RIFLESSIONI SULLO STAGE DI RIMINI -PARTE SECONDA-
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RIFLESSIONI SULLO STAGE DI RIMINI -PARTE SECONDA-
Mercoledì 16 settembre 2009, 22.06
Il professor Nicola Cuomo scrive:
“Carissima Susana,
la tua attenta relazione si va ad unire a quella di Ilaria (manca dell'ultima giornata della preparazione alla festa - tu non eri presente) la mia proposta è che Cristina concluda le osservazioni relative all'ultimo
modulo e poi si facciano girare le relazioni per tutto il gruppo comprese queste mie riflessioni.
Girare le relazioni per aggiungere, riflettere, completare, confermare, sconfermare,... un forte dibattito intorno alle relazioni che vorrei poi analizzare con voi
Perrtanto ogniuna di voi appartenente al gruppo scriva cercando di far evolvere il vortice comune di messaggi.
Scrivetevi, rispondetevi,... fate girare le vostre opinioni e riflessioni in modo da parlarne nel prossimo incontro.
Nicola Cuomo”
Giovedì 17 settembre 2009, 8:00
Cristina scrive:
“Martedi mattina:
Con la spesa già fatta il giorno prima, e con l’emozione di preparare la festa e fare la sorpresa ai genitori abbiamo deciso di dividerci in gruppi per preparare la macedonia, il tiramisu, la torta all'ananas........ Se il primo giorno la situazione si è svolta in modo abbastanza disordinato, martedi mattina è stato possibile fare una corta riunione insieme a tutti i ragazzi per decidere insieme i ruoli nella preparazione della festa. Ognuno di loro ha espresso il suo desiderio orientato anche da quello che sapeva già fare. Anche i piccoli che il primo giorno sembravano difficili da coinvolgere in un’attivita per più di 5 minuti sono stati presenti e molto interessati a tutto quello che stava succedendo. Uno dei ragazzi grandi, Giorgio, ripeteva continuamente che tutto quello che faceva era per “LA FESTA”. I ragazzi hanno tagliato, mescolato, sbattuto le uova, contato, seguito una ricetta scritta, etc....... però hanno anche assaggiato, sentito gli odori, ornato la torta, etc.
Si è notato che i bambini piccoli, invece d’intercalare momenti di partecipazione nelle attività di gruppo con momenti in cui volevano giocare col pallone, in questo momento sono stati molto concentrati sull’attivita di cucinare, anche se andavano da un gruppo ad un altro. Si è notato come ai piccoli faceva piacere sporcarsi, mescolare, assaggiare, giocare mentre cucinavano, invece i grandi erano seri e avevano l’intenzione di far funzionare il tutto per realizzare una “BELLA FESTA”. Sembrava che si sentissero anche responsabili dell’esito della festa. Alberto sembrava interessato solo in brevi momenti ed era molto attratto dalla fotocamera e dalla videocamera. Notando questo, due operatrici hanno colto l’occasione per proporre di fare foto a chi stava preparando i dolci, d’inquadrare la preparazione di quello che avremmo assaggiato dopo.
Filippo era sempre pronto a mescolare. Ha anche utillizzato lo sbattitore elettrico, provando a cambiare la velocità quando ha sentito che andava piano. Se all'inizio scappava in strada, sembrava triste che la mamma era partita e sembrava difficile per gli operatori interagire con lui, adesso Filippo era sempre in mezzo agli altri ragazzi, assaggiando e giocando con gli ingredienti.
Pur seguendo il filo della preparazione della festa, i gruppi che avevamo stabilito la mattina, le strategie e i modi di fare concordati, gli operatori erano pronti a riorganizzare le attivita: uno dei ragazzi era molto attrato della camera foto, alcuni cambiavano gruppo ogni 5 minuti, qualcuno guardava soltanto. Allora, la camera e la videocamera sono andate in mano ad Alberto, che a differenza del giorno precedente orientava la camera verso i ragazzi che lavoravano, non verso se stesso.Gli operatori erano sempre pronti ad “aver bisogno” dei ragazzi piccoli che andavano da un gruppo al altro, e Paolo è stato bravissimo a ripassare le attivita che avremmo fatto il pomeriggio per la festa: decorazioni, musica, paloncini, etc....... e a seguire i lavori degli altri. A lui non piace sporcarsi e non sembra molto attratto dal cucinare, invece è contento di organizzare, assagiare e dirci il suo parere.
Le due ragazze hanno preparato il tiramisù stando molto attente ai bambini piccoli che volevano assaggiare la crema e fermandoli. Esse hanno mantenuto il loro compito e si sono interessate alle altre cose soltanto quando il tiramisù era pronto..
Martedi pomeriggio:Festa
Il breve tempo (quasi un'ora) prima della festa è stato utilizzato per coinvolgere i ragazzi nel concludere le preparazioni (decorazioni, palloncini, musica, macchina fotografica.......). Giorgio che si era interessato tantissimo alla festa, che era sempre quello che propponeva agli altri, non ha partecipato alla festa perchè è partito subito dopo pranzo. Sapendo questo, credo che sia un elemento importante non finire qui questa esperienza per Giorgio. Si può costruire l’album della festa ed un filmato di quanto accaduto per far sentire Giorgio orgoglioso del suo lavoro e capire l’importanza dell’emozione e del ricordo. Durante un incontro, il Prof Cuomo ha letto una lettera nella quale si parlava del fatto che le foto per un ragazzo grande non vanno bene, non sono interessanti. Credo che è un’occasione per far notare come le foto, utilizzate in una certa maniera, sono uno strumento per collegare i ricordi ed i pensieri, che producono sviluppo cognitivo, facendo seguire il filo d'Arianna...
Siamo partiti tutti insieme verso la sala dove lavoravano i genitori. Ognuno sapeva quello che doveva fare: servire i dolci ai genitori, collegare il Pc per la musica,....... Se all'inizio, il primo giorno più che altro, non era assolutamente adatto andare fuori con i ragazzi, utilizzare gli spazi aperti e dispersivi, per andare dall’albergo alla sala gli operatori hanno prestato attenzione, però le relazioni di “conoscenza-amicizia-fiducia” hanno creato il modo di poter gestire i ragazzi.”
Giovedì 17 settembre 2009, 08:15
Susanna C. scrive:
“Sono appena trascorsi quattro giorni impegnativi, di lavoro intenso e caratterizzati da forti emozioni, durante i quali ho anche conosciuto persone fantastiche.
All'inizio è stata dura: il primo giorno ero molto scoraggiata...non riuscivo a comunicare con i più piccoli: parlavo loro e mi guardavano come se non capissero la mia lingua..non riuscivo a trasmettere interesse de emozioni con i più grandi...questo mi ha scoraggiata molto..non credevo fosse tanto difficile. Sono stata molto tempo con Michele (un'ora e mezza che sembrava infinita)..all'inizio l'ho seguito credendo che in quel momento forse era meglio instaurare una relazione con lui che non costringerlo a stare nel gruppo...quindi tentavo di farlo tornare all'hotel, ma senza essere troppo transigente...ad un certo punto però mi sono trovata in seria difficoltà..la mia mente sembrava svuotata dalle idee...sono riuscita a convincere il bambino chiedendogli di farmi vedere il letto dove aveva dormito (non sapendo che non dormiva in albergo...); quando sono tornata e Susana mi ha dato il cambio (Michele vedendo l'albergo ha cominciato a scappare di nuovo) ero abbattuta, sconfitta...non ero riuscita a mettere in pratica gli insegnamenti in modo corretto dal momento che non ero riuscita a “condurre la cariola” ...
La mattina del secondo giorno alcune di noi hanno espresso alcune difficoltà emerse il primo giorno; il professore è stato duro...in un primo momento mi sono sentita confusa e sicura che non sarei riuscita a fare la cosa giusta...ma, manmano che trascorreva il tempo, mi sono resa conto che cambiando piccole cose, modificando alcuni atteggiamenti, tutto sembrava più semplice..in pochi giorni abbiamo instaurato una forte relazione fra noi e con loro.
Oggi (ultimo giorno) l'entusiasmo era tanto...i bambini e i ragazzi ricordavano perfettamente che si sarebbe fatta una festa! Su consiglio del professore abbiamo fatto una sorpresa raggiungendo noi i genitori al Municipio, invece che viceversa..
Solo due giorni fa volevamo stare in un post chiuso perchè i più piccoli scappavano ovunque...oggi ci siamo spostati in gruppo senza nessun timore: tutti hanno aiutato a portare qualcosa...chi portava la torta, chi le casse per la musica, chi portava le nostre valige...nessuno si è rifiutato di aiutare (nemmeno Alberto), nessun piccolo è scappato..
La motivazione della sorpresa a mamma e papà era forte e l'entusiasmo cresceva ad ogni passo verso il Municipio: le mamme e i papà avrebbero assaggiato i loro dolci, ascoltato la loro musica, visto i loro festoni...l'importanza della motivazione, del comunicare non solo con le parole ma usando tutti sensi, non mi sono mai state così chiare.”
Giovedì 17 settembre 2009, 08:30
Silvia scrive:
“Pensieri su Rimini
Difficile, molto difficile chiudere in parole una esperienza così forte, così profonda, così arricchente. Difficile ancor più raccontare. E’ possibile raccontare fatti, episodi, descrivere luoghi, dipingere volti e tratteggiare persone. Ma è quasi impossibile trasmettere il clima, le sintonie, i rapporti, le sensazioni.
L’esperienza è stata fondamentale per la mia formazione. La convivenza con i ragazzi e le famiglie ha permesso di capire più a fondo molti aspetti che sarebbe rimasti superficiali.
Gli incontri di sabato e domenica sono stati illuminanti.
Mi ha colpito molto l’analisi sistematica e minuziosamente dettagliata dei casi e mi sono resa conto di quanto impegno e lavoro sia necessario per arrivare ad offrire un reale aiuto al bambino/ragazzo e alla sua famiglia. Credo che la sinergia tra gli specialisti sia vincente e che, come in un’orchestra, ognuno abbia un ruolo fondamentale e insostituibile.
L’esperienza con i ragazzi è quella che forse è stata più formativa e importante per la mia consapevolezza e per la mia crescita come futura educatrice.
Il primo giorno, domenica pomeriggio, sono rimasta un po’ spiazzata. Avevo un’idea in mente di come si sarebbero svolte le cose, di come avremmo potuto gestire i ragazzi, invece tutto è andato diversamente. Ho capito subito che era necessario rinunciare ad “idee preconfezionate” e modellare il progetto seguendo le esigenze e le caratteristiche della situazione. Come ci era sempre stato detto, è stata necessita di una grande flessibilità mentale.
La realtà da gestire è stata estremamente eterogenea: prima di tutto perché i disturbi legati alla sindrome erano molto diversi da bambino a bambino, in secondo luogo perché, ovviamente, le difficoltà e le compromissioni si inseriscono in caratteristiche personali e caratteriali proprie della persona.
L’unico modo per gestirli è stato proprio seguire il “filo di Arianna”, utilizzare le vocazioni di ciascuno orientandole agli obiettivi del progetto.
Sono rimasta colpita perché ho notato che molti bambini e ragazzi sono maleducati. Al di là delle problematiche legate alla sindrome, non sono abituati ad ascoltare, ad ubbidire, a rispettare le cose e a non alzare le mani. Alcuni di loro, pur avendo un ritardo nel linguaggio, sono soliti dire parolacce e rivolgersi agli adulti senza rispetto. Alcuni hanno poche regole alimentari, hanno il permesso di mangiare tutto ciò che vogliono, anche se sono fortemente sovrappeso.
Fondamentali sono stati i brevi incontri di lunedì martedì mattina, per fare il punto della situazione.
Da lunedì mattina le ore con i ragazzi sono state davvero ricche e produttive. Sembrava evidente che i ragazzi avevano già cominciato a fidarsi di noi, ad affezionarsi, a desiderare di continuare il progetto che avevamo iniziato.
Forse un aspetto determinante del successo del nostro lavoro è stata la sintonia fra noi operatori, la comunicazione diretta di esigenze e di proposte, l’incoraggiamento reciproco, la comunione di intenti che permetteva di non perdere di vista l’obiettivo comune. Anche la fiducia piena nelle coordinatrici e nel valore dell’altro ci ha permesso di essere forti, di lavorare sentendoci sicuri di ciò che stavamo facendo.
C’è sicuramente molto lavoro da fare ancora, e probabilmente molte cose potevano essere fatte meglio, ritengo però che, come prima esperienza, sia stata davvero un successo.
Devo dire mille volte grazie per questa opportunità, e mi sento una privilegiata per tutto quello che mi “sono portata a casa”, come esperienza, come quantità di cose imparate, e soprattutto come intensità e ricchezza umana delle relazioni vissute.”
Giovedì 17 settembre 2009, 08:45
Luigi scrive:
“Percorrendo il filo d'arianna mi ha suscitato tante emozioni.mi è bastato il sorriso di ogni ragazzo e da lì ho ricevuto tenerezza e una forte partecipazione.In generale mi ha colpito (tralasciando la fatica) tutti quei momenti belli e anche quelli faticosi che mi hanno lasciato un ricordo indelebile.Mi sono sentito parte di un gruppo di amici che mi vogliono tanto bene e mi hanno fatto sentire come uno di loro io non mi dimenticherò mai di loro ma anzi spero di conttarli sempre un bacio GIGI”
Giovedì 17 settembre 2009, 09:00
Susana P. scrive:
“Ciao a tutti, condivido a pieno le riflessioni di Gigi.
Rileggendo il mio resoconto mi sono venuti in mente un paio di dettagli che non ho scritto in quel momento e che mi sembrano forse importanti:
Uno é che i piccoli hanno smesso di scendere in strada quando io in tono risoluto e autorevole ho detto (sgridato?) sia a Filippo che alle operatrici che erano con lui in quel momento di non farlo più. Non l'ho detto nè con tono di fatina che da un consiglio per il suo bene, nè con tono di maestrina acida che rimprovera, ma ho cercato di farmi capire facendomi guardare negli occhi e con un tono conseguente che il giochino era finito, che non faceva più piacere a nessuno e che in quella situazione ero io a dettare le regole. Credo che questo sia importante. Nel video si vede anche che in un momento successivo che Alessandro minaccia di scendere in strada e Susanna C. gli dice: "lo sai che Susana non vuole che si scenda in strada", e il bambino si ferma agli scalini e torna sul terrazzo. Credo che anche i bambini hanno bisogno di sapere che c'é qualcuno che "coordina", cioé che comanda, senza stare sempre ad urlare o a fare i duri inutilmente.
L'altra cosa che volevo aggiungere é che sebbene i genitori ci abbiano messo a disposizione 150 euro per comprare dei materiali noi siamo riuscite a spendere molto meno. Con circa 70 euro abbiamo comprato colori, palloncini, pennarelli, ecc. e fatto la spesa per una festa per più di 30 persone, consegnando il resto ai genitori.
Vi saluto
Susana”
Giovedì 17 settembre 2009, 09:37
Ilaria scrive:
“Buongiorno a tutte,
a me è tornato in mente, sempre per restare in tema con Susana, che anche Alessandro è sceso in strada anche mentre io gli ero accanto.
Allora Susana, avendo visto che le mie strategie per convincerlo(e anche quelle di Nunzia, mi pare) non funzionavano, è scesa dai gradini e ha intimato non urlando ma con tono fermo:"Vi ho detto che non si sta in strada, nè tu nè Ilaria e Nunzia!".
Così Alessandro l'ha guardata seriamente ed è risalito sul terrazzo con noi.
L'importanza di non fare sempre sentire che quelli che sbagliano sono loro, ma che sbagliamo anche noi. Non è una guerra adulti-bambini..... “
Giovedì 17 settembre 2009, 09:58
Silvia scrive:
“Ciao a tutte!
Una parola al volo su questo tono fermo e non urlante...
Sono molto d'accordo con Ilaria quando dice che non è una guerra adulti-bambini e assolutamente vero che noi sbagliamo e lo devono sapere.
Vero è,però, come ho già detto spesso, che credo sia necessario non rinunciare all'educazione...
I ruoli sono diversi e penso che ogni bambino abbia bisogno di una posizione chiara soprattutto su alcune cose. Per esempio riguardo alla salute, a gesti cioè che possono essere pericolosi per
la salute, è necessario essere molto fermi e chiari. Sono "no" che fanno crescere.
Sono indispensabili.
No come il rispetto delle cose, delle persone (non alzare le mani) sono valori comuni e condivisibili. Ha ragione Susana nel dire che avevano bisogno di riconoscere una figura "coordinatrice", ma TUTTI noi, dovevamo esserlo ai loro occhi, a mio parere. E penso che molte volte lo siamo stati.
Forse io sono stata più "severa" di voi, e sarebbe bello capire dove e come si può fare meglio, posso fare meglio.
Per esempio, ho sgridato in maniera molto ferma Alessandro, Filippo e Alberto sulle parolacce e sull'alzare le mani. Forse sarebbe stato più potente se tutti, tutte le volte che sentivano "cazzo" da lui, lo avessero ripreso.
E' una mia idea, sono apertissima a capire.
Anche il rispetto delle cose... I colori a dita sono stati davvero entusiasmanti e anch'io ne riconosco l'assoluto successo.
Ma ad un certo punto si è perso un po' il controllo e i bimbi hanno cominciato a sporcare le sedie dell'hotel. E' vero, è bello uscire dagli schemi e seguire i ragazzi nel loro entusiasmo, ma, secondo me, non si poteva dimenticare il fatto che eravamo ospiti in una struttura non nostra e dovevamo fare di tutto per non danneggiarla.Bisognava dire ai bambini che stavano danneggiando le sedie.
Bisognava dargli un limite. L'abbiamo fatto, però forse un po' tardi...Per fortuna il danno alle sedie è stato risolto...Forse sono davvero troppo severa...
Un abbraccio”
Venerdì 18 settembre 2009, 09:10
Susanna C. scrive:
“Sono d'accordo con Silvia quando parla della fermezza che dobbiamo avere quando bisogna far rispettare le regole...
Ma io non ho avuto l'impressione che questo non sia accaduto.
Quando ci siamo sporcati le mani con i colori secondo me è stato un ottima occasione per scoprirsi attraverso il tatto...Questi momenti sono stati a mio avviso essenziali per instaurare una relazione.
Come quando abbiamo cucinato, anche in questo momento i bambini hanno riportato le sensazioni che stavano provando..il provare nuove sensazioni stimola memoria e linguaggio..secondo me, abbiamo lasciato bene a lasciarci andare in questo momento..quando i bambini hanno cominciato a sporcare io ho notato molta collaborazione fra di noi nel aiutare i bambini a pulirsi e nel bloccarli nel momento in cui sporcavano. Le altre cosa ne pensano?”
Venerdì 18 settembre 2009, 10:38
Cristina scrive:
“Carissimi,
Il fatto delle regole e dei limiti fermi è molto interessante e secondo me si potrebbe fare un incontro su questo. Diverse volte ho pensato che dire "no" in un modo sbagliato puo trasformarci non solo in "maestra" ma può rendere impossibile qualsiasi comunicazione/relazione. Invece, detto giusto, è la base forte di una relazione con i ragazzi. Pensiamoci!
A presto,
Cristina”
Domenica 20 settembre 2009, 20:00
Riccardo e Beatrice scrivono:
“Ciao Donatella,
colgo l‘occasione per ringraziarti della tua insistenza a farci partecipare anche come auditori al seminario (che poi ci ha convinto a spostare le ferie e a venire) perché Rimini ci ha permesso di entrare più addentro a tante problematiche passate (per le quali abbiamo anche riscontrato diverse conferme), ma anche molto presenti, su nostro figlio Maurizio, dandoci molti spunti di approfondimento anche per smuovere e migliorare degli aspetti della sua vita che altrimenti non avremmo potuto valutare. Perché essendo lui adulto (30 anni) e avendo una discreta qualità di vita ci s’era seduti un po’ comodamente sullo standard attuale. Anche se proprio le nuove problematiche da adulto ci avevano spinto a partecipare al Convegno di Roma e a prendere contatti con l’Associazione, alla luce delle cose emerse a Rimini ci siamo accorti che possiamo smuoverci e lavorare su vari fronti, pur con le consuete difficoltà.
Inoltre Rimini ci ha aperto la possibilità di conoscere altre famiglie con cui confrontarci e prendere contatti con i professionisti competenti coinvolti nel seminario, proprio per iniziare ad affrontare le cose di cui sopra.
Grazie di nuovo di tutto e a presto. Un abbraccio.”
Lunedì 21 settembre 2009, 16:10
Donatella Bertelli scrive:
“Ciao a tutti gli amici del progetto "Amico".
Vorrei sottolineare l'opportunità che hanno colto Riccardo e Beatrice ad intraprendere nuovi cammini anche se Maurizio è già adulto. A nessuna età è tardi per mettere in atto progetti coraggiosi e utili.
Ieri a casa nostra è stata una giornata speciale. Non trovavamo con Arturo lo spazio per incontrare Angelo. Poi mi ha suggerito una soluzione creativa e insolita: avrebbero preparato loro il pranzo della domenica, il compito del resto della famiglia era stare al largo fino al momento di andare a tavola.
Così abbiamo invitato le due nonne sole (entrambi i nonni sono morti a distanza di poco tempo) e la zia.
Io e mia mamma ce la siamo presa comodissima, siamo andate a messa e alle 13 veniamo sollecitate al telefono da mio marito perchè era tutto pronto.
Angelo ha avuto una grande soddisfazione nel presentare e servire un risotto squisito, le nonne una volta tanto sedute senza fretta.
L'"occasione" che io non riuscivo a vedere, Arturo l'ha creata, bellissimo.
Un'altra importante conquista è che sto coinvolgendo diversi insegnanti di Angelo nel progetto multimediale per il suo esame di maturità. Credevo di trovare porte chiuse, invece il mio entusiasmo e la disponibilità di alcune figure, sia di sostegno che di classe, sta facendo progredire un'idea che ho intravisto proprio a Rimini.
Un'ultima importantissima: Laura, che avete conosciuto a Rimini, ha trascorso una settimana intensissima di lavoro con Mauro. Loro sono già amici da anni e si tratta non tanto di creare empatia, che esiste alla grande, ma di far maturare un rapporto da adulti cogliendo tante tante occasioni. Laura è bravissima!
Un caro saluto a tutti
Donatella”
Mercoledì 23 settembre 2009, 10:30
La mamma di Giorgio scrive:
“Ciao a tutti, o come dice Giorgio "ciao famiglia!", ebbene si, siamo ormai diventati un po una grande famiglia, e a questo ci ha pensato il Prof. Con le sue super critiche che hanno messo a nudo le nostre vite il nostro stile educativo i nostri involontari errori.
La strada è lunga in salita piena di ostacoli, ma abbiamo la certezza che si può percorrere. Ci è dispiaciuto moltissimo non poter partecipare alla festa, Giorgio me lo rimprovera ancora , ma era una “causa forza maggiore “.
Ripensavo in questi giorni a tutto quanto ci è stato spiegato , e mi chiedevo perchè cose in fondo così semplici non ci sono mai state dette Perchè ci hanno detto che i nostri figli non apprendono citando Piaget come pezza giustificativa per poi smentirsi e a nostre obbiezioni giustificare tutto con l’ansia e l’emotività. Perchè a nodi fondamentali come Globalità e Significato ci siamo dovuti arrivare noi mamme “apprendiste stregone” portando i risultati agli insegnanti che increduli e scettici raccoglievano i frutti delle nostre intuizioni e fatiche. Forse perchè proporre il “complicato “ il “significativo “ ad un ragazzo disabile è fuori da ogni pensiero corrente . Vige l’equazione disabile- scemo -non comprende = non vale la pena usare il ragionamento la logica. Dopo queste considerazioni parliamo dei “miracoli di Giorgio”
Al ritorno da Rimini ci siamo recati dai miei parenti. Giorgio non ha molta confidenza con lo zio un pò lo teme in quanto appare un pò burbero, ebbene dopo 19 anni ha avuto il coraggio di invitarsi a pranzo. Ha vinto il timore dello zio , ha prevalso il piacere della compagnia della cugina , si è rivolto alla zia e semplicemente le ha chiesto se a mezzogiorno del giorno dopo poteva andare da lei a pranzo.La risposta è stata tra lo stupore affermativa. Il giorno dopo per la prima volta è andato al supermerceto del paese da solo a comperare il pane che la zia nel frattempo gli aveva richiesto (supermercato che non frequentava e dove di sua iniziativa ha acquistato oltre al pane l'insalata per la sera, un tipo che a lui piace e del quale la nonna era sprovvista) Ha acquistato anche una piantina e da solo per la prima volta è andato a piedi a casa della zia con tanto di nonna in preda al panico. Da casa della nonna a casa della zia c’è circa 1,5 Km. Risultato il parentado non lo riconosceva più. Hanno riferito che aveva parlato parecchio aveva autonomamente e indipendentemente provveduto a sparecchiare e rassettare casa. Abbiamo fatto la nostra bella figura!!!. Devo dire che la piantina sulle prime non voleva acquistarla nè quella nè i dolci, anche se gli avevo fatto notare che sarebbe stato opportuno farlo come gesto di cortesia , solo quando gli ho proposto un contributo spese ha accettato l'idea e messa in opera. E' proprio genovese !!!! Buona anche la consapevolezza del tempo alle 11,30 ha iniziato a dire di dover uscire per fare la spesa per poi andare dalla zia. Sere dopo sua cugina l'aveva invitato per una pizza con amici per le 20.40. Puntuale alle 20.35 in piena indipendenza senza che alcuno dicesse nulla ha deciso che doveva scendere perchè era ora e sua cugina poteva arrivare . Ha imparato a mettere la sveglia per recarsi a scuola e la usa in indipendenza , considerando che venerdi non ci deve andare e la sveglia non suona l’obiettivo è raggiunto. Giorni fa a scuola è stato interrogato in matematica. Il Prof conosce Giorgio purtroppo da cinque anni , lo considera incapace totale o quasi e nonostante le mie obbiezioni gli propone la corrispondenza biunivoca le operazioni senza senso le palline da colorare, tutto questo, quando non c’è sostegno . Interrogazione, senza la presenza del sostegno, Giorgio alla lavagna .La richiesta era di disegnare un triangolo, un quadrato, un cerchio, un rettangolo , cosa che viene svolta senza problema, poi si passa alle operazioni “insulse” Giorgio fa la prima , poi si gira , cancella la lavagna e dice “be adesso basta” e va al posto . Non so voi ma io la vedo come una conquista, vinco l’ansia , mi esprimo, do un giudizio e lo lascio il proff li come un baccalà. Certo possiamo vedere anche l’altro lato della medaglia , ma per uno come Giorgio che ha sempre subito , preferisco vedere il lato positivo e non ...poteva attendere che il Prof lo mandasse a posto che l’interrogazione fosse terminata ecc. ecc.
I professori che conoscevano Giorgio dall’anno scorso hanno trovato dei progressi , sia nel linguaggio che nell’esprimersi.
Ora abbiamo un problema. L’anno scorso avevamo richiesto al preside che Giorgio partecipasse all’allestimento di banchetti come i suoi compagni ,all’attività pratica prevista per le IV e V ristorazione Ci eravamo proposti di accompagnare Giorgio di seguirlo e aiutarlo sia personalmente che con un educatore . Era stata richiesta una autorizzazione del centro di riabilitazione che Giorgio frequenta cosa che avevamo in accordo con il centro effettuato. Purtroppo con una scusa dopo l’altra il progetto si è reso possibile guarda caso solo al 30 maggio . Quest’anno ancora più convinti della validità della pratica ci siamo riattivati per tempo e questo a giugno con la consegna della lettera del progetto di ricerca. Il preside come al solito ha detto che non ci sarebbero stati problemi che si sarebbe fatto il possibile. Settembre parto di nuovo all’attacco e anche ora a voce non ci sono problemi sebbene sul volto del preside e vicepreside passano i sottotitoli del tipo “ma questa cose vuole, cosa pensa di avere un genio, non si rende conto di com’è suo figlio ecc ecc ecc “ Anche ora come l’anno scorso ci sono mille scuse per non far fare a Giorgio questi banchetti. Avevo proposto sempre alle alte sfere di far lavorare Giorgio nel bar della scuola Avevo proposto un’ora ogni venerdì , giornata di terza fascia , e anche per questo grandi assensi e mille problemi. Ora non posso richiedere una lettera di motivazioni del diniego perchè questo esiste di fatto ma non verbalmente, anzi Che passi posso fare per ottenere quello che ritengo un diritto?. Non voglio e non pretendo che Giorgio partecipi all’allestimento di tutti i banchetti , ma almeno a qualcuno, si tratta di apparecchiare dei tavoli, poi lo porterei via e lo riporterei per sparecchiare, ci vorrà precisione ma non la laurea. La politica della scuola verso i disabili è il : vedremo si da ragione e si rimanda al 30 maggio. Grazie mille Scusate il disturbo e spero che anche voi come me siate contenti dei piccoli grandi passi di Giorgio.
P.S. saluti a tutti da parte di Giorgio”
Venerdì 25 settembre 2009, 08:10
Mamma di Alberto scrive:
“Ciao a tutti,
sono contenta che questo progetto stia decollando, che tutti gli spunti che abbiamo ricevuto a Rimini stiano dando i loro buoni frutti!
Io sono appena tornata da Roma dove Alberto ha effettuato il day hospital presso la San Raffaele.
Devo dire che anch'io, come le altre famiglie che mi hanno preceduto, mi sono trovata benissimo.
Inoltre Alberto è stato bravissimo!Adesso siamo in attesa della relazione del professore Albertini.
a presto“
Il professor Nicola Cuomo scrive:
“Carissima Susana,
la tua attenta relazione si va ad unire a quella di Ilaria (manca dell'ultima giornata della preparazione alla festa - tu non eri presente) la mia proposta è che Cristina concluda le osservazioni relative all'ultimo
modulo e poi si facciano girare le relazioni per tutto il gruppo comprese queste mie riflessioni.
Girare le relazioni per aggiungere, riflettere, completare, confermare, sconfermare,... un forte dibattito intorno alle relazioni che vorrei poi analizzare con voi
Perrtanto ogniuna di voi appartenente al gruppo scriva cercando di far evolvere il vortice comune di messaggi.
Scrivetevi, rispondetevi,... fate girare le vostre opinioni e riflessioni in modo da parlarne nel prossimo incontro.
Nicola Cuomo”
Giovedì 17 settembre 2009, 8:00
Cristina scrive:
“Martedi mattina:
Con la spesa già fatta il giorno prima, e con l’emozione di preparare la festa e fare la sorpresa ai genitori abbiamo deciso di dividerci in gruppi per preparare la macedonia, il tiramisu, la torta all'ananas........ Se il primo giorno la situazione si è svolta in modo abbastanza disordinato, martedi mattina è stato possibile fare una corta riunione insieme a tutti i ragazzi per decidere insieme i ruoli nella preparazione della festa. Ognuno di loro ha espresso il suo desiderio orientato anche da quello che sapeva già fare. Anche i piccoli che il primo giorno sembravano difficili da coinvolgere in un’attivita per più di 5 minuti sono stati presenti e molto interessati a tutto quello che stava succedendo. Uno dei ragazzi grandi, Giorgio, ripeteva continuamente che tutto quello che faceva era per “LA FESTA”. I ragazzi hanno tagliato, mescolato, sbattuto le uova, contato, seguito una ricetta scritta, etc....... però hanno anche assaggiato, sentito gli odori, ornato la torta, etc.
Si è notato che i bambini piccoli, invece d’intercalare momenti di partecipazione nelle attività di gruppo con momenti in cui volevano giocare col pallone, in questo momento sono stati molto concentrati sull’attivita di cucinare, anche se andavano da un gruppo ad un altro. Si è notato come ai piccoli faceva piacere sporcarsi, mescolare, assaggiare, giocare mentre cucinavano, invece i grandi erano seri e avevano l’intenzione di far funzionare il tutto per realizzare una “BELLA FESTA”. Sembrava che si sentissero anche responsabili dell’esito della festa. Alberto sembrava interessato solo in brevi momenti ed era molto attratto dalla fotocamera e dalla videocamera. Notando questo, due operatrici hanno colto l’occasione per proporre di fare foto a chi stava preparando i dolci, d’inquadrare la preparazione di quello che avremmo assaggiato dopo.
Filippo era sempre pronto a mescolare. Ha anche utillizzato lo sbattitore elettrico, provando a cambiare la velocità quando ha sentito che andava piano. Se all'inizio scappava in strada, sembrava triste che la mamma era partita e sembrava difficile per gli operatori interagire con lui, adesso Filippo era sempre in mezzo agli altri ragazzi, assaggiando e giocando con gli ingredienti.
Pur seguendo il filo della preparazione della festa, i gruppi che avevamo stabilito la mattina, le strategie e i modi di fare concordati, gli operatori erano pronti a riorganizzare le attivita: uno dei ragazzi era molto attrato della camera foto, alcuni cambiavano gruppo ogni 5 minuti, qualcuno guardava soltanto. Allora, la camera e la videocamera sono andate in mano ad Alberto, che a differenza del giorno precedente orientava la camera verso i ragazzi che lavoravano, non verso se stesso.Gli operatori erano sempre pronti ad “aver bisogno” dei ragazzi piccoli che andavano da un gruppo al altro, e Paolo è stato bravissimo a ripassare le attivita che avremmo fatto il pomeriggio per la festa: decorazioni, musica, paloncini, etc....... e a seguire i lavori degli altri. A lui non piace sporcarsi e non sembra molto attratto dal cucinare, invece è contento di organizzare, assagiare e dirci il suo parere.
Le due ragazze hanno preparato il tiramisù stando molto attente ai bambini piccoli che volevano assaggiare la crema e fermandoli. Esse hanno mantenuto il loro compito e si sono interessate alle altre cose soltanto quando il tiramisù era pronto..
Martedi pomeriggio:Festa
Il breve tempo (quasi un'ora) prima della festa è stato utilizzato per coinvolgere i ragazzi nel concludere le preparazioni (decorazioni, palloncini, musica, macchina fotografica.......). Giorgio che si era interessato tantissimo alla festa, che era sempre quello che propponeva agli altri, non ha partecipato alla festa perchè è partito subito dopo pranzo. Sapendo questo, credo che sia un elemento importante non finire qui questa esperienza per Giorgio. Si può costruire l’album della festa ed un filmato di quanto accaduto per far sentire Giorgio orgoglioso del suo lavoro e capire l’importanza dell’emozione e del ricordo. Durante un incontro, il Prof Cuomo ha letto una lettera nella quale si parlava del fatto che le foto per un ragazzo grande non vanno bene, non sono interessanti. Credo che è un’occasione per far notare come le foto, utilizzate in una certa maniera, sono uno strumento per collegare i ricordi ed i pensieri, che producono sviluppo cognitivo, facendo seguire il filo d'Arianna...
Siamo partiti tutti insieme verso la sala dove lavoravano i genitori. Ognuno sapeva quello che doveva fare: servire i dolci ai genitori, collegare il Pc per la musica,....... Se all'inizio, il primo giorno più che altro, non era assolutamente adatto andare fuori con i ragazzi, utilizzare gli spazi aperti e dispersivi, per andare dall’albergo alla sala gli operatori hanno prestato attenzione, però le relazioni di “conoscenza-amicizia-fiducia” hanno creato il modo di poter gestire i ragazzi.”
Giovedì 17 settembre 2009, 08:15
Susanna C. scrive:
“Sono appena trascorsi quattro giorni impegnativi, di lavoro intenso e caratterizzati da forti emozioni, durante i quali ho anche conosciuto persone fantastiche.
All'inizio è stata dura: il primo giorno ero molto scoraggiata...non riuscivo a comunicare con i più piccoli: parlavo loro e mi guardavano come se non capissero la mia lingua..non riuscivo a trasmettere interesse de emozioni con i più grandi...questo mi ha scoraggiata molto..non credevo fosse tanto difficile. Sono stata molto tempo con Michele (un'ora e mezza che sembrava infinita)..all'inizio l'ho seguito credendo che in quel momento forse era meglio instaurare una relazione con lui che non costringerlo a stare nel gruppo...quindi tentavo di farlo tornare all'hotel, ma senza essere troppo transigente...ad un certo punto però mi sono trovata in seria difficoltà..la mia mente sembrava svuotata dalle idee...sono riuscita a convincere il bambino chiedendogli di farmi vedere il letto dove aveva dormito (non sapendo che non dormiva in albergo...); quando sono tornata e Susana mi ha dato il cambio (Michele vedendo l'albergo ha cominciato a scappare di nuovo) ero abbattuta, sconfitta...non ero riuscita a mettere in pratica gli insegnamenti in modo corretto dal momento che non ero riuscita a “condurre la cariola” ...
La mattina del secondo giorno alcune di noi hanno espresso alcune difficoltà emerse il primo giorno; il professore è stato duro...in un primo momento mi sono sentita confusa e sicura che non sarei riuscita a fare la cosa giusta...ma, manmano che trascorreva il tempo, mi sono resa conto che cambiando piccole cose, modificando alcuni atteggiamenti, tutto sembrava più semplice..in pochi giorni abbiamo instaurato una forte relazione fra noi e con loro.
Oggi (ultimo giorno) l'entusiasmo era tanto...i bambini e i ragazzi ricordavano perfettamente che si sarebbe fatta una festa! Su consiglio del professore abbiamo fatto una sorpresa raggiungendo noi i genitori al Municipio, invece che viceversa..
Solo due giorni fa volevamo stare in un post chiuso perchè i più piccoli scappavano ovunque...oggi ci siamo spostati in gruppo senza nessun timore: tutti hanno aiutato a portare qualcosa...chi portava la torta, chi le casse per la musica, chi portava le nostre valige...nessuno si è rifiutato di aiutare (nemmeno Alberto), nessun piccolo è scappato..
La motivazione della sorpresa a mamma e papà era forte e l'entusiasmo cresceva ad ogni passo verso il Municipio: le mamme e i papà avrebbero assaggiato i loro dolci, ascoltato la loro musica, visto i loro festoni...l'importanza della motivazione, del comunicare non solo con le parole ma usando tutti sensi, non mi sono mai state così chiare.”
Giovedì 17 settembre 2009, 08:30
Silvia scrive:
“Pensieri su Rimini
Difficile, molto difficile chiudere in parole una esperienza così forte, così profonda, così arricchente. Difficile ancor più raccontare. E’ possibile raccontare fatti, episodi, descrivere luoghi, dipingere volti e tratteggiare persone. Ma è quasi impossibile trasmettere il clima, le sintonie, i rapporti, le sensazioni.
L’esperienza è stata fondamentale per la mia formazione. La convivenza con i ragazzi e le famiglie ha permesso di capire più a fondo molti aspetti che sarebbe rimasti superficiali.
Gli incontri di sabato e domenica sono stati illuminanti.
Mi ha colpito molto l’analisi sistematica e minuziosamente dettagliata dei casi e mi sono resa conto di quanto impegno e lavoro sia necessario per arrivare ad offrire un reale aiuto al bambino/ragazzo e alla sua famiglia. Credo che la sinergia tra gli specialisti sia vincente e che, come in un’orchestra, ognuno abbia un ruolo fondamentale e insostituibile.
L’esperienza con i ragazzi è quella che forse è stata più formativa e importante per la mia consapevolezza e per la mia crescita come futura educatrice.
Il primo giorno, domenica pomeriggio, sono rimasta un po’ spiazzata. Avevo un’idea in mente di come si sarebbero svolte le cose, di come avremmo potuto gestire i ragazzi, invece tutto è andato diversamente. Ho capito subito che era necessario rinunciare ad “idee preconfezionate” e modellare il progetto seguendo le esigenze e le caratteristiche della situazione. Come ci era sempre stato detto, è stata necessita di una grande flessibilità mentale.
La realtà da gestire è stata estremamente eterogenea: prima di tutto perché i disturbi legati alla sindrome erano molto diversi da bambino a bambino, in secondo luogo perché, ovviamente, le difficoltà e le compromissioni si inseriscono in caratteristiche personali e caratteriali proprie della persona.
L’unico modo per gestirli è stato proprio seguire il “filo di Arianna”, utilizzare le vocazioni di ciascuno orientandole agli obiettivi del progetto.
Sono rimasta colpita perché ho notato che molti bambini e ragazzi sono maleducati. Al di là delle problematiche legate alla sindrome, non sono abituati ad ascoltare, ad ubbidire, a rispettare le cose e a non alzare le mani. Alcuni di loro, pur avendo un ritardo nel linguaggio, sono soliti dire parolacce e rivolgersi agli adulti senza rispetto. Alcuni hanno poche regole alimentari, hanno il permesso di mangiare tutto ciò che vogliono, anche se sono fortemente sovrappeso.
Fondamentali sono stati i brevi incontri di lunedì martedì mattina, per fare il punto della situazione.
Da lunedì mattina le ore con i ragazzi sono state davvero ricche e produttive. Sembrava evidente che i ragazzi avevano già cominciato a fidarsi di noi, ad affezionarsi, a desiderare di continuare il progetto che avevamo iniziato.
Forse un aspetto determinante del successo del nostro lavoro è stata la sintonia fra noi operatori, la comunicazione diretta di esigenze e di proposte, l’incoraggiamento reciproco, la comunione di intenti che permetteva di non perdere di vista l’obiettivo comune. Anche la fiducia piena nelle coordinatrici e nel valore dell’altro ci ha permesso di essere forti, di lavorare sentendoci sicuri di ciò che stavamo facendo.
C’è sicuramente molto lavoro da fare ancora, e probabilmente molte cose potevano essere fatte meglio, ritengo però che, come prima esperienza, sia stata davvero un successo.
Devo dire mille volte grazie per questa opportunità, e mi sento una privilegiata per tutto quello che mi “sono portata a casa”, come esperienza, come quantità di cose imparate, e soprattutto come intensità e ricchezza umana delle relazioni vissute.”
Giovedì 17 settembre 2009, 08:45
Luigi scrive:
“Percorrendo il filo d'arianna mi ha suscitato tante emozioni.mi è bastato il sorriso di ogni ragazzo e da lì ho ricevuto tenerezza e una forte partecipazione.In generale mi ha colpito (tralasciando la fatica) tutti quei momenti belli e anche quelli faticosi che mi hanno lasciato un ricordo indelebile.Mi sono sentito parte di un gruppo di amici che mi vogliono tanto bene e mi hanno fatto sentire come uno di loro io non mi dimenticherò mai di loro ma anzi spero di conttarli sempre un bacio GIGI”
Giovedì 17 settembre 2009, 09:00
Susana P. scrive:
“Ciao a tutti, condivido a pieno le riflessioni di Gigi.
Rileggendo il mio resoconto mi sono venuti in mente un paio di dettagli che non ho scritto in quel momento e che mi sembrano forse importanti:
Uno é che i piccoli hanno smesso di scendere in strada quando io in tono risoluto e autorevole ho detto (sgridato?) sia a Filippo che alle operatrici che erano con lui in quel momento di non farlo più. Non l'ho detto nè con tono di fatina che da un consiglio per il suo bene, nè con tono di maestrina acida che rimprovera, ma ho cercato di farmi capire facendomi guardare negli occhi e con un tono conseguente che il giochino era finito, che non faceva più piacere a nessuno e che in quella situazione ero io a dettare le regole. Credo che questo sia importante. Nel video si vede anche che in un momento successivo che Alessandro minaccia di scendere in strada e Susanna C. gli dice: "lo sai che Susana non vuole che si scenda in strada", e il bambino si ferma agli scalini e torna sul terrazzo. Credo che anche i bambini hanno bisogno di sapere che c'é qualcuno che "coordina", cioé che comanda, senza stare sempre ad urlare o a fare i duri inutilmente.
L'altra cosa che volevo aggiungere é che sebbene i genitori ci abbiano messo a disposizione 150 euro per comprare dei materiali noi siamo riuscite a spendere molto meno. Con circa 70 euro abbiamo comprato colori, palloncini, pennarelli, ecc. e fatto la spesa per una festa per più di 30 persone, consegnando il resto ai genitori.
Vi saluto
Susana”
Giovedì 17 settembre 2009, 09:37
Ilaria scrive:
“Buongiorno a tutte,
a me è tornato in mente, sempre per restare in tema con Susana, che anche Alessandro è sceso in strada anche mentre io gli ero accanto.
Allora Susana, avendo visto che le mie strategie per convincerlo(e anche quelle di Nunzia, mi pare) non funzionavano, è scesa dai gradini e ha intimato non urlando ma con tono fermo:"Vi ho detto che non si sta in strada, nè tu nè Ilaria e Nunzia!".
Così Alessandro l'ha guardata seriamente ed è risalito sul terrazzo con noi.
L'importanza di non fare sempre sentire che quelli che sbagliano sono loro, ma che sbagliamo anche noi. Non è una guerra adulti-bambini..... “
Giovedì 17 settembre 2009, 09:58
Silvia scrive:
“Ciao a tutte!
Una parola al volo su questo tono fermo e non urlante...
Sono molto d'accordo con Ilaria quando dice che non è una guerra adulti-bambini e assolutamente vero che noi sbagliamo e lo devono sapere.
Vero è,però, come ho già detto spesso, che credo sia necessario non rinunciare all'educazione...
I ruoli sono diversi e penso che ogni bambino abbia bisogno di una posizione chiara soprattutto su alcune cose. Per esempio riguardo alla salute, a gesti cioè che possono essere pericolosi per
la salute, è necessario essere molto fermi e chiari. Sono "no" che fanno crescere.
Sono indispensabili.
No come il rispetto delle cose, delle persone (non alzare le mani) sono valori comuni e condivisibili. Ha ragione Susana nel dire che avevano bisogno di riconoscere una figura "coordinatrice", ma TUTTI noi, dovevamo esserlo ai loro occhi, a mio parere. E penso che molte volte lo siamo stati.
Forse io sono stata più "severa" di voi, e sarebbe bello capire dove e come si può fare meglio, posso fare meglio.
Per esempio, ho sgridato in maniera molto ferma Alessandro, Filippo e Alberto sulle parolacce e sull'alzare le mani. Forse sarebbe stato più potente se tutti, tutte le volte che sentivano "cazzo" da lui, lo avessero ripreso.
E' una mia idea, sono apertissima a capire.
Anche il rispetto delle cose... I colori a dita sono stati davvero entusiasmanti e anch'io ne riconosco l'assoluto successo.
Ma ad un certo punto si è perso un po' il controllo e i bimbi hanno cominciato a sporcare le sedie dell'hotel. E' vero, è bello uscire dagli schemi e seguire i ragazzi nel loro entusiasmo, ma, secondo me, non si poteva dimenticare il fatto che eravamo ospiti in una struttura non nostra e dovevamo fare di tutto per non danneggiarla.Bisognava dire ai bambini che stavano danneggiando le sedie.
Bisognava dargli un limite. L'abbiamo fatto, però forse un po' tardi...Per fortuna il danno alle sedie è stato risolto...Forse sono davvero troppo severa...
Un abbraccio”
Venerdì 18 settembre 2009, 09:10
Susanna C. scrive:
“Sono d'accordo con Silvia quando parla della fermezza che dobbiamo avere quando bisogna far rispettare le regole...
Ma io non ho avuto l'impressione che questo non sia accaduto.
Quando ci siamo sporcati le mani con i colori secondo me è stato un ottima occasione per scoprirsi attraverso il tatto...Questi momenti sono stati a mio avviso essenziali per instaurare una relazione.
Come quando abbiamo cucinato, anche in questo momento i bambini hanno riportato le sensazioni che stavano provando..il provare nuove sensazioni stimola memoria e linguaggio..secondo me, abbiamo lasciato bene a lasciarci andare in questo momento..quando i bambini hanno cominciato a sporcare io ho notato molta collaborazione fra di noi nel aiutare i bambini a pulirsi e nel bloccarli nel momento in cui sporcavano. Le altre cosa ne pensano?”
Venerdì 18 settembre 2009, 10:38
Cristina scrive:
“Carissimi,
Il fatto delle regole e dei limiti fermi è molto interessante e secondo me si potrebbe fare un incontro su questo. Diverse volte ho pensato che dire "no" in un modo sbagliato puo trasformarci non solo in "maestra" ma può rendere impossibile qualsiasi comunicazione/relazione. Invece, detto giusto, è la base forte di una relazione con i ragazzi. Pensiamoci!
A presto,
Cristina”
Domenica 20 settembre 2009, 20:00
Riccardo e Beatrice scrivono:
“Ciao Donatella,
colgo l‘occasione per ringraziarti della tua insistenza a farci partecipare anche come auditori al seminario (che poi ci ha convinto a spostare le ferie e a venire) perché Rimini ci ha permesso di entrare più addentro a tante problematiche passate (per le quali abbiamo anche riscontrato diverse conferme), ma anche molto presenti, su nostro figlio Maurizio, dandoci molti spunti di approfondimento anche per smuovere e migliorare degli aspetti della sua vita che altrimenti non avremmo potuto valutare. Perché essendo lui adulto (30 anni) e avendo una discreta qualità di vita ci s’era seduti un po’ comodamente sullo standard attuale. Anche se proprio le nuove problematiche da adulto ci avevano spinto a partecipare al Convegno di Roma e a prendere contatti con l’Associazione, alla luce delle cose emerse a Rimini ci siamo accorti che possiamo smuoverci e lavorare su vari fronti, pur con le consuete difficoltà.
Inoltre Rimini ci ha aperto la possibilità di conoscere altre famiglie con cui confrontarci e prendere contatti con i professionisti competenti coinvolti nel seminario, proprio per iniziare ad affrontare le cose di cui sopra.
Grazie di nuovo di tutto e a presto. Un abbraccio.”
Lunedì 21 settembre 2009, 16:10
Donatella Bertelli scrive:
“Ciao a tutti gli amici del progetto "Amico".
Vorrei sottolineare l'opportunità che hanno colto Riccardo e Beatrice ad intraprendere nuovi cammini anche se Maurizio è già adulto. A nessuna età è tardi per mettere in atto progetti coraggiosi e utili.
Ieri a casa nostra è stata una giornata speciale. Non trovavamo con Arturo lo spazio per incontrare Angelo. Poi mi ha suggerito una soluzione creativa e insolita: avrebbero preparato loro il pranzo della domenica, il compito del resto della famiglia era stare al largo fino al momento di andare a tavola.
Così abbiamo invitato le due nonne sole (entrambi i nonni sono morti a distanza di poco tempo) e la zia.
Io e mia mamma ce la siamo presa comodissima, siamo andate a messa e alle 13 veniamo sollecitate al telefono da mio marito perchè era tutto pronto.
Angelo ha avuto una grande soddisfazione nel presentare e servire un risotto squisito, le nonne una volta tanto sedute senza fretta.
L'"occasione" che io non riuscivo a vedere, Arturo l'ha creata, bellissimo.
Un'altra importante conquista è che sto coinvolgendo diversi insegnanti di Angelo nel progetto multimediale per il suo esame di maturità. Credevo di trovare porte chiuse, invece il mio entusiasmo e la disponibilità di alcune figure, sia di sostegno che di classe, sta facendo progredire un'idea che ho intravisto proprio a Rimini.
Un'ultima importantissima: Laura, che avete conosciuto a Rimini, ha trascorso una settimana intensissima di lavoro con Mauro. Loro sono già amici da anni e si tratta non tanto di creare empatia, che esiste alla grande, ma di far maturare un rapporto da adulti cogliendo tante tante occasioni. Laura è bravissima!
Un caro saluto a tutti
Donatella”
Mercoledì 23 settembre 2009, 10:30
La mamma di Giorgio scrive:
“Ciao a tutti, o come dice Giorgio "ciao famiglia!", ebbene si, siamo ormai diventati un po una grande famiglia, e a questo ci ha pensato il Prof. Con le sue super critiche che hanno messo a nudo le nostre vite il nostro stile educativo i nostri involontari errori.
La strada è lunga in salita piena di ostacoli, ma abbiamo la certezza che si può percorrere. Ci è dispiaciuto moltissimo non poter partecipare alla festa, Giorgio me lo rimprovera ancora , ma era una “causa forza maggiore “.
Ripensavo in questi giorni a tutto quanto ci è stato spiegato , e mi chiedevo perchè cose in fondo così semplici non ci sono mai state dette Perchè ci hanno detto che i nostri figli non apprendono citando Piaget come pezza giustificativa per poi smentirsi e a nostre obbiezioni giustificare tutto con l’ansia e l’emotività. Perchè a nodi fondamentali come Globalità e Significato ci siamo dovuti arrivare noi mamme “apprendiste stregone” portando i risultati agli insegnanti che increduli e scettici raccoglievano i frutti delle nostre intuizioni e fatiche. Forse perchè proporre il “complicato “ il “significativo “ ad un ragazzo disabile è fuori da ogni pensiero corrente . Vige l’equazione disabile- scemo -non comprende = non vale la pena usare il ragionamento la logica. Dopo queste considerazioni parliamo dei “miracoli di Giorgio”
Al ritorno da Rimini ci siamo recati dai miei parenti. Giorgio non ha molta confidenza con lo zio un pò lo teme in quanto appare un pò burbero, ebbene dopo 19 anni ha avuto il coraggio di invitarsi a pranzo. Ha vinto il timore dello zio , ha prevalso il piacere della compagnia della cugina , si è rivolto alla zia e semplicemente le ha chiesto se a mezzogiorno del giorno dopo poteva andare da lei a pranzo.La risposta è stata tra lo stupore affermativa. Il giorno dopo per la prima volta è andato al supermerceto del paese da solo a comperare il pane che la zia nel frattempo gli aveva richiesto (supermercato che non frequentava e dove di sua iniziativa ha acquistato oltre al pane l'insalata per la sera, un tipo che a lui piace e del quale la nonna era sprovvista) Ha acquistato anche una piantina e da solo per la prima volta è andato a piedi a casa della zia con tanto di nonna in preda al panico. Da casa della nonna a casa della zia c’è circa 1,5 Km. Risultato il parentado non lo riconosceva più. Hanno riferito che aveva parlato parecchio aveva autonomamente e indipendentemente provveduto a sparecchiare e rassettare casa. Abbiamo fatto la nostra bella figura!!!. Devo dire che la piantina sulle prime non voleva acquistarla nè quella nè i dolci, anche se gli avevo fatto notare che sarebbe stato opportuno farlo come gesto di cortesia , solo quando gli ho proposto un contributo spese ha accettato l'idea e messa in opera. E' proprio genovese !!!! Buona anche la consapevolezza del tempo alle 11,30 ha iniziato a dire di dover uscire per fare la spesa per poi andare dalla zia. Sere dopo sua cugina l'aveva invitato per una pizza con amici per le 20.40. Puntuale alle 20.35 in piena indipendenza senza che alcuno dicesse nulla ha deciso che doveva scendere perchè era ora e sua cugina poteva arrivare . Ha imparato a mettere la sveglia per recarsi a scuola e la usa in indipendenza , considerando che venerdi non ci deve andare e la sveglia non suona l’obiettivo è raggiunto. Giorni fa a scuola è stato interrogato in matematica. Il Prof conosce Giorgio purtroppo da cinque anni , lo considera incapace totale o quasi e nonostante le mie obbiezioni gli propone la corrispondenza biunivoca le operazioni senza senso le palline da colorare, tutto questo, quando non c’è sostegno . Interrogazione, senza la presenza del sostegno, Giorgio alla lavagna .La richiesta era di disegnare un triangolo, un quadrato, un cerchio, un rettangolo , cosa che viene svolta senza problema, poi si passa alle operazioni “insulse” Giorgio fa la prima , poi si gira , cancella la lavagna e dice “be adesso basta” e va al posto . Non so voi ma io la vedo come una conquista, vinco l’ansia , mi esprimo, do un giudizio e lo lascio il proff li come un baccalà. Certo possiamo vedere anche l’altro lato della medaglia , ma per uno come Giorgio che ha sempre subito , preferisco vedere il lato positivo e non ...poteva attendere che il Prof lo mandasse a posto che l’interrogazione fosse terminata ecc. ecc.
I professori che conoscevano Giorgio dall’anno scorso hanno trovato dei progressi , sia nel linguaggio che nell’esprimersi.
Ora abbiamo un problema. L’anno scorso avevamo richiesto al preside che Giorgio partecipasse all’allestimento di banchetti come i suoi compagni ,all’attività pratica prevista per le IV e V ristorazione Ci eravamo proposti di accompagnare Giorgio di seguirlo e aiutarlo sia personalmente che con un educatore . Era stata richiesta una autorizzazione del centro di riabilitazione che Giorgio frequenta cosa che avevamo in accordo con il centro effettuato. Purtroppo con una scusa dopo l’altra il progetto si è reso possibile guarda caso solo al 30 maggio . Quest’anno ancora più convinti della validità della pratica ci siamo riattivati per tempo e questo a giugno con la consegna della lettera del progetto di ricerca. Il preside come al solito ha detto che non ci sarebbero stati problemi che si sarebbe fatto il possibile. Settembre parto di nuovo all’attacco e anche ora a voce non ci sono problemi sebbene sul volto del preside e vicepreside passano i sottotitoli del tipo “ma questa cose vuole, cosa pensa di avere un genio, non si rende conto di com’è suo figlio ecc ecc ecc “ Anche ora come l’anno scorso ci sono mille scuse per non far fare a Giorgio questi banchetti. Avevo proposto sempre alle alte sfere di far lavorare Giorgio nel bar della scuola Avevo proposto un’ora ogni venerdì , giornata di terza fascia , e anche per questo grandi assensi e mille problemi. Ora non posso richiedere una lettera di motivazioni del diniego perchè questo esiste di fatto ma non verbalmente, anzi Che passi posso fare per ottenere quello che ritengo un diritto?. Non voglio e non pretendo che Giorgio partecipi all’allestimento di tutti i banchetti , ma almeno a qualcuno, si tratta di apparecchiare dei tavoli, poi lo porterei via e lo riporterei per sparecchiare, ci vorrà precisione ma non la laurea. La politica della scuola verso i disabili è il : vedremo si da ragione e si rimanda al 30 maggio. Grazie mille Scusate il disturbo e spero che anche voi come me siate contenti dei piccoli grandi passi di Giorgio.
P.S. saluti a tutti da parte di Giorgio”
Venerdì 25 settembre 2009, 08:10
Mamma di Alberto scrive:
“Ciao a tutti,
sono contenta che questo progetto stia decollando, che tutti gli spunti che abbiamo ricevuto a Rimini stiano dando i loro buoni frutti!
Io sono appena tornata da Roma dove Alberto ha effettuato il day hospital presso la San Raffaele.
Devo dire che anch'io, come le altre famiglie che mi hanno preceduto, mi sono trovata benissimo.
Inoltre Alberto è stato bravissimo!Adesso siamo in attesa della relazione del professore Albertini.
a presto“
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