforza di pronunciare correttamente le parole di una canzone e di ricordarle. Inoltre mostra una migliore intenzionalità comunicativa nella produzione di brevi frasi anche se ancora prevalentemente legata ai suoi bisogni.
Gli educatori che hanno conosciuto Michele negli anni precedenti, mi hanno parlato, quest’anno, di un Michele meno oppositivo e più collaborativo ed in effetti i momenti in cui si arrabbia sono minori per intensità e frequenza.
Il negoziante si rivolge direttamente a lui quando andiamo a comprare la pizza perché lui prontamente ed adeguatamente risponde.
Nella relazione con i coetanei Michele, mostra delle difficoltà; cerca più spesso l’adulto come figura di riferimento ed anche come compagno di giochi. Questa estate, al centro estivo, si è divertito molto con gli altri bambini durante i giochi in acqua, ma al di fuori di quel contesto, non cercava un ulteriore contatto con loro. Mostra ancora la tendenza ad isolarsi.
Fattore Ansia, che sicuramente viene meno se c’è una anticipazione di quello che accadrà e se viene attivamente inserito all’interno di un processo, ma permane con delle reazioni di grande sofferenza da parte di Michele.






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