X Fragile - Il Filo di Arianna
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Messaggio  Admin Mer Mar 31, 2010 12:44 pm


Il professor Cuomo risponde:

Gentilissima Licia,

innanzi tutto non mi sembra una disposizione adeguata per intervenire per un progetto ad un bambino con x-fragile avendo una condizione soggettiva di ansia.
Rilassati e pensa: se tu che sei l'Operatrice vai in ansia, cosa puoi accendere in un bambino con x-fragile?
Pensa anche che hai a disposizione tutor e coordinatori scientifici sia sul piano della Pedagogia Speciale che su quello Neuroscientifico che della Psicologia Clinica.
In questo caso utilizza su te stessa gli strumenti culturali da psicologa e controlla la tua ansia.
Una condizione priva di ansia da parte tua è già un condizione contestuale e relazionale che favorisce il bambino.
Tieni conto che, come noi ti prospettavamo nel non puntare molto sulle uscite, l'ansia spesso può dettare, in maniera profonda, agli Operatori di effettuare certi interventi perchè questi affollano il tempo di attività tali da proporre un fare che evita l'accorgersi di non avere un chiaro progetto in mente.
Spesso l'uscire, il dover prepararsi a farlo, il dover guardare i semafori, le vetrine, l'attraversare, il trovare la merce negli scaffali di un super mercato,... riempiono il tempo da trascorrere con un bambino. In tale dimensione gli Operatori si rassicurano perchè il tempo vola veloce ma non si può sempre stare fuori ed andare sempre a passeggio, a comprare il gelato, a guardare le vetrine,...
− Sicuramente le uscite sono momenti fondamentali per acquisire le autonomie, imparare ad orientarsi, stare attenti ai pericoli, imparare ad osservare,...
− Sicuramente il fuori è un grande e importante laboratorio per acquisire
− competenze di socializzazione (anche imparare i segnali stradali)...
− Sicuramente il fuori diviene un ambito in cui ci si sperimenta a
− rispondere riorganizzandosi agli imprevisti,...

Tale importantissimo "Laboratorio All'aperto" rischia purtroppo di divenire un ripiego quando non si è pensato o non si è progettato cosa fare in casa, a scuola, intorno ad un tavolo,...
Tale importantissimo "Laboratorio All'aperto", se non ha una tessitura progettuale con un percorso finalizzato a riflettere, a meditare, a ripensare,..., rischia di divenire un ripiego e va a somigliare strutturalmente all'uscire dalla classe di certi Insegnanti di Sostegno.
Il fuori, lo ripeto, importantissimo "laboratorio all'aperto", se trova il suo maggior riferimento nel aver ansia di stare per un tempo lungo con un bambino con problematiche specifiche come la x-fragile purtroppo rischia di perdere la sua intima forza e va a somigliare alle fotocopie, ai puntini da riunire, alle figurire da colorare.
Se invece l'andar fuori diviene un momento da desiderare per realizzare progetti, se rientra in strategie finalizzate ad intermezzare un lavoro che può divenire monotono, se diviene un proseguire quanto progettato in modo concatenato in altri ambienti per rendere meno monotono il progetto, questo Fuori si riappropria della sua potenza ed assurge ad una importanza fondamentale e:
- il fuori insieme al dentro,
- al muoversi, congiuntamente all'imparare a star fermi
- al parlare ed imparare ad ascoltare,...

Queste polarità, nelle loro sfumature intermedie, divengono parte degli scenari facilitanti e facenti desiderare gli apprendimenti.

L'andar fuori significa calcolare il tempo per tornare dopo un'ora, andar fuori significa camminare più velocemente in quanto si è in ritardo per l'appuntamento a casa dell'amico, ...l'andar fuori significa rendersi conto della temperatura e del come vestirsi,...Se è in tale dimensione l'andar fuori rientra nei progetti del "filo di Arianna".
Stiamo andando verso il lungo inverno (con il rischio di influenza in luoghi pubblici) e l'andar fuori va limitato. Pertanto le piste di lavoro del cucinare (progetto macedonia), degli album, del calendario, del disegnare, del dipingere, ... dell'imparare educando il corpo alle regole dello star fermi e del prestare attenzione, risultano fondamentali.
Lo stare fermi necessita di imparare a pensare, a comunicare, a riflettere, al pensare a ciò che si farà,... implica una serie di attività intellettuali dove il muoversi diviene il realizzare quanto si è ideato, progettato stando fermi. Il realizzare, il fare, il determinare quelle condizioni laboratoriali di cui noi abbiamo sempre parlato è possibile in spazi interni. Il fuori per bambini con x-fragile propone per gli Operatori una grande fatica se si vogliono raggiungere gli obiettivi di fornire il "filo di Arianna".
Il fuori risolve molti problemi di assenza di progetti nell’operatore se si gira, si guarda, si osserva,... passando da un fare all'altro, da un argomento all'altro.
Difatti uno dei problemi che noi incontriamo con gli operatori è quello dell'universale progetto: "andiamo a comprare il gelato, andiamo in pizzeria,.... andiamo ... e gli operatori divengono gli accompagnatori da casa all'ipoterapia, da casa alla logopedia,..., da casa a scuola...
Al contrario per l'Operatore che vuol fornire ad un bambino con x-fragile il "filo di Arianna", il Fuori con la F maiuscola porta più ansia del dentro in quanto fuori è più difficile contenere il bambino ed abituarlo a gestire i movimenti in modo adeguato.
Spesso si trova la risoluzione in un fuori in automobile così l'abitacolo dell'auto contiene il bambino e nello stesso tempo si gira.
In tale dimensione il bambino passa da guardare una vetrina, al prestare attenzione ai colori del semaforo, all'autobus, alla moto,... e gli si dice: "Guarda come è grande quel..., guarda che luci..., stai attento al semaforo,...", questo può risultare utile per pochi e particolari momenti, non è un progetto.
Con calma, l’operatore Professionista, confidando nella sua pazienza, nel suo calmo ritornar sopra le situazioni, gli argomenti, ricercando modalità per renderli più interessanti, più appetibili, più desiderati,...in questo permanere con il piacere (non con l'ansia) di fare, rifare, riprendere gli argomenti,…. L’operatore Professionista vivendo nel gusto di trovare strade differenti e sempre più interessanti, in questo training da Karate Kid (guardarsi il film) avendo fede nella profondità delle ipotesi e dei
fondamenti scientifici della ricerca, pensando che i risultati non si raggiungono immediatamente ma in tempi lunghi ed in tali tempi si ottiene la qualità in cui trovare le soddisfazioni professionali, in questa testardaggine da artista scoprirà e inventerà strategie e risoluzioni ai problemi.
Naturalmente quanto sopra ho sottolineato appare piacevole e desiderato da quell'Operatore che ambisce a diventare un Professionista, un ricercatore, perchè solo con questo sguardo troverà piacere ed emozioni positive nel fare, altrimenti tutto un percorso di rigorosa ricerca rischia di essere vissuto come un inferno.

La metafora dell’esploratore:

L’itinerario della nostra esperienza è da paragonare a quello di un esplo¬ratore che ha come obiettivo quello di voler raggiungere, in una zona-territorio sconosciuto, una « civiltà », un’organizzazione sociale « diversa » di cui si è sentito parlare dagli indigeni, ma di cui non si hanno dati certi.
Per raggiungere l’obiettivo, ci sono da superare un gran numero di incognite e di variabili e, prima di iniziare ad avventurarsi nella « zona da esplorare », è necessario acquisire una serie di informazioni utili, senza delle quali non vi può essere alcuna scoperta.
Innanzitutto va chiarita e definita l’ipotesi stessa che prevede la presenza, in quel luogo, di una civiltà « diversa ». Bisogna cioè valutare quali sono state le notizie, i dati (le fonti) che hanno portato alla formulazione delle ipotesi; se vi sono state altre esplorazioni; che notizie hanno riportato; quali sono stati gli itinerari seguiti; gli eventuali motivi del fallimento, in modo da confrontare questi dati con altre esperienze, di altri esploratori per e in altri luoghi.
Una volta controllata l’ipotesi, confermatane la validità, è bene organiz¬zare una griglia dei dati « più sicuri », definendo degli obiettivi minimi che sarà possibile immediatamente verificare. Man mano che tali obiettivi sa¬ranno verificati, sarà possibile articolarli ed estenderli nell’elaborazione, nell’analisi e nell’interpretazione dei dati.
L’inizio dell’esplorazione determina un tracciato che continuamente va a verificare l’ipotesi originaria, evidenziando i falsi dati, gli errori, i pregiudizi che l’ipotesi conteneva. In poche parole l’itinerario pratico può far emergere gli errori di valutazione del luogo e dell’impostazione del proble¬ma, facendo scoprire che ogni esperienza precedente può anche risultare inu¬tile o poco valida.
Si può scoprire che risulta errato iniziare l’esplorazione nella direzione prescelta; che bisogna mutare direzione. Tale ripensamento ci può far ritro¬vare in un luogo con strutture diverse, con terreni diversi da quelli previ¬sti: si può passare dal dover attraversare una lussureggiante foresta di pia¬nura al dover scalare un’alta ed impervia montagna rocciosa. Si pensava dapprima di andare in pianura perché più comodo, ma l’esistenza di un crepaccio, di una profonda voragine, rende inutile il proseguire in quella direzione anche se inizialmente sembrava la più breve se quello che sem¬brava l’itinerario più scomodo (il sormontare una montagna) ora si presen¬ta come l’unico possibile. Sono quindi necessari non più strumenti, mate¬riali, esperienze, competenze, collaborazioni per aprirsi un varco nella fore¬sta, ma per scalare una montagna.
È necessaria la consapevolezza che si deve essere sempre pronti a mutare ipotesi ed itinerari, se risultano errati, impossibili da raggiungere; a buttar via gli strumenti e i materiali progettati per riformulare sia i materiali sia le idee. Inoltre può risultare inutile l’andare avanti; bisogna allora avere il co¬raggio di rinunciare, per mettersi in un’attesa capace di rivelare altre stra¬de, di provocare altre ipotesi, altri obiettivi e altre strategie.-
Come ciò non bastasse, quando si sarà raggiunto e scoperto il luogo, ci saranno altre difficoltà: quella di entrare in contatto e in comunicazione con gli appartenenti alla diversa civiltà di cui non si conoscono la lingua, le abitudini culturali, politiche, i modi di pensare, di conoscere, di sapere. Di fronte alla diversa civiltà l’esploratore dovrà iniziare una serie di tentativi per entrare in comunicazione, basandosi inizialmente sulla osservazione del¬le relazioni, del contesto, individuando segni, simboli e significati e cercan¬do di compararli per interpretarli con il suo sapere, con le sue teorie.

Utilizziamo la prossima Occasione Compleanno.

Sperimentiamo in pratica utilizzando la prossima occasione Festa di Compleanno (che rimanderemo di qualche settimana per prepararla secondo una differente ottica).

Innanzi tutto la famiglia dovrà annullare la festa presso la ludoteca (ho già scritto al padre di farlo). Il divertimento di immaginare ed organizzare la festa sarà quindi della Mamma, del Papà, della Sorellina, dei Nonni ed in particolare di Alessandro e, se sarà possibile, di due o tre suoi amici. La famiglia quindi e Licia che supporteranno Alessandro si occuperanno di tutto
(inviti, festoni… giochi, stuzzichini,...).

La festa diventerà l’occasione per far scoprire al bambino l'utilità e la gioia di saper fare e rimette in primo piano il progetto cucina, di utilizzare il calendario, l’orologio,….
La festa quindi, che tu Licia dovrai organizzare, diviene l’occasione per chiarire anche il tuo ruolo con la famiglia che non è esclusivamente quello di lavorare a due con Alessandro, ma è anche quello di organizzare il contesto, gli spazi, i tempi, le modalità, le atmosfere e quindi a organizzare e formarli a comprendere come agire nella modalità più adeguata con il bambino anche il papà, la mamma, la sorella, i nonni, ecc…
Pertanto ispirati alla festa di Rimini, pensa ad un spazio che diventerà il luogo dove si svolgerà la festa di compleanno di Alessandro in casa e induci orienta, la famiglia a lavorare con te ed Alessandro per allestire il contesto in modo da creare un’atmosfera di festa: palloncini, carta da pacchi sui muri su cui organizzare divertenti collage, costruire festoni,… preparare gli inviti, …, organizzare i giochi e quegli oggetti che servono per rendere divertente una festa, trombette, coriandoli, Lingue di Menelik, … pensare alle musiche, una preparazione che farà vivere Alessandro in una situazione in cui tutta la famiglia, preparando la festa, gli dimostra di volergli bene. Le preparazione alla festa diviene l’occasione per riflettere sui colori, le forme, le grandezze, le quantità, il cosa preparare da offrire ai compagni (progetto macedonia, la crema, i biscotti…)… tutto questo deve assumere un tono emozionale che diventa un perno su cui far ruotare attività ed apprendimenti.
Quindi la preparazione della festa dovrà avere un tempo lungo in modo da far diventare questa desiderata. Prima della festa bisognerà preparare Alessandro a ricevere i compagni ed a collaborare con loro e i compagni di Alessandro a collaborare con lui. Inoltre l’organizzazione della festa già può essere preparatoria al Natale, a quel progetto che tu hai tratteggiato. Ti accludo dei link su il come realizzare manufatti in carta pesta perché penso che ti possano essere molto utili.
Per quanto riguarda gli amici in casa, ti ricordo che già nell’e-mail del 28 settembre nel p.s. ti sottolineavamo: “Se vuole invitare gli amici in casa prima di farlo ci invii un progetto che lo esamineremo (invitare gli amici in casa senza progetto è rischiosissimo)”.
Dato che non ci hai ancora inviato quanto richiesto, ti inviamo noi un protocollo su cui costruire i tuoi progetto amici in casa e festa che aspettiamo urgentemente (prima va creata la condizione amichevole “amici in casa”).

Pista “amici in casa”

E’ veramente importante coinvolgere i compagni di scuola e le loro famiglie in quanto le ricerche fanno emergere che è proprio nella scuola elementare che si vanno a creare dei legami tra i bambini che rimangono più a lungo. I legami propongono possibilità di frequentazioni anche fuori dalla classe e sicuramente sarebbe importante determinare occasioni in cui i compagni di Alessandro frequentano la sua casa e Alessandro la casa dei compagni.
Le esperienze a cui ci rifacciamo “CI METTONO IN GUARDIA” sui rischi, in quanto non è facile determinare condizioni in cui i bambini spontaneamente socializzano, specialmente con amici con necessità speciali, se non vi è un progetto attento a determinare situazioni ed atmosfere adeguate.

Il primo invito è quasi sempre accettato dagli amici ma purtroppo nella maggior parte dei casi, in questo primo incontro (quando non vi è stato un progetto), molti si sono annoiati ed il bambino ospitante o ha abbandonato i suoi invitati rifugiandosi in camera sua o non ha permesso loro di giocare o ha litigato facendosi forte del fatto che era in casa sua. Le situazioni che
si sono venute a creare frequentemente hanno prodotto tensioni, malcontenti, noia, … pregiudicando l’evolversi delle relazioni.

Risulta indispensabile tener conto del rischio che Alessandro potrebbe sentirsi invaso in casa e per tale motivo difendersi rifiutando gli amici.

Inoltre gli amici di Alessandro non saprebbero cosa fare per implicarlo a giocare (non sono loro gli esperti ma noi).

Alcune attenzioni che si dovrebbero avere:

- Iniziare con visite brevi e con uno o due compagni che già sappiamo essere calmi e in grado di stare con Alessandro (le visite brevi e in pochi propongono una gradualità per Alessandro, per non sentirsi invaso nel suo territorio);

- Chi viene a trovare dovrà portare un regalino e riceverlo a sua volta (lo scambio di doni propone una dimensione affettiva ed emozionale estremamente forte e positiva, lo stesso dono-souvenir propone un ricordarsi dell’evento);

- Le visite brevi e lo scambio di doni devono divenire oggetto di osservazione per notare le reazioni di Alessandro (si potrebbe utilizzare un registratore e una macchina fotografica per far si che Alessandro possa riascoltare e rivedere il momento per rievocarlo e desiderarlo);

- Successivamente nell’incontro più lungo (incontro prova che potrebbe accorciarsi se vi è la necessità) bisognerebbe proporre un’attività in cui sia gli amici che Alessandro possono in qualche modo partecipare (il preparare un dolce, una macedonia, la crema, … possono essere attività interessanti in quanto il percorso è in previsione di un evento finale gradito, desiderato);

- Non lasciare mai Alessandro da solo con i compagni e organizzare giochi pensati anche per implicarlo;

- Fare gradualmente esplorare la casa ai suoi compagni (un numero di due) stando attenti alle reazioni di Alessandro che potrebbe interpretare il toccare i suoi giochi, il camminare per la casa come una invasione che mette a rischio la sua presenza (far aprire e chiudere a lui le porte, interpretare il suo pensiero di far entrare e far uscire, far toccare o no le sue cose dicendo agli amici il perché lo si fa: “…bisogna chiedere il permesso a Alessandro di toccare i suoi giochi, farseli passare da lui,
altrimenti potrebbe rimanere male, se lui ci dà il permesso è una sua grande manifestazione di affetto, …”);

Assolutamente non forzare a dare ed a far usare i propri giochi agli amici dicendogli: “…devi far giocare anche gli altri con i tuoi giochi, … tutti devono giocare con i tuoi giochi…”. Alessandro non capirebbe il perché ma si sentirebbe invaso e gli altri gli percepirebbe come invasori. Il pensare che si deve abituare a condividere i giochi non è una buona idea in questo caso.

- E’ estremamente importante che i compagni di Alessandro vadano via con il desiderio di ritornare.

Le cure che ho sopra elencato quale esempio e che raccomando, devono far comprendere che è necessaria molta attenzione per non “bruciarsi” una occasione fondamentale. E’ importante che tale progetto venga confrontato con la dott.ssa Badea che può aiutarvi a preparare l’incontro intervenendo alla preparazione anche nel suo svolgimento.

I riferimenti che propongo per progettare incontri in casa sono da tenere in conto anche in altre situazioni: in vacanza, dai parenti, in viaggio, ai giardini, …

Ai giardini, per proseguire negli esempi, Alessandro può sentirsi attratto dagli altri bambini e/o attrarre l’attenzione di altri bambini.

Bisognerebbe essere pronti ad affrontare la situazione con estrema attenzione in quanto può succedere che un altro bambino si senta invaso da Alessandro, che lo guardi strano, che si aspetti da lui una stranezza e che quindi reagisca male per timore, ponendosi in difesa. E’ necessario che ci si avvicini agli altri lentamente, sorridendo, mantenendo una distanza che
vada a provare se anche l’altro bambino si avvicina, se non si avvicina mantenere la distanza. La mamma può fungere da mediatrice sorridendo all’altro bambino, guardando nel contempo, con sguardo rassicurante, l’altra mamma facendo capire che la situazione è sotto controllo; è successo in altre circostanze che l’altra mamma (avendo dei timori pregiudiziali) abbia richiamato suo figlio.

Quando un altro bambino si avvicina a Alessandro è bene fungere da mediatore cercando di interpretare le curiosità, i timori, le perplessità dell’altro bambino che magari si è avvicinato ma che non sa come comportarsi.

Teniamo conto che i bambini notano le diversità e solitamente hanno in mente quanto hanno detto loro e solitamente quanto è stato detto loro è pregiudiziale e pertanto spesso ne hanno una conoscenza negativa. Ma per fortuna i bambini non credono del tutto a quanto gli viene raccontato e si avvicinano per avere delle conferme o disconferme. Il saper gestire bene la relazione da parte dei genitori può significare far superare i pregiudizi ed iniziare, senza fretta, con tattica una amicizia che può iniziare da un sorriso e pian piano evolversi in un giocare insieme.

Il giocare insieme va pensato e bisognerebbe essere pronti all’evenienza proponendo dei giochi possibili, pilotando e spiegando agli altri perché Alessandro gioca così, come lo si può implicare ad un gioco, come bisogna parlargli, …

E’ il papà e la mamma che devono pilotare l’incontro, spiegare come fare per poter giocare con il proprio figlio, l’incontro necessita di mediazioni da parte degli adulti, da parte di oggetti, di situazioni, …

E’ consigliabile che ci si avvicini a bambini un po’ più grandi di Alessandro i quali possono capire di più ed entrare in relazione più facilmente, questo rassicurerebbe anche i suoi genitori. Prima di avvicinarsi a dei bambini o ad un bambino in particolare (avvicinarsi per provocare la nascita della relazione, per indurla), osservare il carattere dei bambini, preferire i più calmi, quelli che si muovono sicuri e prudentemente.

Naturalmente per i compagni di classe è più facile in quanto sono già in un progetto, per gli altri (estranei e che si incontrano in contesti occasionali) è necessaria una certa abilità da parte degli adulti che devono saper proporre una sorta di presentazione strategica al momento, creare opportunità relazionali, occasioni di conoscenza in tempi brevi con possibilità di graduale sviluppo, situazioni che partono in occasioni e che un giorno dopo l’altro vanno a costruire un rivedersi, un salutarsi, uno scambiarsi dei sorrisi, delle parole, un giocare insieme (molte cose Alessandro non le sa ancora esprimere, comunicare, le dobbiamo esprimere noi per lui).

11 novembre 2009, Licia scrive le descrizioni sugli ultimi incontri:

5 novembre

Oggi pomeriggio sono arrivata a casa di Alessandro alle 17 e sua madre mi ha detto che da ieri il bambino era un po’ agitato, irrequieto. Mi sono un po’ preoccupata. Alessandro stranamente, non voleva salutarmi, io gli chiedevo un bacio come succede di solito, ma lui niente. Mi ha chiesto dell’acqua e siamo andati in cucina a prenderla; dopo di che gli ho chiesto se volesse aiutarmi a fare una grande agenda colorata, lui ha accettato subito contrariamente a quanto avrei immaginato. Abbiamo preso tutto ciò che ci serviva: colori, righelli, cartellone, sughero, matite e siamo scesi giù in tavernetta poiché in casa c’erano la mamma e Sara.
Sinceramente l’ultima volta che ho provato a fare l’agenda con Alessandro in tavernetta, lui è risalito in casa dopo 15 minuti perché non ne voleva sapere proprio. Mi diceva “metti a posto Licia”, mi portava verso i dvd e mi chiedeva di andare via.
In effetti quella volta non facemmo l’agenda. Oggi per via della sua irrequietezza, mi aspettavo la stessa cosa, ma non mi sono lasciata influenzare dai miei pensieri negativi . Appena scesi ci siamo seduti intorno ad un tavolo e gli ho chiesto di reggermi il cartellone mentre lo tagliavo con le forbici. Io scrivevo i giorni della settimana e i momenti della giornata mentre lui mi guardava. Se gli chiedevo di prendere un pennarello e di aiutarmi, non voleva farlo ,ma se scrivevo io lui mi guardava volentieri e sorrideva. Cosi io lo coinvolgevo chiedendogli di passarmi i colori, di mantenermi il foglio…
Conclusa l’agenda, ho cominciato a disegnare gli orologi su ogni momento della giornata, lui è impazzito di gioia e da che era seduto di fronte a me, è venuto a sedersi in braccio per vedere meglio.
Dopo che ho disegnato gli orologi, mi ha chiesto di disegnare a parte un orologio di Mcqeen( Una macchina con occhi, naso e bocca che lui adora.). Ne ho fatto uno e poi gli ho chiesto di aiutarmi a ritagliarlo. Lui si è cimentato a tagliare, ma non sa tenere in mano le forbici, tiene le dita fuori e cosi vedendo che non riesce a tagliare il foglio, lo strappa!
Abbiamo fatto un gioco: gli ho detto:” Facciamo una pistola” e lui subito pronto con le dita: pollice alzato e indice e medio in orizzontale. Poi gli ho detto di mettere le tre dita nelle forbici, più che dire con le mie mani gli ho posizionato le sue dita nei fori delle forbici e prima di andare sul foglio gli ho fatto fare sempre con le mie mani sopra le sue il gioco APRI E CHIUDI, APRI E CHIUDI…
Quando lo abbiamo fatto un po’ di volte, abbiamo preso il foglio e abbiamo provato a ritagliarlo sempre con le mie mani sulle sue. Ovviamente cosi ci siamo riusciti, ma quando ho tolto le mie mani, ha tagliato da solo un pezzetto piccolo, poi quando le forbici si sono chiuse, non è riuscito a riaprirle come se non ce la facesse fisicamente la sua mano ad esercitare la forza necessaria. Sono intervenuta con le mie mani e poi le ho tolte nuovamente, cosi è stato per un po’ di volte finché non lo abbiamo tagliato tutto.
Poi mi ha chiesto di disegnare le nostre mani e di colorarle e cosi abbiamo fatto. Insomma siamo stati giù in tavernetta senza che si alzasse dal tavolino e senza che mi chiedesse di salire pur sapendo che la mamma era in casa e soprattutto senza che si togliesse gli occhialini per un’ora e mezza quasi.
Per me è stato un traguardo importante, mi sono sentita felice.
Dopo questa ora e mezza si è alzato e mi ha chiesto di vedere le copertine dei dvd, io ho acconsentito e per ogni dvd mi raccontava delle cose, pur non sapendo leggere, guardando solo l’immagine di copertina, per qualche film ha saputo dirmi il titolo.
Poi mi ha mostrato la tessera mediaset premium con cui guarda le partite della Juve col padre e a quel punto ha voluto risalire.
Gli ho detto che avremmo dovuto mettere a posto tutti i colori e gli oggetti che avevamo utilizzato e che avremmo dovuto lavarci le mani perché erano tutte sporche.
Lui mi passava i colori e io li riordinavo nell’astuccio. Ci siamo lavati le mani e siamo risaliti.
Anche la mamma non si aspettava tanta collaborazione da parte di Alessandro soprattutto per fare cose che lui non ama particolarmente, cioè stare seduto ad un tavolino e colorare… in un giorno particolarmente “No” siamo state contente entrambe.
Poi Alessandro mi ha chiesto di fare il puzzle insieme a lui.
Lo abbiamo fatto 3 volte e solo la prima volta gli ho dato una mano; le altre due volte lo ha veramente fatto da solo: il puzzle è costituito da una macchina (mcqueen) e dietro un paesaggio fatto di montagne e nuvole.
Alessandro è bravissimo nel ricomporre la macchina: parte dagli occhi, poi ci mette la bocca e infine le ruote. Il paesaggio essendo più confuso e meno definito e non avendo elementi circoscritti è più difficile da fare.
Mentre facevamo il puzzle, lui mi chiedeva l’ora e io sottolineavo quanto mancava alle 20 ora in cui può giocare alla wii. Arrivate le 20 l’ho portato davanti all’orologio in cucina, gli ho fatto vedere che ore fossero e gli ho detto che avrebbe potuto giocare tranquillamente.
L’ho salutato e sono andata via.

9 novembre

Oggi alla ore 20, la mamma di Alessandro, la maestra di sostegno di Alessandro e io siamo andate presso la Psicomotricista di Alessandro per avere un confronto con lei e per trovare una linea comune da attuare col bambino.
La psicomotricista mi ha fatto un’ottima impressione, sembra essersi formata presso la scuola “Cuomo” nel senso che ha parlato di carica emotiva, di significati, di concatenamenti degli eventi, di vissuti emotivi…
Mi sono ritrovata molto in quello che diceva, infatti quando le ho parlato delle mie attività e del modo in cui le svolgo, mi ha detto che praticamente senza mai esserci viste, lavoriamo più o meno nello stesso modo.
Lei ha trovato Alessandro un bambino con molte potenzialità che non vengono ancora fuori a causa della forte emotività del bambino; emotività non canalizzata nel giusto modo.
Ha notato inoltre, la paura di Alessandro per i rumori e le ho detto che, con il vostro suggerimento, io sto affrontando i rumori con un linguaggio del gioco cioè tappandoci le orecchie.
Le ho chiesto quali attività svolge con Alessandro. Lei mi ha detto che usa materiale morbido (che suscita affetto) per realizzare delle costruzioni che poi fanno crollare, ma poiché il materiale è morbido, non ci si fa male.
Con Alessandro gioca molto e soprattutto giocano insieme! Questo è stato il consiglio che la psicomotricista ha dato all’insegnante di sostegno: giocare insieme!
Lei lo ha preso in carico solo da un mese quindi sulle attività che svolge non mi ha detto molto di più.
Io ho parlato degli obiettivi del nostro progetto e di quello che faccio col bambino: pullman, supermercato, agenda, regole… e l’ho vista molto interessata.
Alla fine ci siamo scambiate il numero di telefono e siamo rimaste d’intesa che periodicamente ci saremmo viste o sentite.
Ps . non ho parlato quasi per niente della maestra di sostegno perché praticamente non è quasi mai intervenuta se non per chiedere alla psicomotricista quali sono i giochi preferiti di Alessandro e cosa deve fare quando lui in classe si isola e gioca da sola, in questo momento la psicom. Le ha detto ciò che ho scritto prima e cioè di giocare assieme a lui.

Per i prossimi incontri

Durante i prossimi incontri preparerò gli inviti per la festa di Alessandro, ho pensato di utilizzare le foto dei compagni da invitare, incollarle sul cartoncino e far disegnare al bambino un fiore, un cuore o qualsiasi cosa lui voglia accanto al nome dell’invitato. Le foto me le procura l’insegnante di sostegno. Può essere una buona idea??


Circa la supervisione, onestamente ho dimenticato di chiedere alla famiglia se sia possibile connettermi da casa loro, ma in ogni caso io non vorrei sottrarre tempo ad Alessandro, vorrei fare la supervisione da casa mia, mi sentirei anche più libera di parlare.
Grazie.

Il professor Cuomo risponde:

Carissima Licia,

speriamo che almeno nel fuori scuola troveremo una complementarietà. Mi preoccupa molto il fatto che l'insegnante sia stata taciturna ed abbia chiesto consiglio alla psicomotricista mentre sarebbe dovuta essere stata lei a darne in qualità di insegnanate specializzata.
Altro riferimento a cui bisogna stare attenti sta nella parola "gioco" in quanto molti insegnanti intendono gioco = non far niente, mentre per noi gioco significa lavorare molto sugli apprendimenti in una dimensione emozionante e piacevole.
Non esistono giochi senza regole ed il giocare propone apprendimenti ed conoscenza con accettazione delle regole in quanto senza queste non ci si può divertire.
Non ci hai parlato dell'organizzazione relativa alla festa di compleanno quale occasione per soffermarsi a riflettere su apprendimenti tipo: il calendario, l'orologio, il misurare, il contare, l'uso del danaro,....
Facci sapere

ciao

Alice Imola
Nicola Cuomo

Il 21 novembre 2009 Licia scrive:

Ieri avremmo dovuto fare la festa di compleanno per Alessandro, ma il caso ha voluto che il bambino fosse ammalato e quindi è stato rimandato tutto a venerdì prossimo. Avendo dunque una settimana in più, ho pensato di preparare con Alessandro dei pensierini da dare ai compagni a fine festa.
Mi sono orientata su una cosa molto semplice anche perché ho solo un incontro per fare tutto. Ho pensato ad un sacchettino di caramelle da regalare.
La mia idea è questa: andare a comprare con Alessandro le caramelle, i tovaglioli colorati che fungeranno da sacchettini e un nastrino che ci servirà per chiudere i sacchetti.
Tornati a casa prepariamo tutte le “confettate” con l’attenzione di mettere in un sacchetto delle galatine in quanto una sua compagna è intollerante al glutine e può mangiare solo quelle caramelle. Cosi gli spiego che Chiara ha un piccolo problema e che non può mangiare tutto come gli altri bambini altrimenti si sentirebbe male e segnaliamo il sacchetto di Chiara con una grande C per distinguerlo dagli altri. Poi scegliamo insieme delle canzoni da ascoltare durante la festa, so che Alessandro ama Tiziano Ferro e un po’ di musica ballabile cosi ne selezioniamo alcune.
Il giorno della festa, Alessandro e io ci rechiamo presso la ludoteca più di un’ora prima rispetto all’inizio della festa.
Prepariamo insieme l’ambiente: mettiamo i tovaglioli a tavola, sistemiamo i bicchieri e le posate. Posizioniamo le sedie e i tavoli, allestiamo l’angolo regali e addobbiamo la stanza con i festoni che abbiamo.
Insomma facciamo tutto quello che c’è da fare e sicuramente saremo aiutati dal personale della ludoteca.
Appena arrivano i bambini, Alessandro e io diamo il benvenuto regalando a ciascuno una lingua di Menelik; abbiamo già preparato un cesto in vimini in cui mettere le lingue, praticamente io terrei il cesto in mano e lui prenderebbe la lingua da donare ai compagni.
Dopo questo rito di benvenuto i bambini sicuramente si intratterranno giocando un po’con l’animatore messo a disposizione dalla ludoteca. Nel frattempo mangeranno ciò che troveranno al buffet.
Dirò all’animatore di nominare spesso Alessandro davanti agli altri bambini e di ringraziarlo per la bellissima festa che stanno vivendo. Gli farò dire anche che Alessandro ha scelto la musica per loro e che dedica a tutti loro queste belle canzoni…
Alessandro ama la canzone di Buon Compleanno, quindi sono convinta che quando arriverà il momento della torta si emozionerà molto, cosi saremo vicini a lui sia io che sua madre mentre spegnerà le candeline.
Al momento dello scarto dei regali, Alessandro sarà vicino alla mamma e aprirà tutti i doni assieme a lei e a sua sorella, Sara.
Alla fine della festa Alessandro e io ci metteremo sull’uscio della porta e Alessandro darà un bacio e una confettata a ciascun bambino per ringraziarlo di essere venuto.
Io riprenderò con la videocamera vari momenti della festa specie quelli in cui Alessandro giocherà con gli altri bimbi e interagirà con loro.


Per Natale…
Con Rita, l’insegnante di sostegno di Alessandro, abbiamo messo giù un laboratorio da attuare sia a casa che a scuola.
Abbiamo pensato di creare delle sfere colorate da appendere all’albero della classe. Vogliamo fare una cosa che piace ad Alessandro, sappiamo che lui dipinge abbastanza volentieri, cosi compreremo delle palline in polistirolo e dei colori a tempera per colorare le sfere. Compreremo anche delle polverine dorate per abbellire ulteriormente le palline e degli adesivi per farci gli occhi.
Lunedì 30 novembre Rita, Alessandro e io andiamo in una cartoleria fornitissima a comprare il materiale, magari nel negozio il bambino viene attirato da un particolare colore o da un particolare oggetto e in quella sede possiamo fare delle modifiche al nostro programma. Impiegheremo circa un’ora o un’ora e mezza per fare acquisti, poi tornati a casa li porteremo giù in tavernetta che sarà la sede del nostro laboratorio. A quel punto verranno a casa di Alessandro i tre compagni ( già preparati dall’insegnante) scelti da lui ( con l’accordo di Rita) che lavoreranno a questo laboratorio. Sarà un incontro breve, di circa un’ora in cui gli ospiti vedranno tutto il materiale che Alessandro ha comprato, faranno un giro della casa, familiarizzeranno con gli ambienti, faranno merenda assieme e rappresenteranno mentalmente, con l’aiuto mio e di Rita i lavoretti natalizi che faremo; io anticiperò a tutti e 4 i bambini cosa faremo nei prossimi incontri e non escludo di realizzare un prototipo di sfera se vi sarà il tempo cosi sia i bambini che Alessandro avranno chiaro in mente cosa andremo a fare.
Giovedì 3 , giovedì 10 e martedì 15 dicembre sono i giorni stabiliti per gli incontri a casa di Alessandro; si tratta di appuntamenti pensati per far si che il 16 mattina a scuola il gruppetto porti le sfere realizzate e addobbi l’albero che rimarrà sotto gli occhi di tutti almeno per una settimana fino alla chiusura della scuola per le festività natalizie.
Gli incontri a casa si svolgeranno con un momento iniziale di benvenuto che Alessandro darà ai suoi ospiti ( sempre supportato da me); un benvenuto che può essere ascoltare una canzone assieme o fare merenda per rendere l’atmosfera calda e affettivamente forte.
Poi c’è il momento del laboratorio in cui scendiamo in tavernetta a lavorare insieme; io avrò l’attenzione di rendere protagonista Alessandro in vari modi per es. se mancherà qualcosa gli chiederò di salire a prenderla; se i compagni avranno bisogno di andare in bagno, chiederò a lui di accompagnarli ovviamente con me; se avranno sete, dirò ad Alessandro di fare gli onori di casa…
Il momento finale prevede riordinare e pulire tutto l’ambiente, fare la conta di quante sfere abbiamo realizzato e di quante ne mancano ancora, fissare l’appuntamento per la prossima volta e salutarci.
Andati via i bambini con Alessandro segnerò sul calendario l’appuntamento successivo.
I lavoretti ultimati saranno presentati in classe come un regalo di Natale che Alessandro, Giacomo, Monica e Alex hanno voluto fare al resto dei compagni e il giorno 16 tutti insieme addobberanno il nuovo albero!

Il professor Cuomo risponde:

Carissima Licia,
a noi interessa soprattutto il lavoro di preparazione alla festa di compleanno, in casa, in strada, nei negozi... Pertanto è questa la fase che dovrai soprattutto documentare, scrivendo e videoregistrando.
Per quanto riguarda le attività, i giochi, da realizzare alla festa, dovresti insegnare ad Alessandro qualche gioco di prestigio semplice in modo da fargli fare qualche cosa di personale (questo anche in preparazione ad un pista di lavoro sui giochi di prestigio che stiamo sviluppando e di cui ti informeremo). Questa occasione potrebbe essere utile per provare se il bambino ne è capace: provare e se trova delle difficoltà lasciar perdere.
Anche per la preparazione della festa, così come per le sfere per il Natale, Alessandro potrebbe avere due amici che lo aiutano a prepararla. Due amici con cui confezionare i sacchetti, con cui allestire la sala, con cui andare a comprare ciò che serve,...
Ricorda che il linguaggio si potenzia stando con gli altri ed avere uno/due amici che l'aiutano ad organizzare la sua festa è una buona occasione per fare amicizia. I due amici appariranno nella festa del bambino come i suoi aiutanti
Come ti abbiamo detto io e Andrea in supervisione è importante che tu ci risponda e non solo che ci mandi delle ipotesi. Le ipotesi sono sicuramente utili, ma in questo modo manca dialogo e si creano due direzioni parallele, che si alternano e non si incrociano mai: le nostre indicazioni e le tue ipotesi. Queste due si devono intrecciare, altrimenti diviene impossibile potenziare le piste di lavoro. Perciò è molto importante che tu scriva in risposta a quanto noi ti scriviamo e ti proponiamo come piste di lavoro.

Ciao

Alice Imola
Nicola Cuomo

Il 24 novembre 2009 Licia scrive:

Gentilissima Alice, ieri ho letto il tuo messaggio e oggi vado da Alessandro.
Ieri sera ho chiamato la mamma di Alessandro per farle invitare due compagni che oggi pomeriggio ci avrebbero aiutato a preparare i sacchetti,ma credo che il preavviso sia stato brevissimo e credo proprio che nessun bambino oggi possa venire a darci una mano. La festa si farà venerdi e io purtroppo non ho potuto posticipare la mia visita ad Alessandro per aspettare i compagni, in quanto devo anche andare a Polignano domani e dopodomani.
Quindi questa pista non potremo seguirla. Farò tutto io con Alessandro.
Dicevo che oggi pomeriggio prepareremo i sacchetti e ti farò sapere come è andata.
A presto. Licia.

PS. Dall'ultima supervisione di lunedì sera, quando non ho risposto alle vostre piste? Ho cercato di seguire i vostri suggerimenti per la festa avendo a disposizione una settimana in più e ho cercato anche di mettere in pratica i vostri preziosi consigli per la preparazione del Natale.

Diario:

PREPARIAMO IL REGALINO PER GLI AMICI

Oggi Alessandro e io siamo usciti con il pullman per comprare i sacchetti e le cioccolatine con cui preparare i pensierini ai suoi invitati.
Quando sono arrivata Alessandro era già vestito e cosi ci siamo salutati con un bacio; gli ho ricordato che saremmo usciti a comprare il materiale per preparare le confettate; si è messo il giubbotto e siamo usciti.
Ormai il bambino sa bene qual è la nostra postazione per aspettare il pullman, ci mettiamo li buoni buoni e aspettiamo mentre chiacchieriamo e scherziamo un po’.
Arriva il pullman e per Alessandro quello è un momento di vera e propria festa!!!
Saliamo, obliteriamo il biglietto e ci sediamo; lui preferisce sempre stare davanti.
Scesi dal pullman ci rechiamo al negozio e compriamo tutto ciò che ci serve mentre parliamo un po’ con il gestore che è un grande amico del padre di Alessandro e che quindi conosce bene il piccolo.
Si tratta di un negozio in cui ci sono cioccolate di ogni sorta, quindi Alessandro ne mangia sempre una dopo che il titolare gliene offre.
Quando Vincenzo (il commerciante) gli chiede come mai non avesse già festeggiato, lui risponde: “Febbre” e si tocca la testa.
Poi Vincenzo gli chiede: “Alessandro cosa ti serve?” e lui risponde: “Festa, amici”. Non dice che gli servono dei sacchettini e dei cioccolatini,ma effettivamente dice due parole chiave: io gli ho ripetuto diverse volte durante il tragitto che andavamo a comprare del materiale per fare dei regalini agli amici che partecipavano alla sua festa.
Comprato tutto, chiedo ad Alessandro di prendere i soldi dal suo marsupio e di pagare Vincenzo.
Prendiamo il resto, salutiamo e usciamo.
Ci mettiamo ad aspettare il pullman che ci porterà a casa; aspettiamo circa 25 minuti e lui non fa mai storie, anzi, non si annoia.
Saliamo sul pullman, obliteriamo e ci sediamo.
Tornati a casa, tiriamo fuori tutto il materiale e io gli chiedo di aiutarmi. Nessun compagno poteva venire ad aiutarci sebbene La signora Tasselli avesse chiesto alle mamme dei tre bambini prescelti da Alessandro.
Prendo il primo sacchettino, gli chiedo di metterci dentro uno alla volta 6 cioccolatini.
Lui mi sorprende perché conta tranquillamente da uno a sei in maniera perfettamente sincronizzata al movimento di introduzione di ogni singolo cioccolatino.
Poi insieme contiamo i cioccolatini nel sacchetto per verificare di averne messi 6 e lo chiudiamo tirando i laccetti nei due versi opposti.
Così succede per tutti i 25 sacchetti e certe volte si e certe volte no, Alessandro conta da solo.
Ho realizzato anche un video che porterò a Roma.
Per qualche minuto siamo stati aiutati da Sara, cosi per evitare che si accavallassero i compiti, ho diviso le mansioni: Sara prendeva il sacchetto vuoto, Alessandro gli passava i cioccolatini uno alla volta assicurandosi che fossero 6 e Sara mi passava il sacchetto pieno cosi io lo potevo chiudere. Ci siamo divertiti senza che Sara scavalcasse Alessandro!
Finito questo lavoro, sono arrivate le 20.00 ora in cui Alessandro può giocare; ci siamo salutati dandoci appuntamento a venerdì e sono andata via.>

LA FESTA

È il giorno della festa!
Arrivo a casa di Alessandro e lui era già vestito molto carino; ripete sempre la frase : “La festa!!!! La festa!!!”. Sembra eccitato e consapevole di quello che accadrà.
Aspetto che si metta il giubbotto e usciamo con la mia macchina perché la ludoteca è distante e non raggiunta dai mezzi urbani.
La festa comincia alle 18.30,ma Alessandro e io alle 17.30 usciamo già per andare a sistemare i festoni, i piatti e tutto quanto.
Prima di andare alla ludoteca, ci fermiamo da Vincenzo (dove abbiamo comprato i sacchetti..) e ritiriamo un grande pallone ad elio di Spider-Man che metteremo nella ludoteca.
Arrivati li, in realtà il più era già fatto sebbene La mamma di A. si fosse raccomandata di lasciar fare a noi..
Comunque Alessandro e io sistemiamo il pallone, mettiamo le lingue di Menelik in un cesto e sistemiamo le confettate in un altro cesto.
Mettiamo i piatti sul tavolo e attendiamo gli invitati; ogni volta che suonava il campanello della ludoteca, Alessandro gridava: “I compagni!!!” e rimaneva deluso nello scoprire che non erano i suoi amici.

Figuriamoci la festa quando sono arrivati!
Accoglieva tutti con un grande abbraccio e un grande bacio! Era tenerissimo!

La festa si è articolata in 2 grandi momenti:
1. Momento iniziale: i bambini mano a mano che arrivavano, si toglievano le scarpe e andava a giocare; si trattava di gioco libero con la musica sparata a palla. Questi bambini super eccitati correvano come trottole e basta!!! Urlavano, ridevano, ma non interagivano molto fra loro in quanto non stavano facendo alcun gioco! Ho fatto delle riprese e si vedono le stesse scene che ho visto a scuola: Alessandro spinge, strattona, corre, investe..Non succede assolutamente nient’altro. I bambini stanno liberi per più di mezz’ora; alcune bambine ballano mentre i maschietti si rincorrono, giocano a palla e usano un po’ gi giochi presenti nella stanza come lo scivolo e il didalo.
2. Momento cena: i bambini vengono richiamati per andare in un’ altra stanza dove si cena. Vanno facendo il trenino e Alessandro è il primo, ma dopo pochi metri si stacca e va solo. Quando tutti i bambini solo seduti ai tavoli, Alessandro e io passiamo fra gli invitati a distribuire i fischietti. Dopo i primi 5 o 6 bambini Alessandro però si stanca e chiede a me di finire il giro; cerco di convincerlo facendo più tentativi, ma nulla! Durante la cena Alessandro mangia con i suoi compagni e tutti guardano un cartone trasmesso in sala. Alessandro è tranquillo e mangia tutto volentieri senza storie, mangia solo e beve solo come tutti. Finita la cena, le educatrici della ludoteca preparano il tavolo per la torta. Alessandro non vuole stare solo dietro al tavolo e fugge via. E’ attratto dalla torta, ma da solo proprio non vuole stare. Ride mentre cantiamo la canzone e batte le mani. Tutti i bambini si avvicinano a lui per fare le foto e lui è felicissimo perché adora essere fotografato. Quando tutti vanno via, lui scappa di nuovo, cosi la mamma si avvicina a lui e insieme spengono le candeline.

Subito dopo, Alessandro aiutato dalla madre e dalla sorella, scarta i regali ed è contentissimo di quello che ha ricevuto, ride e ringrazia tutti.

La festa si conclude cosi, con gli invitati che mangiano la torta e mentre arrivano tutti i genitori a riprendere i bambini, Alessandro li saluta e con l’aiuto della mamma, regala i suoi sacchettini.

Il 30 novembre il professor Cuomo risponde:

Carissima Licia,

come vedi le sorprese non sono mai troppe e Alessandro ti ha fatto capire che in situazioni concrete, forte sul piano emotivo e chiaramente finalizzate tira "tira fuori" le sue competenze e sa anche contare e se per esempio, come è successo in altri casi tu gli avessi detto "Alessandro per far prima contiamo due a due" avrebbe imparato 2-4-6 oppure 3-6. Occasioni che dobbiamo mantenere in mente per poterle rigiocare in altre situazioni.
Il "per far prima" viene percepito da bambini come Alessandro in modo positivo mentre "impariamo la tabellina del 2" può essere percepito in maniera didattistica e rifiutato.
Come hai potuto osservare anche i momenti di attenzione si sono prolungati per tutto il tempo dei sacchetti. Ciò vuol dire che l'organizzare, il pianificare condizioni, contesti e atmosfere relazionali può proporre l'aumento o la diminuzione dell'attenzione (teniamocelo a mente).
Attenzione a non etichettare il tuo stare con Alessandro con il lavoro mentre il tuo andar via come poter giocare. Di fatti tu dici "Finito questo lavoro, sono arrivate le 20.00 ora in cui Alessandro può giocare". Il tuo tempo con Alessandro deve essere vissuto come tempo di benessere e non come lavoro in alternativa al gioco o viceversa come gioco in alternativa al lavoro. Per quanto riguarda il giorno della festa, hai potuto constatare anche tu l'inutilità in molti casi di consigli. Sembra "fiato sprecato". Indipendentemente da quanto tu ti eri raccomandata le operatrici della ludoteca hanno organizzato tutto. Teniamocelo a mente.
Altra riflessione è relativa al momento di "festeggiamento" che ripropone un'abitudine dei bambini a non sapersi organizzare, ad essere lasciati in un "libero gioco" dove il libero gioco è lo scatenarsi in un fare senza senso
L'abitudine della scuola è stata riportata pari pari nella festa.
Bisogna raccomandarsi sia a casa che a scuola, non stancandosi mai di ripeterlo, che sono necessarie le regole in un pilotaggio da parte dell'adulto. Di fatti anche nelle osservazioni della maestra emerge che Alessandro non viene diretto ma viene lasciato libero e questo non va per la particolarità di Alessandro ma anche per la particolarità dell'educazione a quest'età. Il concetto di direttività da parte dell'adulto lo tratteggerò nella risposta alle osservazioni dell'insegnante. Ricordati di portare a Roma le riprese sia dei punti forte (il contare di Alessandro) che della sregolatezza relativa ai momenti liberi di tutti i bambini, insieme ad altri che ritieni opportuno.

Alice Imola
Nicola Cuomo


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