X Fragile - Il Filo di Arianna
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Messaggio  Admin Mar Mar 30, 2010 5:15 pm

LA NARRAZIONE:

Silvia scrive il diario di Alberto:


MERCOLEDI’ 16 SETTEMBRE:

Ad Alberto piace ascoltare e cantare le canzoni che ha nel suo CD, in particolare “Ci vuole un fiore”. Ho pensato di rappresentare il testo della canzone con immagini reali oltre che con le parole così da ricostruire la sequenza accompagnati dalla musica. La canzone inizia “Per fare un tavolo ci vuole il legno..” e Alberto cerca il cartoncino con l’immagine del tavolo e la mette a terra vicino a quella che raffigura il legno…quando abbiamo ricostruito tutto il testo, iniziamo da capo; questa volta camminando sulle immagini (formato A3 plastificate) mentre ascoltiamo la canzone.
Cercare le immagini su Internet, ritagliarle, incollarle sul cartoncino e plastificarle è un lavoro che Alberto ha realizzato con la madre. Quando sono arrivata a casa di Alberto, abbiamo preso i cartoncini, lo stereo, il nastro adesivo e siamo andati in camera sua. Alberto ha messo lo stereo con il CD dentro sul tavolo e ha inserito la spina nella presa della corrente. Alberto voleva accendere subito lo stereo, ma io gli ho dato i cartoncini e li abbiamo sparsi sul letto. Alberto si è girato per accendere lo stereo, ma io gli ho detto: “Alberto dobbiamo tagliare il nastro adesivo e metterlo sui cartoncini, altrimenti, quando ci camminiamo sopra, possiamo scivolare”. Inizio a contare e anche Alberto conta. I cartoncini sono 12 per cui suddividiamo il nastro adesivo in 12 parti e le applichiamo sul bordo del tavolo e poi prepariamo altri 12 pezzi; quindi contiamo: ci sono tutti!
Alberto corre per accendere lo stereo, la canzone inizia e lui balla e ascolta in silenzio le parole della prima strofa…io spengo la canzone e dico: “Che cosa dobbiamo cercare?”
Risposta: “Tavolo legno”
Io: “Andiamo a prendere il cartoncino con il tavolo”
Alberto lo prende e lo mette sul pavimento, poi dico: “Prendo io 2 pezzi di nastro adesivo?”
Risposta: “Si”
Quindi attacchiamo un pezzetto ciascuno in alto e in basso; così fino alla fine dei cartoncini.
Questa volta, mentre ascoltiamo la canzone, calpestiamo la figura corrispondente al testo; la prima volta insieme, poi da solo varie volte e alla fine mi dice: “Ora sta a te, da sola e guarda la telecamera”
Io sorridendo eseguo l’esercizio.
In seguito ascoltiamo la canzone e saltiamo sull’immagine corrispondente solo quando sentiamo la parola fiore.
“Alberto ha detto fiore?” e lui “Si” ed io “Quindi?”
Alberto salta insieme a me sulla foto del fiore; poi dico:”Io ho sentito la parola fiore, io salto”
All’inizio ha saltato anche lui, dopo si è messo seduto sul letto a guardare. Ho capito che era stanco per cui abbiamo smesso.

LUNEDI’ 05 OTTOBRE:

Quando sono arrivata a casa di Alberto, lui mi ha subito chiesto: “Silvia si gioca con la canzone ci vuole un fiore?” ed io “Certo”
Allora abbiamo preso i cartoncini e li abbiamo sparpagliati sul letto, abbiamo preso lo stereo, inserito la spina, preparato 24 pezzetti di nastro adesivo…poi Alberto ha acceso lo stereo e ha ascoltato la prima strofa in silenzio. Io ho detto: “Ha detto tavolo e..”
Lui: “legno” quindi prende i due cartoncini e li mette sul pavimento ed io aggiungo il nastro adesivo. Procediamo così anche per gli altri cartoncini.
Successivamente Alberto percorre i cartoncini seguendo il testo della canzone. Poi si ascoltava la canzone e quando diceva una volta seme, un’altra volta albero e un’ultima volta fiore io dicevo: “Ho sentito fiore, albero, seme” e lui “Si” e saltava con me oppure mi anticipava saltando per primo lui. Finito questo gioco, abbiamo parlato di spazio, argomento già affrontato a scuola: guardiamo, tocchiamo i muri della sua camera: questo è spazio. Poi prendiamo il cerchio rosso per Alberto e quello verde per me. Anche questo è spazio. Occupiamo con il corpo tutto il cerchio cioè tutto lo spazio; quindi mettiamo dentro al cerchio solo un dito per occupare poco spazio e, infine, dentro al cerchio in piedi, facciamo un salto per occupare niente spazio per poco tempo.

Giovedì 22 ottobre 2009, Alice scrive:

Carissima Silvia,
come emerge dalle pagine del diario, le ipotesi relative alla narrazione e ai concatenamenti hanno sollecitato sia in te che nella mamma di Alberto un'ipotesi che concatena integrando un sistema auditivo con uno visivo, con uno motorio, determinando pur nelle enormi differenze percettive che vi sono tra il sentire, il guardare ed il muoversi, delle sincronie per cui ciascuno prende senso e significato dall'altro, mantenendo la sua specificità. Il vedere rimane vedere, il sentire rimane sentire, il muoversi rimane muoversi, ma ciascuno acquisisce il significato implicando strettamente e strutturalmente l'altro presidio. Il presidio visivo agisce tenendo conto di quello auditivo e motorio, quello motorio di quello visivi e auditivo... e così via.
Questo sistema nella sua articolazione e complessità è facilitante.
Ci dimostra come la complessità è facilitante mentre la semplificazione complica. Di fatti se avessi dovuto fare la stessa cosa che Alberto fa nell'attività che vi siete inventati, secondo i canoni classici sommatori e lineari semplificanti ci dovrebbero essere tre attiività separate: un'attività visiva, una auditiva e una motoria. Questi tre ambiti che possono sembrare più semplici in quanto separati in realtà creano un'architettura cognitiva tendente ai compartimenti stagni e tale architettura che diventa sempre più solida con gli esercizi è poi difficile renderla flessibile ed integrata con la conseguenza che si guarda e non si ascolta e fa, si fa senza guardare ed ascoltare ecc... Da ciò scaturiscono tutti quei difetti rilevati dagli insegnanti: "è distratto, dice delle cose sensa senso, gliel'ho detto cento volte ma non l'ha capito, è sempre in movimento ma senza uno scopo preciso...". L'aver voi integrato il sistema ha prodotto quella complessizzazione necessaria per comprenderne la struttura multi sensoriale ed il vostro rappresentare con immagini e movimento la canzone ha la stessa struttura intima del raccoglitore. Tutto quello che voi avete fatto è il progetto raccoglitori. Di fatti se le immagini della canzone voi li ponete in foderini di plastica trasparente con anelli e questi messi nel raccoglitore avete costruito un percorso narrativo con un inizio, un percorso e una fine. Il rischio è che l'esercizio diventa monotono e ripetitivo, non si può tutte le volte che ci si incontra fare la stessa attività, sia perchè bisogna eviatare che questa modalità vada a "stancare" (facendola diventare lunga nel tempo) Alberto, sia perchè non si può fare l'ora della canzoncina degli alberi come l'ora di matematica, di geografia, ecc... Pertanto il riportare il percorso in un classificatore significa, nella ricomposizione spaziale del raccoglitore, sfogliare il libro di una storia e lo scoprire che il raccoglitore può produrre un libro di storie, le nostre uscite, i giochi ai giardini, il fare una torta, l'apparecchiare (il progetto album) diventano tanti percorsi narrativi ed i raccoglitori diventano tanti luoghi dove posso rivivere e ripercorrere delle vicende vissute e agite. Nel tempo scopriremo che lo scomporre le immagini ci può far venire alla mente, sollecitandola, altre storie e che il prendere un foglio da tre diversi album ci può far venire in mente una nuova storia.
Tieni anche conto che gli spostamenti delle immagini in questa dimensione complessa e quindi facilitante, dimensione integrata tra visivo, auditivo e movimento, di per sè è una proposta molto attiva per scoprire lo spazio, la sua funzione e la sua forza nel partecipare a fornire significati, di fatti basta mettere dopo delle immagini che prima erano prima che questo spostamento nello spazio in maniera molto forte il senso e i significati. Tieni conto che tutte queste azioni nella loro profonda struttura contengono e stanno preparando l'ambiente mentale al leggere, allo scrivere e al sempre più comprendere.
Ciao Alice Imola
Nicola Cuomo

Silvia scrive il diario di Alberto:

VENERDI’ 09 OTTOBRE:
Questo giorno è particolare in quanto Alberto rimane a scuola fino alle ore 16,45 (tempo prolungato) e poi la sua classe, la seconda, si unisce insieme alla classe prima (20 bambini in tutto) per fare le seguenti attività: religione e scienze al mattino e il laboratorio al pomeriggio.
Nelle prime due ore c’è religione: Alberto ascolta la storia che legge la maestra sul “Pinguino solo- solo”. Questo pinguino si chiama Solo- solo, perché vive su un ghiacciaio da solo, ma un giorno arriva un gabbiano e gli chiede come si chiama. Il pinguino non risponde, allora il gabbiano lo chiama Solo- solo e lo porta su un altro ghiacciaio dove c’erano tanti altri pinguini. La Solo- solo fa amicizia con tutti e vive felice.
Alberto prende la fotocopia con le immagini dei personaggi della storia e inizia a ritagliarli e ad incollarli sul quaderno nel giusto ordine. Durante questa operazione, io rileggevo la storia e lui prendeva l’immagine giusta e la incollava sul quaderno. Poi Alberto ha colorato tutti i disegni ed è andato dalla maestra a far vedere il suo capolavoro. Quanti complimenti e un bellissimo voto ha ricevuto dalla maestra! Con grande soddisfazione mi ha mostrato il quaderno e io ho detto: “Bravo, mettilo nello zaino così lo fai vedere alla mamma , al babbo e a N. (il fratello)”
“Si” mi ha risposto a voce alta.
Dato che siamo tanti e per far prima la ricreazione, io, Alberto e quattro dei suoi compagni andiamo a fare la macedonia. Siamo nel corridoio intorno ad un tavolo preparato dalla custode con un cestino con la frutta, 2 bacinelle (una per mettere la frutta tagliata e sbucciata e l’altra per le bucce), scottex per tutti e i coltelli di plastica per i bambini e per me. Ogni bambino sceglie un frutto, io lo sbuccio perché c’è poco tempo e poca frutta a disposizione, e i bambini lo tagliano a pezzettini e poi lo mettono nella bacinella. Alberto sceglie il kiwi, lo taglia a pezzi, mi chiede di aiutarlo a togliere la buccia e poi, da solo, lo mette nella bacinella, ma quando arriva la maestra di italiano ad aiutarci, Alberto gira le spalle al tavolo e incomincia a mangiare la frutta; si allontana dal tavolo prendendo altra frutta per mangiarla, non ascolta la maestra che gli dice: “Non mangiare la frutta altrimenti i tuoi compagni cosa mangiano, mettila nella bacinella la frutta che hai in mano”
Alberto però continua a mangiare la frutta, allora intervengo dicendo: “Per favore, porti questi bicchieri in classe e li metti sulla cattedra?” e lui “Si”. Lo seguo con lo sguardo, perché il tavolo è di fronte alla classe; quando entra in classe Alberto mi guarda ed io: “Si, mettili sulla cattedra”
Quando esce è senza bicchieri ed io: “Bravo! Adesso mi aiuti a portare dentro la bacinella?”
Entriamo in classe, mettiamo la macedonia sul tavolo, Alberto si siede al suo posto con il bicchiere di macedonia per mangiarla ed io e la maestra di italiano distribuiamo la macedonia. Dopo ricreazione c’è scienze (maestra di matematica) che entra e dice: “Oggi facciamo un gioco: dividiamo la classe in due squadre, quella alla mia destra, compreso Alberto si chiama squadra del vino rosso e quella alla mia sinistra si chiama squadra del vino bianco. Chiamerò due bambini, uno è il cameriere che prende la forchetta e sceglie un pezzetto di frutta da questi 3 piattini (mela, pera, kiwi) e l’altro è l’assaggiatore che dovrà indovinare il nome del frutto ad occhi bendati.”
Mentre inizia il gioco, descrivo ad Alberto quello che sta accadendo e lui mi dice: “Ora si mangia la frutta” ed io rispondo “Quando la maestra ti chiama a fare l’assaggiatore, devi indovinare il nome del frutto”
Appena ho finito di spiegare, la maestra lo chiama insieme ad un compagno. Alberto si precipita a mangiare un pezzetto di frutta, ma la maestra lo blocca dicendo: “No, non mangiare, te sei il cameriere, hai capito quello che devi fare?” Alberto, sconsolato perché voleva mangiare un pezzetto di kiwi, prende la forchetta e, mentre si avvicina al piatto, la maestra lo blocca e dice: “Alberto che frutta c’è nei piatti? La riconosci?”
Alberto, indicando con la forchetta i vari frutti presenti nei piattini, dice: “Mela, pera, kiwi”
E la maestra: “Allora hai capito! Bravo! Ora dai un pezzetto di frutta al tuo compagno”
Alberto prende con la forchetta un pezzetto di mela e lo mette in bocca al compagno che ha gli occhi bendati, poi si gira verso di me e alza il pollice della sua mano, come per dire “sono stato bravo” ed io alzo il mio pollice e gli sorrido. Quando torna al posto mi chiede: “Perché non posso mangiare la frutta?” ed io: “Perché hai fatto il cameriere, il tuo ruolo era di dare la frutta al tuo compagno. Vedrai che al prossimo turno starà a te ad assaggiarla!”
Infatti, al giro successivo, stava ad Alberto ad assaggiare la frutta. Quando la maestra lo ha chiamato, non vedeva l’ora di mangiarla, non stava fermo, non voleva bendare gli occhi, fissi sulla forchetta del compagno; il suo compagno non si decideva a prendere la frutta perché lui aveva gli occhi aperti. Allora intervengo io chiedendo ad Alberto se potevo coprirgli gli occhi con le mie mani e lui mi ha risposto di si, ma quando stavo per mettere le mie mani sui suoi occhi, lui vede il compagno prendere la frutta con la forchetta e si abbassa per evitarle, prende la forchetta e mangia il pezzetto di frutta sospirando. La maestra chiede che frutta ha mangiato, ma lui risponde sbagliando dicendo mela invece di pera. Secondo me, da quanto voleva mangiare, nel momento in cui ha messo la frutta in bocca, ha ingoiato così velocemente che non è riuscito neppure a sentire il sapore. Dico così perché, quando ci siamo seduti al nostro posto, Alberto mi ha guardato sorridendo e ha alzato il pollice della mano. Io ho alzato il mio. Poi è suonata la campanella per andare a pranzo; io ho accompagnato Alberto a mensa e sono andata a casa.

L'insegnante di sostegno di Alberto scrive ad Alice:

Buona sera dottoressa,
devo ammettere purtroppo di aver avuto subito difficolta' a causa dell'ansia che gravita costantemente intorno al bambino.Le insegnanti hanno quasi paura di lui, non sanno "come gestirlo" anche se non ha nessun bisogno di essere gestito.La presenza di Silvia in classe e' fonte di nervosismo per loro e tutto cio' di conseguenza innervosisce sia me che Alberto. Per quanto riguarda l'area linguistica per ora sto lavorando su fiabe o racconti brevi di vita di Alberto che prima di tutto rappresentiamo con foto o disegni per arrivare a isolare una singola frase che sintetizzi il racconto e poi la parola che vorrei che ad Alberto resti.Per esempio abbiamo creato un cartellone con le sue foto di una vacanza al mare con pesciolini e conchigliette realizzati col das per arrivare alla parola -mare-. All'inizio dell'attivita' gli ho detto che volevo che lui mi raccontasse delle sue vacanze al mare, di dove era stato e di cosa aveva visto.Dopo aver finito il cartellone sono passata al raccoglitore di Italiano su cui abbiamo attaccato altre foto che rappresentavano il bambino mentre nuotava o la marina di Pisa dove era stato. Abbiamo inventato insieme le didascalie facendo in modo che in ogni frase ricorresse la parola MARE che Alberto ha in un secondo momento riconosciuto e ripassato con una matita colorata.Vorrei chiederle se posso proseguire in questo modo o come dice la maestra di italiano Alberto deve solo tracciare percorsi sul pavimento con bastoncini e passare le mattinate a impastare farina!Il bambino non la accetta come maestra e quando lei e' in classe mugula e si rifiuta di lavorare.Sono percio' costretta a portarlo fuori.
Per quanto riguarda l'aritmetica mi sono accorta che ricosce i numeri da 0 a 20 ma oltre il 3 ha difficolta' ad associare la quantita' al numero. Se gli chiedo di prendere dall'astuccio 4 matite si confonde e ne prende molte di piu'.Sto lavorando per ora su piccole quantita' giocando con gli oggetti a lui familiari o inventando insieme favole in cui alla fine il protagonista cerca un certo numero di oggetti o animali(lumache, palline, pomodori, funghi, mele...) che creiamo insieme con carta pesta, das o pongo...L'insegnante di matematica ha con Alberto un rapporto piu' disteso e riesco a lavorare in classe.
Per quanto riguarda il "progetto raccoglitori" mi sembra che sulle indicazioni ci fosse scritto di usare un raccoglitore per ogni area didattica in modo che i fogli possano poi essere organizzati in maniera diversa a seconda dell'argomento da trattare e se l'argomento e' interdisciplinare staccare i fogli dai vari raccoglitori e inserirli in quello da utilizzare per far cogliere al bambino il "filo" che lega le varie materie. Le sue insegnanti di classe insistono perche' abbia un solo raccoglitore per scienze, storia e geografia a differenza dei suoi compagni che invece hanno un quaderno per ogni materia. Preferirei che Alberto lavori su un raccoglitore diverso per ogni materia perche' per i bambini e in particolare quelli con difficolta', e' problematico gestire un quaderno unico. Anche se le materie sono suddivise con foto o disegni si confondono e si disorientano.Mi e' capitato di lavorare con colleghe che facevano usare un solo quaderno per piu' materie e tanti aprivano il quaderno a caso e scrivevano dove capitava senza badare a inizio, centro o fine. La ringrazio in anticipo per la sua disponibilità.
Saluti

23 ottobre 2009, Alice e il professor Cuomo rispondono:

Gentilissima Insegnante ,
per quanto riguarda il progetto raccoglitori è proprio come dice lei, i raccoglitori (devono essere molti ed in relazione alle aree didattiche: questo è il protocollo della ricerca che è al di fuori di pareri) servono per fornire al bambino riferimenti psicomotori per introiettare l'architettura dei collegamenti tra i contenuti, tra le esperienze, tra le competenze..
Tale aspetto materiale dei raccoglitori (com’è stato già spiegato nella nostra lettera-relazione) con i gesti che richiede di apertura, ricostituzione, costituzione, spostamenti,... nel tempo risulterà un riferimento multisensoriale e motorio per l'organizzazione della memoria e saranno di ausilio per l'organizzazione dell’architettura cognitiva.
Il progetto raccoglitori va inteso come uno tra gli strumenti che propongono nelle azioni pratiche la struttura portante della ricerca "il filo di Arianna".
Il progetto raccoglitori è uno tra i tasselli che stiamo approntando nel percorso per lo sviluppo ed il potenziamento dell'intelligenza di bambini con disturbi specifici della x-fragile.
Difatti i nostri progetti, tra cui il progetto raccoglitori, hanno la direzione di contrastare la x-fragile che propone una tendenza ad avere una visione frammentata dell'esperienza.
Se a questa condizione di Alberto che fa emergere una tendenza ad avere una visione frammentata dell'esperienza si propone una didattica frammentata, monotona e ripetitiva senza chiari ed espliciti significati, il forte rischio è che si potrebbe potenziare la patologia ed il disturbo nell'apprendere. Se non si vanno a contrastare i disturbi che la x-fragile propone si diventa colpevoli di rischi di danno. Gli insegnanti sono stati avvisati di tali rischi e non devono assolutamente proporre condizioni a rischio di danno per il bambino ma affidarsi a quanto sia l'area neuroscientifica, che Psicologica, che della pedagogia speciale propongono.
L'insegnante che consiglia il lavorare con segni per terra e bastoncini e farina si assume una grave responsabilità se lo fa davvero e se, non collaborando essendo stata avvisata, induce lei (Insegnante Specializzata) ad andar fuori con Alberto.
Si ricordi che essendo lei l'Insegnante Specializzata ha la responsabilità maggiore nell'orientare i suoi colleghi e non può assolutamente fare quanto va contro, producendo rischi, un corretto sviluppo di un bambino con x-fragile solo e soltanto perchè le sue colleghe magari le sono contro o non sono con lei in accordo. E' lei con il suo importantissimo ruolo che ha la responsabilità maggiore sia dello sviluppo cognitivo ed affettivo del bambino a scuola sia delle decisioni che si prendono per la sua integrazione/inclusione. Se le sue colleghe le dicono che deve andar fuori o fanno in modo che le situazioni la costringano ad andar fuori lei (per la sua responsabilità di Insegnante Specializzata) lo deve far presente alla Direzione e deve opporsi o qualcuno le deve dare un ordine scritto assumendosi la responsabilità.
In poche parole se il bambino ha dei danni lei è la maggiore responsabile se non ha sottolineato che le colleghe l'hanno contrastata nell'esercitare le sue mansioni.
Il bambino non deve andar fuori e le sue colleghe devono collaborare affinché lei porti a termine i progetti didattici in una dimensione di integrazione/inclusione come previsto dalla legge.
Per quanto riguarda l’aritmetica se il bambino si orienta bene entro il tre lei, per ora lavori entro il tre. Lo sviluppo della quantità tre lo può produrre quando nel suo esempio parla di quattro matite dicendo: "ora prendiamo le tre matite che ci servono e siccome ci sono altri due amici che ne hanno bisogno ne aggiungiamo due.".
Sia il tre che il due rientrano nella capacità di lavorare con i numeri di Alberto e quindi in maniera strategica lei ha fatto produrre il numero cinque ed ha anche introdotto il concetto di addizione. Per ora quindi lavori sulla quantità tre che può divenire due volte tre, tre volte tre. Inoltre non perda di vista il fatto che il numerare e le operazioni aritmetiche devono essere funzionali a qualcosa che effettivamente serve. In una prospettiva futura.
Vi sono tante modalità per lavorare per la conoscenza delle abilità numeriche e il danaro insieme al suo utilizzo può divenire un abaco interessantissimo in quanto funzionale a obiettivi chiari e necessari. Per l'aritmetica le consiglio di attuare, nel corso dell'anno sviluppandolo in futuro e con la famiglia, il progetto spesa introducendo il danaro e il suo uso.
L'insegnamento del danaro non va legato a quello della matematica. Il denaro ha riferimenti, vissuti, utilizzi che non obbligatoriamente necessitano di "alte" competenze matematiche.
Non è indispensabile, per esempio, saper contare sino a 44 per riconoscere 44 EURO: basta riconoscere due "pezzi" da 20 EURO e quattro "pezzi" da 1 EURO, o i quattro "pezzi" da 10 EURO e i quattro da 1 EURO. Inoltre, se si vuole dividere, non è necessario per esempio saper fare 44 EURO diviso 4 ma, tenendo in mente i "pezzi" del denaro, quattro insiemi formati da un "pezzo" da 10 EURO e uno da 1 EURO. Per avere dei riferimenti circa il valore degli oggetti, "quanto costano", si potrebbero "costruire" insieme dei "listini prezzo" di quanto man mano si acquista.
Organizzare un "listino" con tre colonne, nella prima la raffigurazione di quello che si vuole acquistare (per esempio il latte), nella seconda il prezzo a cifre (€ 1.20), e nella terza colonna la fotocopia o il disegno o la raffigurazione del danaro che bisogna portare con sè per l'acquisto (una moneta da 1 EURO e due da 10 centesimi). Prima di "andare a fare la spesa" si guardano i listini, si decide cosa comprare, si preparano i soldi. In classe, utilizzando i "listini", si possono strutturare dei problemi tipo: "Vado al supermercato e compro: un litro di latte, quattro uova, un chilo di pane: quanto spendo? Quanti soldi mi occorrono?".
Per risolvere il problema si scelgono i "listini" corrispondenti alle richieste dei problemi, e sia con il danaro che con la calcolatrice si può preparare la risposta.
Quando il bambino lavora in parallelo alla classe vi è integrazione e anche quando gli strumenti che utilizza non sono utilizzati dagli altri va spiegato ai compagni il motivo in modo che la classe prenda coscienza che i successi del loro compagno con x-fragile sono dovuti anche al loro aiuto.
In molte situazioni abbiamo chiesto idee alla classe che è divenuta molto collaborativa e si sono messi in gara per essere di supporto al loro amico.
Ricercare strategie per aiutare il loro amico a imparare significa anche potenziare le loro competenze nel divenire più padroni dei contenuti.
Nel ricercare strategie si sono inventate anche storie insieme (utili per tutti) di narramatica. Con molte insegnanti abbiamo fatto alcune riflessioni su come la narrazione può sostenere gli apprendimenti e le abilità nell'area dell'aritmetica. Si è fatto l'esempio di un problema narrato tipo: "Due gatti, andando a caccia di topolini, ne vedono cinque, si avvicinano per catturarli ma uno dei topolini li vede, dà l'allarme e tutti iniziano a correre; solamente due di loro, che stavano giocando, non sentono le grida degli amici e rimangono imprigionati dagli artigli dei due gatti."
Nell'ambito scolastico, è indispensabile determinare condizioni affettive multimediali in modo da fornire al bambino, con il piacere di stare insieme, molteplici appigli per l'attenzione e la memoria.
La narrazione può fornire la base su cui riflettere sui numeri, sulle grandezze, sui colori. Anche per le attività di aritmetica, gli aspetti emozionali ed affettivi che la narrazione determina risultano di ausilio e sollecitazione agli apprendimenti, la trama è di sostegno; se inglobiamo un esercizio di aritmetica, un "problemino" in un contesto narrativo, sicuramente gli "appigli" emozionali, la forza evocativa della narrazione, le immagini supporteranno i processi logici.
"Cip e Ciop decidono di andare a trovare i loro sette cuginetti e decidono di portare loro un cioccolatino a testa, ma quando, dopo un lungo viaggio nel bosco, stanchi, giungono alla casa dei loro cugini, si accorgono, ricontando i cioccolatini, che ne hanno tre in meno.
"Dove saranno andati a finire!" Esclama Cip, guardando con aria interrogativa Ciop (in quanto sa che è molto goloso).
"Perchè mi guardi così?" Dice Ciop. "Non penserai che li ho mangiati io?!"
"No, voglio solo capire perchè hai le labbra marroni...???!"...
Si decide di dare ai cuginetti, che sarebbero rimasti senza cioccolatini, due caramelle alla fragola ciascuno ...".
Nell'esempio sopra riportato vi sono occasioni per l'aritmetica, per riflettere sugli aspetti logico-matematici e se il bambino trova difficoltà in alcuni aspetti, le occasioni per gli apprendimenti rimangono.
Il viaggio di "Cip e Ciop" è una storia e pertanto può essere riassunta, arricchita di vocaboli, offre spunti per riflettere sulle successioni di eventi, sui tempi verbali, ...; se la storia, come si consiglia, è corredata da immagini, propone attività di collage, di disegno, attività che separatamente sono sicuramente importanti, ma che in questa modalità integrata assumono una potenza multimediale, facendo sì che ciascuna abilità sostenga e faciliti l'altra.
Senza la storia di "Cip e Ciop", senza i collage, i disegni, l'operazione aritmetica sarebbe 7-3=4. Le attività che ho suggerito sono spunti che sottolineano come risulti indispensabile per la crescita e lo sviluppo di un bambino, non apprendere passivamente ma in modo attivo.
Per l'aritmetica ricerchi le pubblicazioni di Bruno D’Amore e vedrà che troverà molti spunti per tutta la classe (consigli le letture anche alle sue colleghe).

Buon Lavoro
Alice Imola
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